Dal testo (p. 96): "Nel nostro Laboratorio applicheremo la pratica filosofica più antica, cioè il Dialogo Socratico. Avremo il supporto sonoro del più autorevole sostegno riconosciuto alla meditazione: le campane tibetane, suonate ‘in diretta’ appositamente per noi. Il nostro scopo è creare, pur nella brevità del tempo concessoci, uno spazio di sosta e tranquillità per riflettere insieme su aspetti centrali legati alla professione di cura e sanitaria. Per partecipare al Laboratorio non sono necessarie nozioni di filosofia o di storia della filosofia. Ogni essere umano, in quanto ‘portatore di lògos’ (= parola/ragione), può partecipare attivamente alla pratica del Dialogo Socratico e ricavarne un utile in termini di maggiori consapevolezza e serenità. Per partecipare occorrono soltanto disponibilità: alla riflessione autentica e profonda; al confronto con gli altri delle proprie opinioni; alla creazione condivisa di prospettive nuove che il Dialogo Socratico faccia emergere". Dal testo (p. 102): "Il Dialogo Socratico è la modalità di comunicazione-riflessione praticata dal filosofo Socrate ad Atene nel V secolo a.C., secondo la testimonianza lasciatecene da Platone (427-347 a.C.) nelle sue opere, non per caso aventi anch’esse la forma di dialoghi. Questa particolarissima forma di dialogo (interrogazione, esame delle opinioni, confutazione di quelle parziali o infondate, ricerca condivisa di opinioni nuove più fondate) ha trovato grandi commentatori ed imitatori nella riflessione del ‘900: sia in campo filosofico (Martin Buber), sia in sede pedagogica (Leonard Nelson, Gustav Heckmann), sia oggi, almeno in parte, in campo psicologico (Paul Watzlawick, Giorgio Nardone). Nel campo delle pratiche filosofiche – cioè dei tentativi odierni di ri-applicare la filosofia alla vita quotidiana, com’era nell’antichità - è forse la pratica per eccellenza. Infatti, “da un punto di vista antropologico l’uomo è l’animale che, per diventare adulto (vale a dire per essere responsabile e per inserirsi – se possibile creativamente – in una cultura) ha bisogno di una serie ininterrotta di dialoghi” (M. Trevi, Dialogo sull’arte del dialogo, Milano Feltrinelli 2008). Vero ciò, va anche ricordato che “comunicazione” è, oggi, una sorta di “parola-valigia che entra in ogni forma di discorso e di vita… [ma essa] significa entrare in relazione con la nostra interiorità e con quella degli altri. Nella convinzione che ‘comunicazione’ sia sinonimo di cura” (E. Borgna, Parlarsi. La comunicazione perduta, Torino Einaudi 2015)".

La meditazione condivisa: laboratorio di pratiche filosofiche

NAPOLITANO Linda
2017-01-01

Abstract

Dal testo (p. 96): "Nel nostro Laboratorio applicheremo la pratica filosofica più antica, cioè il Dialogo Socratico. Avremo il supporto sonoro del più autorevole sostegno riconosciuto alla meditazione: le campane tibetane, suonate ‘in diretta’ appositamente per noi. Il nostro scopo è creare, pur nella brevità del tempo concessoci, uno spazio di sosta e tranquillità per riflettere insieme su aspetti centrali legati alla professione di cura e sanitaria. Per partecipare al Laboratorio non sono necessarie nozioni di filosofia o di storia della filosofia. Ogni essere umano, in quanto ‘portatore di lògos’ (= parola/ragione), può partecipare attivamente alla pratica del Dialogo Socratico e ricavarne un utile in termini di maggiori consapevolezza e serenità. Per partecipare occorrono soltanto disponibilità: alla riflessione autentica e profonda; al confronto con gli altri delle proprie opinioni; alla creazione condivisa di prospettive nuove che il Dialogo Socratico faccia emergere". Dal testo (p. 102): "Il Dialogo Socratico è la modalità di comunicazione-riflessione praticata dal filosofo Socrate ad Atene nel V secolo a.C., secondo la testimonianza lasciatecene da Platone (427-347 a.C.) nelle sue opere, non per caso aventi anch’esse la forma di dialoghi. Questa particolarissima forma di dialogo (interrogazione, esame delle opinioni, confutazione di quelle parziali o infondate, ricerca condivisa di opinioni nuove più fondate) ha trovato grandi commentatori ed imitatori nella riflessione del ‘900: sia in campo filosofico (Martin Buber), sia in sede pedagogica (Leonard Nelson, Gustav Heckmann), sia oggi, almeno in parte, in campo psicologico (Paul Watzlawick, Giorgio Nardone). Nel campo delle pratiche filosofiche – cioè dei tentativi odierni di ri-applicare la filosofia alla vita quotidiana, com’era nell’antichità - è forse la pratica per eccellenza. Infatti, “da un punto di vista antropologico l’uomo è l’animale che, per diventare adulto (vale a dire per essere responsabile e per inserirsi – se possibile creativamente – in una cultura) ha bisogno di una serie ininterrotta di dialoghi” (M. Trevi, Dialogo sull’arte del dialogo, Milano Feltrinelli 2008). Vero ciò, va anche ricordato che “comunicazione” è, oggi, una sorta di “parola-valigia che entra in ogni forma di discorso e di vita… [ma essa] significa entrare in relazione con la nostra interiorità e con quella degli altri. Nella convinzione che ‘comunicazione’ sia sinonimo di cura” (E. Borgna, Parlarsi. La comunicazione perduta, Torino Einaudi 2015)".
2017
9788897305149
Medicina narrativa; narrazione; filosofia; pratiche filosofiche; dialogo socratico
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/971221
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