Introduzione. Di recente, l’interesse di studiosi si è rivolto a indagare se la modalità di narrare eventi personali cambi con il tipo di evento raccontato, rilevando che la presenza di causalità psicologica e lessico psicologico variava con la valenza emotiva e il livello di gravità degli eventi (Byrne, Hyman e Scott, 2001; Fivush et al., 2003; Gobbo e Raccanello, 2007). Mancano tuttavia studi su differenze nel racconto di eventi a seconda della fonte da cui hanno origine, per esempio se si tratti di eventi realmente vissuti, raccontati o frutto della propria immaginazione, anche se è stato evidenziato il ruolo della fonte in merito ad accuratezza e suggestionabilità della memoria, indicando che confondere le fonti d’informazione porta alla creazione di false memorie a tutte le età, e più marcatamente nei bambini (Roberts, 2000). E’ molto importante dal punto di vista teorico conoscere come i bambini narrano un evento direttamente esperito rispetto a uno solo immaginato, per meglio comprendere differenze nell’elaborazione di informazioni con diversa fonte. Una rilevanza primaria assumono anche i risvolti applicativi: il racconto, infatti, è la modalità “principe” di ottenere dal bambino informazioni sulla sua esperienza, sul suo modo di percepire gli eventi, sui suoi vissuti personali, utili a educatori, psicologi clinici, e nell’ambito della psicologia forense. Lo scopo della presente ricerca, quindi, è stato indagare la variazione di alcune caratteristiche della narrazione di eventi fisici negativi in bambini di diversa età, investigando il ruolo dell’aver avuto o meno esperienza diretta di un evento sul racconto dell’evento stesso. L’evento critico riguardava l’essere stati portati al pronto soccorso in seguito all’essersi fatti male: sono stati individuati due gruppi con diversa fonte dell’evento, uno formato da bambini che avevano vissuto personalmente l’evento e l’altro da quelli che, non avendone avuto esperienza diretta, potevano soltanto immaginarlo. Per controllare l’influenza di variabili legate alle abilità narrative, è stato chiesto ai bambini di narrare anche un altro evento, esperito da tutti, in cui si erano fatti male (senza che ciò avesse comportato rivolgersi al pronto soccorso). Si ipotizzava che la complessità narrativa, ovvero lunghezza delle parti strutturali e uso di lessico psicologico, sarebbe stata maggiore (a) nella condizione di esperienza diretta rispetto a immaginata per l’evento pronto soccorso, ma non per l’evento farsi male, e (b) con l’aumentare dell’età. Metodo. In totale 145 bambini di 5, 7, 9 e 11 anni. Il disegno sperimentale includeva tre fattori tra i soggetti, condizione della fonte (esperienza del pronto soccorso diretta, immaginata), età (5, 7, 9, 11 anni), genere; un fattore entro i soggetti, etichetta (pronto soccorso, farsi male). Ai bambini è stato chiesto individualmente di narrare due eventi fisici negativi, elicitati dalle etichette (1) farsi male e andare al pronto soccorso, e (2) farsi male, attraverso domande aperte seguite da sollecitazioni generali. In merito al pronto soccorso, ai bambini che non ne avevano avuto esperienza diretta veniva chiesto con il supporto di disegni di pensare a un bambino che si è fatto male e deve andare al pronto soccorso (per motivi etici non è stato chiesto di immaginare l’evento riferito a se). Tutti i bambini hanno narrato infine un evento positivo. Per ogni evento (audioregistrato e trascritto) è stata identificata la porzione di testo relativa al racconto spontaneo, codificando (a) lunghezza (numero di proposizioni) dell’evento; (b) lunghezza di alcune parti strutturali: cause, descrizione fisica dell’evento, cura fisica immediata, conseguenze; (c) numero e tipo di termini di lessico psicologico. Il 30% dei protocolli è stato codificato da un secondo giudice (accordo medio: 90%). Risultati. Da ANOVE a misure ripetute (p < .05), complessivamente sono state identificate differenze nella modalità di raccontare eventi fisici negativi a seconda della fonte. In particolare, i racconti di eventi realmente vissuti rispetto a immaginati a tutte le età presentavano una maggiore lunghezza dell’evento, una struttura più complessa, con un maggior numero di proposizioni, soprattutto in merito alle procedure messe in atto per far fronte al trauma subito e alle conseguenze, e una maggiore ricchezza nel riferire stati interni. Inoltre, i bambini più grandi hanno fornito più elementi in tutte le parti strutturali della narrazione ed evidenziato un uso maggiore di lessico psicologico. A conferma dell’omogeneità delle capacità narrative dei bambini appartenenti ai due gruppi con diversa fonte, non sono invece emerse analoghe differenze per i racconti di controllo riferiti a farsi male. A fronte della rilevanza di poter distinguere resoconti frutto di immaginazione da resoconti derivati da esperienza diretta, quanto emerso sollecita ulteriori approfondimenti, al fine di individuare altri elementi narrativi discriminanti.

Come cambia la narrazione di eventi negativi di tipo fisico a seconda della fonte di informazione

RACCANELLO, Daniela
2008-01-01

Abstract

Introduzione. Di recente, l’interesse di studiosi si è rivolto a indagare se la modalità di narrare eventi personali cambi con il tipo di evento raccontato, rilevando che la presenza di causalità psicologica e lessico psicologico variava con la valenza emotiva e il livello di gravità degli eventi (Byrne, Hyman e Scott, 2001; Fivush et al., 2003; Gobbo e Raccanello, 2007). Mancano tuttavia studi su differenze nel racconto di eventi a seconda della fonte da cui hanno origine, per esempio se si tratti di eventi realmente vissuti, raccontati o frutto della propria immaginazione, anche se è stato evidenziato il ruolo della fonte in merito ad accuratezza e suggestionabilità della memoria, indicando che confondere le fonti d’informazione porta alla creazione di false memorie a tutte le età, e più marcatamente nei bambini (Roberts, 2000). E’ molto importante dal punto di vista teorico conoscere come i bambini narrano un evento direttamente esperito rispetto a uno solo immaginato, per meglio comprendere differenze nell’elaborazione di informazioni con diversa fonte. Una rilevanza primaria assumono anche i risvolti applicativi: il racconto, infatti, è la modalità “principe” di ottenere dal bambino informazioni sulla sua esperienza, sul suo modo di percepire gli eventi, sui suoi vissuti personali, utili a educatori, psicologi clinici, e nell’ambito della psicologia forense. Lo scopo della presente ricerca, quindi, è stato indagare la variazione di alcune caratteristiche della narrazione di eventi fisici negativi in bambini di diversa età, investigando il ruolo dell’aver avuto o meno esperienza diretta di un evento sul racconto dell’evento stesso. L’evento critico riguardava l’essere stati portati al pronto soccorso in seguito all’essersi fatti male: sono stati individuati due gruppi con diversa fonte dell’evento, uno formato da bambini che avevano vissuto personalmente l’evento e l’altro da quelli che, non avendone avuto esperienza diretta, potevano soltanto immaginarlo. Per controllare l’influenza di variabili legate alle abilità narrative, è stato chiesto ai bambini di narrare anche un altro evento, esperito da tutti, in cui si erano fatti male (senza che ciò avesse comportato rivolgersi al pronto soccorso). Si ipotizzava che la complessità narrativa, ovvero lunghezza delle parti strutturali e uso di lessico psicologico, sarebbe stata maggiore (a) nella condizione di esperienza diretta rispetto a immaginata per l’evento pronto soccorso, ma non per l’evento farsi male, e (b) con l’aumentare dell’età. Metodo. In totale 145 bambini di 5, 7, 9 e 11 anni. Il disegno sperimentale includeva tre fattori tra i soggetti, condizione della fonte (esperienza del pronto soccorso diretta, immaginata), età (5, 7, 9, 11 anni), genere; un fattore entro i soggetti, etichetta (pronto soccorso, farsi male). Ai bambini è stato chiesto individualmente di narrare due eventi fisici negativi, elicitati dalle etichette (1) farsi male e andare al pronto soccorso, e (2) farsi male, attraverso domande aperte seguite da sollecitazioni generali. In merito al pronto soccorso, ai bambini che non ne avevano avuto esperienza diretta veniva chiesto con il supporto di disegni di pensare a un bambino che si è fatto male e deve andare al pronto soccorso (per motivi etici non è stato chiesto di immaginare l’evento riferito a se). Tutti i bambini hanno narrato infine un evento positivo. Per ogni evento (audioregistrato e trascritto) è stata identificata la porzione di testo relativa al racconto spontaneo, codificando (a) lunghezza (numero di proposizioni) dell’evento; (b) lunghezza di alcune parti strutturali: cause, descrizione fisica dell’evento, cura fisica immediata, conseguenze; (c) numero e tipo di termini di lessico psicologico. Il 30% dei protocolli è stato codificato da un secondo giudice (accordo medio: 90%). Risultati. Da ANOVE a misure ripetute (p < .05), complessivamente sono state identificate differenze nella modalità di raccontare eventi fisici negativi a seconda della fonte. In particolare, i racconti di eventi realmente vissuti rispetto a immaginati a tutte le età presentavano una maggiore lunghezza dell’evento, una struttura più complessa, con un maggior numero di proposizioni, soprattutto in merito alle procedure messe in atto per far fronte al trauma subito e alle conseguenze, e una maggiore ricchezza nel riferire stati interni. Inoltre, i bambini più grandi hanno fornito più elementi in tutte le parti strutturali della narrazione ed evidenziato un uso maggiore di lessico psicologico. A conferma dell’omogeneità delle capacità narrative dei bambini appartenenti ai due gruppi con diversa fonte, non sono invece emerse analoghe differenze per i racconti di controllo riferiti a farsi male. A fronte della rilevanza di poter distinguere resoconti frutto di immaginazione da resoconti derivati da esperienza diretta, quanto emerso sollecita ulteriori approfondimenti, al fine di individuare altri elementi narrativi discriminanti.
2008
Narrazione, Dominio Fisico, Fonte di informazioni, Bambini
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