Introduzione. Nel bambino la capacità di narrare eventi personali permette di migliorare le proprie interazioni, contribuendo allo sviluppo e al mantenimento di legami affettivi significativi (McCabe e Peterson, 1991). Inoltre, tale capacità risulta critica sia per lo sviluppo delle future abilità legate alla teoria della mente e alla memoria autobiografica, sia per l'apprendimento delle forme narrative canoniche necessarie per strutturare il ricordo di eventi personali (Nelson, 1995; Welch-Ross, 1995). Recentemente, l'interesse si è focalizzato sul ricordo di eventi emotivi, in particolare traumatici, quali visite mediche dolorose, abuso sessuale e disastri naturali (Pipe e Salmon, 2002); tuttavia, poche ricerche hanno confrontato direttamente i racconti di eventi positivi e negativi (Fivush, Hazzard, Sales, Sarfati, e Brown, 2003; Raccanello e Gobbo, 2005). A livello teorico, quindi, risulta particolarmente rilevante approfondire come i bambini si rappresentano eventi personali associati a stati di malessere e benessere, focalizzandosi sulla modalità di caratterizzare psicologicamente i propri racconti. Anche a livello applicativo, in ambito educativo, preventivo, clinico e giuridico, risulta fondamentale conoscere quale sia la capacità dei bambini di fornire resoconti della propria esperienza ricchi e completi. Ciò permette di aiutare i bambini a costruire il significato di quanto accade loro, compito particolarmente difficile nel caso di esperienze negative. Uno degli strumenti chiave posseduti dai bambini per parlare di stati interni è l'utilizzo di un lessico di tipo psicologico (Beckwith, 1991; Hughes e Dunn, 1998; Shatz, Wellman, e Silber, 1983), abilità che emerge a partire dai 2 anni. La capacità di produrre spontaneamente stati mentali durante una narrazione di eventi passati varia a seconda che si raccontino eventi riferiti ad un particolare dominio, fisico o psicologico, oppure eventi con diversa valenza affettiva? Inoltre, per quanto riguarda le malattie psicosomatiche, si sa che nei bambini di età prescolare sarebbe presente un'emergente capacità di integrare il dominio fisico e quello psicologico (Notaro, Gelman, e Zimmerman, 2002). Con il presente lavoro ci si chiede se tale abilità sia presente anche quando i bambini narrano eventi associati a stati di benessere, e si può manifestare per esempio durante un racconto di un evento di benessere fisico attraverso l'introduzione spontanea di termini relativi a stati mentali. Infine, risulta di particolare interesse lo studio dell'intenzionalità e della causalità psicologica, in quanto un'attribuzione causale interna o esterna può influenzare la modalità di coping dei bambini (Dweck, 2000; Roesch e Weiner, 2001). In breve, lo scopo del presente lavoro è stato di indagare come età e genere influiscano sulla modalità dei bambini di caratterizzare a livello di stati mentali la narrazione di eventi associati a stati di malessere di tipo fisico o psicologico (studio 1), e a stati di malessere e benessere generali (studio 2). Metodo. Per entrambi gli studi il campione era costituito da bambini di 5, 7 e 9 anni (primo studio: n = 112; secondo studio: n = 60). Il disegno sperimentale includeva due variabili indipendenti tra i soggetti, età (5, 7, 9 anni) e genere (maschi, femmine), ed una variabile indipendente entro i soggetti, il tipo di etichetta proposta ai bambini (primo studio: stare male, rimanerci male, ammalarsi, farsi male; secondo studio: stare male, stare bene). Il colloquio con i bambini era individuale e richiedeva la narrazione di un evento personale corrispondente ad ognuna delle etichette sopra indicate attraverso una consegna aperta, seguita da prompts generali. Per ragioni etiche tutti i bambini, prima di essere congedati, narravano un evento personale positivo. Per ogni evento sono codificati (a) il numero di stati mentali di diverso tipo, attribuiti a sé o ad altri; (b) il locus causale relativo all'agente, interno o esterno; (c) l'intenzionalità dell'agente nel compiere l'azione critica per lo stato del bambino. Risultati. Su ciascuna delle variabili dipendenti sono condotte analisi statistiche per valutare l'influenza dell'età, del genere e del tipo di etichetta (ANOVA a misure ripetute per variabili dipendenti su scala intervallo, test del Chi Quadrato per variabili categoriche). I principali risultati indicano che la capacità di utilizzare spontaneamente un lessico di tipo psicologico varia con l'età, ma non con il genere. I bambini più grandi introducono più stati mentali relativi ad affetto per eventi relativi a stati generali di stare male e stare bene; a volizione per eventi relativi ad ammalarsi; a percezione e fisiologia per farsi male. Inoltre, con l'età sembra crescere la capacità di integrare all'interno di uno stesso racconto elementi di tipo fisico e psicologico. Concludendo, la ricerca contribuisce a conoscere come cambi con l'età la complessità psicologica della rappresentazione di stati di malessere e benessere.

Aspetti psicologici nella rappresentazione dei bambini di malessere e benessere

RACCANELLO, Daniela;
2005-01-01

Abstract

Introduzione. Nel bambino la capacità di narrare eventi personali permette di migliorare le proprie interazioni, contribuendo allo sviluppo e al mantenimento di legami affettivi significativi (McCabe e Peterson, 1991). Inoltre, tale capacità risulta critica sia per lo sviluppo delle future abilità legate alla teoria della mente e alla memoria autobiografica, sia per l'apprendimento delle forme narrative canoniche necessarie per strutturare il ricordo di eventi personali (Nelson, 1995; Welch-Ross, 1995). Recentemente, l'interesse si è focalizzato sul ricordo di eventi emotivi, in particolare traumatici, quali visite mediche dolorose, abuso sessuale e disastri naturali (Pipe e Salmon, 2002); tuttavia, poche ricerche hanno confrontato direttamente i racconti di eventi positivi e negativi (Fivush, Hazzard, Sales, Sarfati, e Brown, 2003; Raccanello e Gobbo, 2005). A livello teorico, quindi, risulta particolarmente rilevante approfondire come i bambini si rappresentano eventi personali associati a stati di malessere e benessere, focalizzandosi sulla modalità di caratterizzare psicologicamente i propri racconti. Anche a livello applicativo, in ambito educativo, preventivo, clinico e giuridico, risulta fondamentale conoscere quale sia la capacità dei bambini di fornire resoconti della propria esperienza ricchi e completi. Ciò permette di aiutare i bambini a costruire il significato di quanto accade loro, compito particolarmente difficile nel caso di esperienze negative. Uno degli strumenti chiave posseduti dai bambini per parlare di stati interni è l'utilizzo di un lessico di tipo psicologico (Beckwith, 1991; Hughes e Dunn, 1998; Shatz, Wellman, e Silber, 1983), abilità che emerge a partire dai 2 anni. La capacità di produrre spontaneamente stati mentali durante una narrazione di eventi passati varia a seconda che si raccontino eventi riferiti ad un particolare dominio, fisico o psicologico, oppure eventi con diversa valenza affettiva? Inoltre, per quanto riguarda le malattie psicosomatiche, si sa che nei bambini di età prescolare sarebbe presente un'emergente capacità di integrare il dominio fisico e quello psicologico (Notaro, Gelman, e Zimmerman, 2002). Con il presente lavoro ci si chiede se tale abilità sia presente anche quando i bambini narrano eventi associati a stati di benessere, e si può manifestare per esempio durante un racconto di un evento di benessere fisico attraverso l'introduzione spontanea di termini relativi a stati mentali. Infine, risulta di particolare interesse lo studio dell'intenzionalità e della causalità psicologica, in quanto un'attribuzione causale interna o esterna può influenzare la modalità di coping dei bambini (Dweck, 2000; Roesch e Weiner, 2001). In breve, lo scopo del presente lavoro è stato di indagare come età e genere influiscano sulla modalità dei bambini di caratterizzare a livello di stati mentali la narrazione di eventi associati a stati di malessere di tipo fisico o psicologico (studio 1), e a stati di malessere e benessere generali (studio 2). Metodo. Per entrambi gli studi il campione era costituito da bambini di 5, 7 e 9 anni (primo studio: n = 112; secondo studio: n = 60). Il disegno sperimentale includeva due variabili indipendenti tra i soggetti, età (5, 7, 9 anni) e genere (maschi, femmine), ed una variabile indipendente entro i soggetti, il tipo di etichetta proposta ai bambini (primo studio: stare male, rimanerci male, ammalarsi, farsi male; secondo studio: stare male, stare bene). Il colloquio con i bambini era individuale e richiedeva la narrazione di un evento personale corrispondente ad ognuna delle etichette sopra indicate attraverso una consegna aperta, seguita da prompts generali. Per ragioni etiche tutti i bambini, prima di essere congedati, narravano un evento personale positivo. Per ogni evento sono codificati (a) il numero di stati mentali di diverso tipo, attribuiti a sé o ad altri; (b) il locus causale relativo all'agente, interno o esterno; (c) l'intenzionalità dell'agente nel compiere l'azione critica per lo stato del bambino. Risultati. Su ciascuna delle variabili dipendenti sono condotte analisi statistiche per valutare l'influenza dell'età, del genere e del tipo di etichetta (ANOVA a misure ripetute per variabili dipendenti su scala intervallo, test del Chi Quadrato per variabili categoriche). I principali risultati indicano che la capacità di utilizzare spontaneamente un lessico di tipo psicologico varia con l'età, ma non con il genere. I bambini più grandi introducono più stati mentali relativi ad affetto per eventi relativi a stati generali di stare male e stare bene; a volizione per eventi relativi ad ammalarsi; a percezione e fisiologia per farsi male. Inoltre, con l'età sembra crescere la capacità di integrare all'interno di uno stesso racconto elementi di tipo fisico e psicologico. Concludendo, la ricerca contribuisce a conoscere come cambi con l'età la complessità psicologica della rappresentazione di stati di malessere e benessere.
2005
Malessere, Benessere, Bambini, Stati mentali
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