Introduzione. A fronte della diffusione dei colloqui nei processi di selezione (Delli e Vera, 2004) e della rilevanza giocata in essi da variabili psicologiche, anche di tipo emotivo (Burger e Caldwell, 2000; Crossley e Stanton, 2005; Fox e Spector, 2000), risulta di fondamentale importanza indagare le aspettative degli studenti sul ruolo degli aspetti affettivi nei colloqui di selezione, tema trascurato dalla letteratura. Conoscere la rappresentazione sia cognitiva ma soprattutto affettiva posseduta dai ragazzi, ed essere consapevoli delle eventuali carenze, può essere utile nella costruzione di percorsi di formazione che favoriscano la gestione dei futuri colloqui. Il presente studio si è proposto quindi di indagare tale rappresentazione, esplorando le aspettative degli studenti su (a) presenza, intensità e (b) influenza sull’esito del colloquio degli aspetti affettivi del candidato e del selezionatore, e sulle (c) reazioni affettive del candidato a breve termine, al fine di evidenziare differenze a seconda della valenza degli aspetti affettivi (positiva, negativa), del soggetto coinvolto (candidato, selezionatore), dell’età, del genere, dell’esperienza nel mondo del lavoro e in colloqui di selezione. Se la rappresentazione degli studenti avesse rispecchiato quanto rilevato in letteratura, in cui sono riconosciute la rilevanza e la possibile influenza degli aspetti affettivi, sia nei candidati (Burger e Caldwell, 2000; Crossley e Stanton, 2005; Fox e Spector, 2000; McCarthy e Goffin, 2004) che nei selezionatori (Delli e Vera, 2004; Fortunato e Mincy, 2003), sull’esito dei colloqui di selezione, e l’urgenza di focalizzarsi sulle reazioni del candidato (Anderson, 2004), ci si attendeva: (1) maggior intensità degli stati affettivi, soprattutto negativi, nel candidato, rispetto al selezionatore; (2) per il candidato, maggior influenza dell’affetto positivo, rispetto a negativo, per il successo nel colloquio, e viceversa per l’insuccesso; per il selezionatore pattern analogo, ma solo per il successo; (3) l’aspettativa di provare stati affettivi congruenti con l’esito del colloquio. Infine, si è ipotizzato che maggiori età e contatto con il mondo del lavoro avrebbero potuto moderare le aspettative sul ruolo degli stati negativi nei futuri colloqui. Metodo. Partecipanti. 227 studenti, 110 di quarta superiore e 117 studenti universitari. Materiale. È stato proposto un questionario sulle aspettative sul ruolo degli aspetti affettivi (adattato dalla scala PANAS, Watson, Tellegen e Clark, 1988) legati al colloquio di selezione. Per ogni stato affettivo presentato (10 positivi, 10 negativi) è stato chiesto di valutare (scala Likert a 7 livelli): (1) presenza e intensità di stati affettivi di sé come candidato in un futuro colloquio di selezione, e del proprio futuro selezionatore; (2) influenza sull’esito del colloquio di stati affettivi di un qualsiasi candidato e di un qualsiasi selezionatore; (3) presenza e intensità di stati affettivi da parte di sé come candidato nel caso di esito positivo o negativo del colloquio. Inoltre, sono state richieste alcune informazioni sulla propria esperienza lavorativa e relativa ai colloqui di selezione. Procedura. I questionari sono stati somministrati in classe, da parte di uno stesso sperimentatore a disposizione per qualsiasi chiarimento. Risultati. Sono state condotte alcune ANCOVE a misure ripetute sui punteggi di affetto positivo e negativo ottenuti. Per la presenza di stati affettivi, l’ipotesi è stata confermata solo in parte: come atteso, gli studenti si aspettavano che nei futuri colloqui gli stati sarebbero stati presenti soprattutto nel candidato piuttosto che nel selezionatore, ma, a dispetto delle indicazioni sulla natura stressante ed ansiogena degli ambienti di lavoro e delle modalità di ingresso in esso (McCarthy e Goffin, 2004), si aspettavano di provare soprattutto stati affettivi positivi. Per l’influenza degli stati affettivi e la congruenza delle reazioni in caso di successo o insuccesso del colloquio, le aspettative degli studenti hanno confermato le ipotesi, indicando che la loro rappresentazione rispecchiava in modo accurato quanto rilevato in contesti di selezione. Non sono emersi effetti di età o genere; tuttavia, il contatto col mondo del lavoro, e in particolare coi colloqui di selezione, sembra aver funzionato in alcuni casi come fattore protettivo, moderando il ruolo degli aspetti negativi nei futuri colloqui. Complessivamente, il presente lavoro risulta un punto di partenza sia per studi ulteriori, per confermare quanto qui emerso a livello esplorativo, sia per possibili applicazioni: uno strumento per rilevare la rappresentazione posseduta dagli studenti in merito al ruolo degli aspetti affettivi nei colloqui di selezione, infatti, costituisce un mezzo per conoscerne ricchezza e carenze, e mettere a punto interventi mirati di formazione.
Aspettative degli studenti sul ruolo degli stati affettivi nei colloqui di selezione del personale
RACCANELLO, Daniela
2007-01-01
Abstract
Introduzione. A fronte della diffusione dei colloqui nei processi di selezione (Delli e Vera, 2004) e della rilevanza giocata in essi da variabili psicologiche, anche di tipo emotivo (Burger e Caldwell, 2000; Crossley e Stanton, 2005; Fox e Spector, 2000), risulta di fondamentale importanza indagare le aspettative degli studenti sul ruolo degli aspetti affettivi nei colloqui di selezione, tema trascurato dalla letteratura. Conoscere la rappresentazione sia cognitiva ma soprattutto affettiva posseduta dai ragazzi, ed essere consapevoli delle eventuali carenze, può essere utile nella costruzione di percorsi di formazione che favoriscano la gestione dei futuri colloqui. Il presente studio si è proposto quindi di indagare tale rappresentazione, esplorando le aspettative degli studenti su (a) presenza, intensità e (b) influenza sull’esito del colloquio degli aspetti affettivi del candidato e del selezionatore, e sulle (c) reazioni affettive del candidato a breve termine, al fine di evidenziare differenze a seconda della valenza degli aspetti affettivi (positiva, negativa), del soggetto coinvolto (candidato, selezionatore), dell’età, del genere, dell’esperienza nel mondo del lavoro e in colloqui di selezione. Se la rappresentazione degli studenti avesse rispecchiato quanto rilevato in letteratura, in cui sono riconosciute la rilevanza e la possibile influenza degli aspetti affettivi, sia nei candidati (Burger e Caldwell, 2000; Crossley e Stanton, 2005; Fox e Spector, 2000; McCarthy e Goffin, 2004) che nei selezionatori (Delli e Vera, 2004; Fortunato e Mincy, 2003), sull’esito dei colloqui di selezione, e l’urgenza di focalizzarsi sulle reazioni del candidato (Anderson, 2004), ci si attendeva: (1) maggior intensità degli stati affettivi, soprattutto negativi, nel candidato, rispetto al selezionatore; (2) per il candidato, maggior influenza dell’affetto positivo, rispetto a negativo, per il successo nel colloquio, e viceversa per l’insuccesso; per il selezionatore pattern analogo, ma solo per il successo; (3) l’aspettativa di provare stati affettivi congruenti con l’esito del colloquio. Infine, si è ipotizzato che maggiori età e contatto con il mondo del lavoro avrebbero potuto moderare le aspettative sul ruolo degli stati negativi nei futuri colloqui. Metodo. Partecipanti. 227 studenti, 110 di quarta superiore e 117 studenti universitari. Materiale. È stato proposto un questionario sulle aspettative sul ruolo degli aspetti affettivi (adattato dalla scala PANAS, Watson, Tellegen e Clark, 1988) legati al colloquio di selezione. Per ogni stato affettivo presentato (10 positivi, 10 negativi) è stato chiesto di valutare (scala Likert a 7 livelli): (1) presenza e intensità di stati affettivi di sé come candidato in un futuro colloquio di selezione, e del proprio futuro selezionatore; (2) influenza sull’esito del colloquio di stati affettivi di un qualsiasi candidato e di un qualsiasi selezionatore; (3) presenza e intensità di stati affettivi da parte di sé come candidato nel caso di esito positivo o negativo del colloquio. Inoltre, sono state richieste alcune informazioni sulla propria esperienza lavorativa e relativa ai colloqui di selezione. Procedura. I questionari sono stati somministrati in classe, da parte di uno stesso sperimentatore a disposizione per qualsiasi chiarimento. Risultati. Sono state condotte alcune ANCOVE a misure ripetute sui punteggi di affetto positivo e negativo ottenuti. Per la presenza di stati affettivi, l’ipotesi è stata confermata solo in parte: come atteso, gli studenti si aspettavano che nei futuri colloqui gli stati sarebbero stati presenti soprattutto nel candidato piuttosto che nel selezionatore, ma, a dispetto delle indicazioni sulla natura stressante ed ansiogena degli ambienti di lavoro e delle modalità di ingresso in esso (McCarthy e Goffin, 2004), si aspettavano di provare soprattutto stati affettivi positivi. Per l’influenza degli stati affettivi e la congruenza delle reazioni in caso di successo o insuccesso del colloquio, le aspettative degli studenti hanno confermato le ipotesi, indicando che la loro rappresentazione rispecchiava in modo accurato quanto rilevato in contesti di selezione. Non sono emersi effetti di età o genere; tuttavia, il contatto col mondo del lavoro, e in particolare coi colloqui di selezione, sembra aver funzionato in alcuni casi come fattore protettivo, moderando il ruolo degli aspetti negativi nei futuri colloqui. Complessivamente, il presente lavoro risulta un punto di partenza sia per studi ulteriori, per confermare quanto qui emerso a livello esplorativo, sia per possibili applicazioni: uno strumento per rilevare la rappresentazione posseduta dagli studenti in merito al ruolo degli aspetti affettivi nei colloqui di selezione, infatti, costituisce un mezzo per conoscerne ricchezza e carenze, e mettere a punto interventi mirati di formazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.