INTRODUZIONE: Le ospedalizzazioni per pancreatite acuta, a causa della tipologia del quadro clinico gravato nella sua forma grave da un elevato tasso di mortalità, rappresentano un affidabile indicatore nell’indagarne l’incidenza e basandosi su questa premessa è stato condotto il presente studio allo scopo di dimensionarne il fenomeno nella popolazione veneta. MATERIALI E METODI: Avvalendosi dell’archivio regionale informatizzato e anonimo delle schede di dimissione ospedaliera (SDO), sono state selezionate tutte le dimissioni dei cittadini residenti nel Veneto, identificate dal codice diagnosi ICD 9-CM 577.0, avvenute a livello nazionale nel periodo 2000-2012, sia da strutture pubbliche che private accreditate. Nel periodo analizzato la popolazione di riferimento si è attestata in media a 4.725.873 ab., con un incremento del 7,6% confrontando il primo e l’ultimo anno dell’analisi. Per il calcolo dei tassi di ospedalizzazione e mortalità, espressi per 100.000 ab., sono stati considerati come casi distinti gli eventuali episodi di ricovero dei medesimi soggetti, mentre il tasso di mortalità è riferito alla sola mortalità intraospedaliera nel corso del ricovero indice. RISULTATI: Sono state identificate complessivamente 20.302 dimissioni per 247.915 giornate di degenza complessive, che hanno coinvolto in prevalenza il sesso maschile (55%). Per quanto concerne l’eziologia l’analisi delle diagnosi riportate sulle SDO ha evidenziato come un 38% delle pancreatiti fosse associata a calcolosi della colecisti e/o del dotto biliare, con la presenza dei codici ICD 9-CM identificativi di tali condizioni che non ha evidenziato alcuna significatività nelle analisi condotte. L’età media dei soggetti, calcolata in occasione di ogni singolo episodio di ricovero, era pari a 62,2 ± 20,6 anni, più elevata nel sesso femminile (65,9 ± 20,2 Vs. 59,1 ± 19,8; p0,05) nel periodo analizzato. Il tasso di ospedalizzazione, attestatosi mediamente a 33,0, e che nel periodo analizzato ha evidenziato un incremento del 14% (X2 trend: 6,1; p<0,05) più marcato nel sesso femminile (22% Vs. 9%), è risultato complessivamente più elevato nel sesso maschile (37,1 Vs. 29,1; OR = 1,29; IC 95% = 1,21-1,32; p<0,05) e nella fascia di età degli ultraottantacinquenni (OR = 4,81; IC 95% = 4,49-5,11; p<0,05); l’analisi temporale ha evidenziato un incremento del tasso di ospedalizzazione nel periodo considerato La degenza media, sovrapponibile nei due sessi nell’ultimo anno (11,3 gg.) e nel periodo complessivo (12,2 gg.), ha evidenziato in entrambi i sessi un decremento (p<0,05), partendo da un valore iniziale di 13,1 nel sesso maschile e di 14,7 nel femminile. Il ricorso alla terapia chirurgica, in media all’8,4%, ha evidenziato un importante diminuzione, passando dal 12,4% al 5,6% dell’ultimo anno dell’analisi (p<0,05); invariata invece la differenza in termini di mortalità intraospedaliera a favore dei casi trattati chirurgicamente (OR:7,27; IC 95%: 5,71-9,35; p<0,05) Infine, il tasso di mortalità ospedaliera, attestatosi stabilmente nel periodo a 1,1, è risultato più elevato nel sesso maschile (OR:1,14; IC95%: 0,97-1,33; p<0,05) senza variazioni nel periodo. CONCLUSIONI: Il tasso di ospedalizzazione ha evidenziato un aumento significativo ed è confrontabile con il dato di letteratura nazionale e internazionale, collocando il Veneto su valori leggermente più contenuti rispetto alle altre indagini, consentendo di ritenere tale analisi un attendibile indicatore della patologia nella popolazione generale, pur considerando la fisiologica sovrastima determinata dall’analisi dei singoli episodi acuti di ricovero. Per quanto concerne la mortalità, sempre considerando che in tale analisi il riferimento è alla sola mortalità intraospedaliera in occasione del ricovero indice, anche in questo caso il dato, oltre ad essere pienamente confrontabile con i risultati di analoghe indagini, si è attestato su valori inferiori sia in termini di mortalità per residenti. Il fatto che la mortalità intraospedaliera sia sostanzialmente stabile, nonostante l’aumento delle ospedalizzazioni, oltre a essere riconducibile all’aumento dell’età media, testimonia un miglioramento della qualità delle cure, mentre è rilevante la diminuzione del ricorso all’approccio chirurgico dimezzatosi nel corso degli anni, rivalutando l’atteggiamento conservativo.

PANCREATITE ACUTA: FREQUENZA E DATI DI ASSISTENZA NELLA REGIONE VENETO

TARDIVO, Stefano;
2014-01-01

Abstract

INTRODUZIONE: Le ospedalizzazioni per pancreatite acuta, a causa della tipologia del quadro clinico gravato nella sua forma grave da un elevato tasso di mortalità, rappresentano un affidabile indicatore nell’indagarne l’incidenza e basandosi su questa premessa è stato condotto il presente studio allo scopo di dimensionarne il fenomeno nella popolazione veneta. MATERIALI E METODI: Avvalendosi dell’archivio regionale informatizzato e anonimo delle schede di dimissione ospedaliera (SDO), sono state selezionate tutte le dimissioni dei cittadini residenti nel Veneto, identificate dal codice diagnosi ICD 9-CM 577.0, avvenute a livello nazionale nel periodo 2000-2012, sia da strutture pubbliche che private accreditate. Nel periodo analizzato la popolazione di riferimento si è attestata in media a 4.725.873 ab., con un incremento del 7,6% confrontando il primo e l’ultimo anno dell’analisi. Per il calcolo dei tassi di ospedalizzazione e mortalità, espressi per 100.000 ab., sono stati considerati come casi distinti gli eventuali episodi di ricovero dei medesimi soggetti, mentre il tasso di mortalità è riferito alla sola mortalità intraospedaliera nel corso del ricovero indice. RISULTATI: Sono state identificate complessivamente 20.302 dimissioni per 247.915 giornate di degenza complessive, che hanno coinvolto in prevalenza il sesso maschile (55%). Per quanto concerne l’eziologia l’analisi delle diagnosi riportate sulle SDO ha evidenziato come un 38% delle pancreatiti fosse associata a calcolosi della colecisti e/o del dotto biliare, con la presenza dei codici ICD 9-CM identificativi di tali condizioni che non ha evidenziato alcuna significatività nelle analisi condotte. L’età media dei soggetti, calcolata in occasione di ogni singolo episodio di ricovero, era pari a 62,2 ± 20,6 anni, più elevata nel sesso femminile (65,9 ± 20,2 Vs. 59,1 ± 19,8; p0,05) nel periodo analizzato. Il tasso di ospedalizzazione, attestatosi mediamente a 33,0, e che nel periodo analizzato ha evidenziato un incremento del 14% (X2 trend: 6,1; p<0,05) più marcato nel sesso femminile (22% Vs. 9%), è risultato complessivamente più elevato nel sesso maschile (37,1 Vs. 29,1; OR = 1,29; IC 95% = 1,21-1,32; p<0,05) e nella fascia di età degli ultraottantacinquenni (OR = 4,81; IC 95% = 4,49-5,11; p<0,05); l’analisi temporale ha evidenziato un incremento del tasso di ospedalizzazione nel periodo considerato La degenza media, sovrapponibile nei due sessi nell’ultimo anno (11,3 gg.) e nel periodo complessivo (12,2 gg.), ha evidenziato in entrambi i sessi un decremento (p<0,05), partendo da un valore iniziale di 13,1 nel sesso maschile e di 14,7 nel femminile. Il ricorso alla terapia chirurgica, in media all’8,4%, ha evidenziato un importante diminuzione, passando dal 12,4% al 5,6% dell’ultimo anno dell’analisi (p<0,05); invariata invece la differenza in termini di mortalità intraospedaliera a favore dei casi trattati chirurgicamente (OR:7,27; IC 95%: 5,71-9,35; p<0,05) Infine, il tasso di mortalità ospedaliera, attestatosi stabilmente nel periodo a 1,1, è risultato più elevato nel sesso maschile (OR:1,14; IC95%: 0,97-1,33; p<0,05) senza variazioni nel periodo. CONCLUSIONI: Il tasso di ospedalizzazione ha evidenziato un aumento significativo ed è confrontabile con il dato di letteratura nazionale e internazionale, collocando il Veneto su valori leggermente più contenuti rispetto alle altre indagini, consentendo di ritenere tale analisi un attendibile indicatore della patologia nella popolazione generale, pur considerando la fisiologica sovrastima determinata dall’analisi dei singoli episodi acuti di ricovero. Per quanto concerne la mortalità, sempre considerando che in tale analisi il riferimento è alla sola mortalità intraospedaliera in occasione del ricovero indice, anche in questo caso il dato, oltre ad essere pienamente confrontabile con i risultati di analoghe indagini, si è attestato su valori inferiori sia in termini di mortalità per residenti. Il fatto che la mortalità intraospedaliera sia sostanzialmente stabile, nonostante l’aumento delle ospedalizzazioni, oltre a essere riconducibile all’aumento dell’età media, testimonia un miglioramento della qualità delle cure, mentre è rilevante la diminuzione del ricorso all’approccio chirurgico dimezzatosi nel corso degli anni, rivalutando l’atteggiamento conservativo.
2014
Pancreatite Acuta; frequenza; ospedalizzazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/872591
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