Il saggio ricostruisce un percorso, a partire dalla "Teogonia" di Esiodo, che, entro i Dialoghi di Platone, definisca i termini del rapporto divino-mondo. L'iniziale rifiuto della tradizionale visione omerica degli dèi ("Eutifrone") evolve nell'elaborazione della prima forma razionale di 'theologhìa' ("Repubblica" II) e nell'approfondimento, sulla scia di Anassagora, del rapporto fra un mondo ordinato e bello ("kòsmos") e una divinità intelligente ("Nous") capace di produrlo quale effetto della propria azione. Nel contempo è lo stesso concetto di 'causa' ("aitìa") ad essere articolato e definito, evidenziando ("Fedone") i limiti di un approccio al mondo solo storico-descrittivo. Il riferimento a una Mente produttrice-ordinatrice ritorna anche nei Dialoghi platonici tardi: nel "Sofista" come teorizzazione un "dio artigiano", nelle "Leggi" come esclusione di una funzionalità cosmogonica efficace ascrivibile alla sola natura ed al caso e, infine, nel "Timeo" come descrizione del Demiurgo quale pilota e artigiano del prodotto più perfetto. Infine, si ragiona sul modo e grado di perfezione ascrivibile a quello che risulta, sempre e comunque, un "prodotto" ("poietòn"), insufficiente a darsi e valersi da sé l'ordine che pure esibisce.

Il divino e l'ordine del mondo. Un percorso attraverso i Dialoghi di Platone

NAPOLITANO, Linda
2015-01-01

Abstract

Il saggio ricostruisce un percorso, a partire dalla "Teogonia" di Esiodo, che, entro i Dialoghi di Platone, definisca i termini del rapporto divino-mondo. L'iniziale rifiuto della tradizionale visione omerica degli dèi ("Eutifrone") evolve nell'elaborazione della prima forma razionale di 'theologhìa' ("Repubblica" II) e nell'approfondimento, sulla scia di Anassagora, del rapporto fra un mondo ordinato e bello ("kòsmos") e una divinità intelligente ("Nous") capace di produrlo quale effetto della propria azione. Nel contempo è lo stesso concetto di 'causa' ("aitìa") ad essere articolato e definito, evidenziando ("Fedone") i limiti di un approccio al mondo solo storico-descrittivo. Il riferimento a una Mente produttrice-ordinatrice ritorna anche nei Dialoghi platonici tardi: nel "Sofista" come teorizzazione un "dio artigiano", nelle "Leggi" come esclusione di una funzionalità cosmogonica efficace ascrivibile alla sola natura ed al caso e, infine, nel "Timeo" come descrizione del Demiurgo quale pilota e artigiano del prodotto più perfetto. Infine, si ragiona sul modo e grado di perfezione ascrivibile a quello che risulta, sempre e comunque, un "prodotto" ("poietòn"), insufficiente a darsi e valersi da sé l'ordine che pure esibisce.
2015
978-88-343-2673-2
metafisica Platone divino cosmo
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