"Patteggiamento" dell'ente e rigetto illegittimo in limine iudicii: quale rimedio?

Benché ritenuta illegittima l’ordinanza che aveva respinto, in limine al dibattimento, le richieste di applicazione della sanzione formulate dagli enti ai sensi dell’art. 63, D.Lgs. 8 giugno 2001, n. 231, la Corte di cassazione dichiara inammissibili i ricorsi per abnormità del provvedimento e individua quale unico rimedio la sua impugnazione unitamente alla sentenza ex art. 586 c.p.p., escludendo, al contempo, profili di incostituzionalità dell’art. 448, comma 1, c.p.p. - riferito al “patteggiamento” della persona fisica e applicabile all’ente ex art. 34, D.Lgs. n. 231 del 2001 - laddove non contempla un mezzo prontamente esperibile. Ricostruiti gli istituti di interesse per la vicenda, il contributo esamina le differenti soluzioni prospettate dai ricorrenti e dalla Suprema Corte, soffermandosi sui limiti di ciascuna rispetto all'obiettivo di porre rimedio al rigetto totalmente illegittimo dell’istanza di “patteggiamento”, pronunciato in limine litis.