Introduzione Nell'ambito del rifiuto delle cure, che costituisce una tematica di estrema attualità, oltre alle dimissioni volontarie del paziente, si colloca il capitolo degli interventi non effettuati per decisione del paziente, che prevedono l'utilizzo di un'apposita diagnosi prevista dall'ICD9-CM al capitolo V64 'Persone che ricorrono ai servizi sanitari per interventi specifici non eseguiti', in analogia alla mancata esecuzione degli interventi per controindicazioni o per altre ragioni, questi ultimi utili indicatori per valutare la corretta selezione dei pazienti e l'organizzazione delle strutture ospedaliere. Il presente elaborato ha il fine di quantificare in ambito regionale i casi nei quali un intervento chirurgico non venga effettuato per la volontà dello paziente, motivazioni riconducibili a problemi organizzativi e mutamenti delle condizioni cliniche. Metodologia La disciplina regionale prevede che qualora un intervento/procedura non venga effettuato in diagnosi principale venga riportato uno degli specifici codici esplicativi (V64.1; V64.2; V64.3) e pertanto, utilizzando come criterio di inclusione la presenza di tali codici e come fonte informativa l'archivio regionale SDO, è stata condotta un'indagine retrospettiva riferita alle dimissioni da reparti chirurgici nel biennio 2011- 2012, proponendo come indicatore proxy il rapporto tra interventi non eseguiti e l'attività chirurgica espletata. Risultati A fronte dell'identificazione di 5.083 dimissioni su un'attività complessiva nel biennio pari a 529.491 DRG chirurgici elettivi (1%), il fenomeno è risultato più marcato in regime ordinario (1,1% Vs. 0,8%; OR: 1,29; IC95%: 1,22-1,36; p<0,05), rappresentante il 52% della produzione totale. La distribuzione dell'attività per tipologia di erogatore - 75% da strutture pubbliche - emerge una probabilità di non esecuzione dell'intervento più contenuta nelle strutture private accreditate (OR: 0,42; IC95%: 0,39-0,46; p<0,05), senza significative differenze per regime di ricovero. Dall'analisi degli specifici codici si evidenzia come la volontà dell'utente rappresenti il 17% del campione a fronte di una maggior rappresentazione motivazioni cliniche (39%) e organizzative (44%); anche in questo caso, maggiore il rischio in regime ordinario (OR: 1,18; IC95%: 1,03-1,36; p<0,05) e in maniera considerevole nelle strutture pubbliche (OR: 4,31; IC95%: 3,30-5,63; p<0,05). Conclusioni Quanto emerso è rilevante, oltre che per la numerosità degli interventi non effettuati, circa 2.500, e per la quota riconducibile a motivazioni organizzative, alla significativa differenza tra strutture pubbliche e private accreditate, più accentuata considerando i soli interventi non effettuati per la volontà dell'utenza, aspetto meritevole di analisi più approfondite per evidenziare possibili criticità o se tale aspetto sia appannaggio di discipline maggiormente rappresentate nelle strutture pubbliche.
IL FENOMENO DEGLI INTERVENTI CHIRURGICI NON EFFETTUATI NELLA REGIONE VENETO: ANALISI DELLA CASISTICA
VERONESE, Silvia;TARDIVO, Stefano;
2013-01-01
Abstract
Introduzione Nell'ambito del rifiuto delle cure, che costituisce una tematica di estrema attualità, oltre alle dimissioni volontarie del paziente, si colloca il capitolo degli interventi non effettuati per decisione del paziente, che prevedono l'utilizzo di un'apposita diagnosi prevista dall'ICD9-CM al capitolo V64 'Persone che ricorrono ai servizi sanitari per interventi specifici non eseguiti', in analogia alla mancata esecuzione degli interventi per controindicazioni o per altre ragioni, questi ultimi utili indicatori per valutare la corretta selezione dei pazienti e l'organizzazione delle strutture ospedaliere. Il presente elaborato ha il fine di quantificare in ambito regionale i casi nei quali un intervento chirurgico non venga effettuato per la volontà dello paziente, motivazioni riconducibili a problemi organizzativi e mutamenti delle condizioni cliniche. Metodologia La disciplina regionale prevede che qualora un intervento/procedura non venga effettuato in diagnosi principale venga riportato uno degli specifici codici esplicativi (V64.1; V64.2; V64.3) e pertanto, utilizzando come criterio di inclusione la presenza di tali codici e come fonte informativa l'archivio regionale SDO, è stata condotta un'indagine retrospettiva riferita alle dimissioni da reparti chirurgici nel biennio 2011- 2012, proponendo come indicatore proxy il rapporto tra interventi non eseguiti e l'attività chirurgica espletata. Risultati A fronte dell'identificazione di 5.083 dimissioni su un'attività complessiva nel biennio pari a 529.491 DRG chirurgici elettivi (1%), il fenomeno è risultato più marcato in regime ordinario (1,1% Vs. 0,8%; OR: 1,29; IC95%: 1,22-1,36; p<0,05), rappresentante il 52% della produzione totale. La distribuzione dell'attività per tipologia di erogatore - 75% da strutture pubbliche - emerge una probabilità di non esecuzione dell'intervento più contenuta nelle strutture private accreditate (OR: 0,42; IC95%: 0,39-0,46; p<0,05), senza significative differenze per regime di ricovero. Dall'analisi degli specifici codici si evidenzia come la volontà dell'utente rappresenti il 17% del campione a fronte di una maggior rappresentazione motivazioni cliniche (39%) e organizzative (44%); anche in questo caso, maggiore il rischio in regime ordinario (OR: 1,18; IC95%: 1,03-1,36; p<0,05) e in maniera considerevole nelle strutture pubbliche (OR: 4,31; IC95%: 3,30-5,63; p<0,05). Conclusioni Quanto emerso è rilevante, oltre che per la numerosità degli interventi non effettuati, circa 2.500, e per la quota riconducibile a motivazioni organizzative, alla significativa differenza tra strutture pubbliche e private accreditate, più accentuata considerando i soli interventi non effettuati per la volontà dell'utenza, aspetto meritevole di analisi più approfondite per evidenziare possibili criticità o se tale aspetto sia appannaggio di discipline maggiormente rappresentate nelle strutture pubbliche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.