La globalizzazione dei mercati, intesa come spinta verso una dimensione sovranazionale dei processi produttivi, commerciali e organizzativi, sta portando le imprese ad un radicale cambiamento nella gestione della catena del valore. La continua pressione per la riduzione dei costi spinge le imprese di molti settori industriali, siano esse grandi o medio-piccole, ad esternalizzare le attività ritenute non “core competence” (tramite progetti di offshoring, outsourcing e delocalizzazione) verso paesi caratterizzati da un basso costo della manodopera o attrattivi per opportunità commerciali. Questo comporta un allungamento spaziale, temporale e del numero di attori che intervengono nella catena di fornitura (supply chain). Parallelamente questa condizione rende tale “impresa estesa” potenzialmente più vulnerabile a minacce derivanti dall’organizzazione della catena logistica, quali ad esempio, la perdita di know how legata al trasferimento di risorse e competenze manifatturiere all’esterno, l’aumento dei costi logistici legati alle scorte, al trasporto e alle mancate vendite, la maggiore esposizione della catena di fornitura a possibili interruzioni delle attività, la dipendenza delle performance dell’impresa da quelle di attori esterni, non sempre del tutto controllabili. Per questi motivi, la capacità di organizzare e gestire un network internazionale di imprese articolato e flessibile, quale una catena di fornitura, sta quindi sempre più rappresentando una competenza distintiva ed una leva di vantaggio strategico, anche per le piccole e medie imprese distrettuali. Uno degli aspetti più critici delle nascenti global supply chain è sicuramente la gestione della logistica, intesa non solamente come trasporto ma anche come scelta e gestione dei fornitori, approvvigionamenti, produzione, gestione delle scorte, magazzino. In un simile contesto, in cui le competenze della funzione logistica stanno cambiando, le imprese si confrontano con la gestione di due flussi logistici: uno materiale e uno immateriale (Borghesi, 2006, pag. 55). Il primo che ha come oggetto i flussi fisici e come obiettivo primario la ricerca di efficienza. Il secondo è rappresentato dalle informazioni e dai flussi finanziari associati ai flussi fisici ed è finalizzato a generare la conoscenza e visibilità funzionali alla creazione di servizio al cliente. La logistica contribuisce ai tempi di servizio, nonché alla capacità dell’impresa di essere flessibile ai cambiamenti del mercato. Diverse appaiono le insidie e sfide, oltre le opportunità, per le piccole e medie imprese che stanno poco a poco cercando di riposizionarsi con forme di internazionalizzazione più radicate e organizzate come il supply chain management. L’obiettivo dell’articolo è quindi quello di analizzare come si possa configurare l’internazionalizzazione delle PMI, e quali sono le principali leve gestionali e relazionali che le imprese dovrebbero considerare in un processo di riconfigurazione della propria supply chain globale. In particolare, le domande di ricerca che ci siamo posti sono state: - quale il ruolo della logistica nell’internazionalizzazione delle PMI? - quali le principali problematiche e opportunità legate alla gestione logistica in una supply chain globale e quindi più complessa con lead time più lunghi? - quali le principali leve strategiche da valutare e verificare in una global logistics? Se in passato la gestione efficiente ed efficace delle imprese si fondava prevalentemente su leve interne, oggi la crescente internazionalizzazione ed esternalizzazione di alcune attività aziendali impone una riconfigurazione strategica e operativa della catena del valore e una sistematica valutazione delle minacce ed opportunità ad essa connessa. Lo scopo dell’articolo è quindi analizzare quali leve e fattori interni ed esterni concorrono al successo o insuccesso della singola impresa e della supply chain in cui essa è inserita.

Le sfide logistiche per una global supply chain

GAUDENZI, Barbara;RUSSO, IVAN
2008-01-01

Abstract

La globalizzazione dei mercati, intesa come spinta verso una dimensione sovranazionale dei processi produttivi, commerciali e organizzativi, sta portando le imprese ad un radicale cambiamento nella gestione della catena del valore. La continua pressione per la riduzione dei costi spinge le imprese di molti settori industriali, siano esse grandi o medio-piccole, ad esternalizzare le attività ritenute non “core competence” (tramite progetti di offshoring, outsourcing e delocalizzazione) verso paesi caratterizzati da un basso costo della manodopera o attrattivi per opportunità commerciali. Questo comporta un allungamento spaziale, temporale e del numero di attori che intervengono nella catena di fornitura (supply chain). Parallelamente questa condizione rende tale “impresa estesa” potenzialmente più vulnerabile a minacce derivanti dall’organizzazione della catena logistica, quali ad esempio, la perdita di know how legata al trasferimento di risorse e competenze manifatturiere all’esterno, l’aumento dei costi logistici legati alle scorte, al trasporto e alle mancate vendite, la maggiore esposizione della catena di fornitura a possibili interruzioni delle attività, la dipendenza delle performance dell’impresa da quelle di attori esterni, non sempre del tutto controllabili. Per questi motivi, la capacità di organizzare e gestire un network internazionale di imprese articolato e flessibile, quale una catena di fornitura, sta quindi sempre più rappresentando una competenza distintiva ed una leva di vantaggio strategico, anche per le piccole e medie imprese distrettuali. Uno degli aspetti più critici delle nascenti global supply chain è sicuramente la gestione della logistica, intesa non solamente come trasporto ma anche come scelta e gestione dei fornitori, approvvigionamenti, produzione, gestione delle scorte, magazzino. In un simile contesto, in cui le competenze della funzione logistica stanno cambiando, le imprese si confrontano con la gestione di due flussi logistici: uno materiale e uno immateriale (Borghesi, 2006, pag. 55). Il primo che ha come oggetto i flussi fisici e come obiettivo primario la ricerca di efficienza. Il secondo è rappresentato dalle informazioni e dai flussi finanziari associati ai flussi fisici ed è finalizzato a generare la conoscenza e visibilità funzionali alla creazione di servizio al cliente. La logistica contribuisce ai tempi di servizio, nonché alla capacità dell’impresa di essere flessibile ai cambiamenti del mercato. Diverse appaiono le insidie e sfide, oltre le opportunità, per le piccole e medie imprese che stanno poco a poco cercando di riposizionarsi con forme di internazionalizzazione più radicate e organizzate come il supply chain management. L’obiettivo dell’articolo è quindi quello di analizzare come si possa configurare l’internazionalizzazione delle PMI, e quali sono le principali leve gestionali e relazionali che le imprese dovrebbero considerare in un processo di riconfigurazione della propria supply chain globale. In particolare, le domande di ricerca che ci siamo posti sono state: - quale il ruolo della logistica nell’internazionalizzazione delle PMI? - quali le principali problematiche e opportunità legate alla gestione logistica in una supply chain globale e quindi più complessa con lead time più lunghi? - quali le principali leve strategiche da valutare e verificare in una global logistics? Se in passato la gestione efficiente ed efficace delle imprese si fondava prevalentemente su leve interne, oggi la crescente internazionalizzazione ed esternalizzazione di alcune attività aziendali impone una riconfigurazione strategica e operativa della catena del valore e una sistematica valutazione delle minacce ed opportunità ad essa connessa. Lo scopo dell’articolo è quindi analizzare quali leve e fattori interni ed esterni concorrono al successo o insuccesso della singola impresa e della supply chain in cui essa è inserita.
2008
logistica; supply chain; internazionalizzazione; PMI
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/315130
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