E’ ben noto che Antonio Stoppani (1824-1891), grande geologo e paleontologo autore del best-seller scientifico-divulgativo Il bel Paese (1876), e il suo allievo prediletto Torquato Taramelli (1845-1922) ebbero un atteggiamento critico e talvolta di aperta polemica in relazione ai lavori per la realizzazione della Carta geologica del Regno. All’indomani dell’unificazione, infatti, la penisola necessitava, per il proprio decollo industriale, di una conoscenza approfondita e dettagliata del territorio da un punto di vista fisico, geografico e geologico; conoscenza che sola avrebbe consentito la valutazione delle risorse energetiche di cui l'Italia disponeva. Anche per la realizzazione di opere di bonifica, la costruzione di ferrovie e altre infrastrutture industriali era indispensabile uno studio approfondito della struttura geologica, della composizione dei terreni e della morfologia del Paese. In questa prospettiva, il progetto della Carta geologica del Regno, in quegli anni, divenne un obiettivo prioritario. Stoppani, legato da rapporti di stima e amicizia ad uno dei principali promotori del progetto, Quintino Sella, fu fortemente impegnato nell'impresa fin dal momento in cui essa prese avvio, nel 1861. Quindi, con l'appoggio di Taramelli, egli si fece sostenitore della necessità di affidare la direzione del rilevamento cartografico a un istituto geologico nazionale costituito sui modelli tedesco e inglese, in cui geologi, paleontologi e accademici avrebbero svolto un ruolo dominante. In tal modo, egli si opponeva a coloro che ritenevano opportuno affidarlo a una sezione speciale del Corpo delle Miniere, su modello francese, estendendo all’intera penisola un servizio pubblico incentrato sulla figura dell’ingegnere, una figura professionale di tipo tecnico e applicativo. Pur non disconoscendo i fini applicativi dell'impresa, Stoppani e Taramelli ritenevano fondamentale la realizzazione di una Carta geologica basata su studi stratigrafici e paleontologici, analisi chimiche e microscopiche condotti da studiosi dotati di una profonda conoscenza della litologia e della topografia. Tali caratteristiche, a loro giudizio, risultavano indispensabili per lo stesso utilizzo della Carta a fini industriali ed economici. Stoppani e Taramelli trovarono una buona occasione per attuare le loro idee allorquando quest’ultimo, per i buoni auspici del primo e di Sella, a poco più di vent’anni ottenne la cattedra di Scienze naturali all’Istituto Tecnico di Udine, ove rimase fino al 1874. In questi anni, egli si dedicò allo studio capillare e sistematico delle Alpi orientali, mosso in primo luogo dalla volontà di approfondire la conoscenza di quei territori e di dimostrarne la piena appartenenza alla penisola italiana, non solamente sotto il profilo storico e culturale, ma anche geografico e geologico. Questi studi culminarono nella realizzazione della Carta Geologica del Friuli, presentata a stampa in occasione del II Congresso Internazionale di Geologia svoltosi a Bologna del 1881. Il recente rinvenimento dei diari delle ricognizioni effettuate tra il 1871 e il 1874 offre una documentazione straordinaria che consente di cogliere l'approccio e gli intenti di Taramelli in maniera differente rispetto alle pubblicazioni ufficiali. Ne emerge, infatti, la personale coscienza «naturalistica» di una geologia che è ovviamente scientifica e metodologicamente coerente, ma che, al tempo stesso, appare impregnata della tradizione umanistica e fondata su un senso straordinario di percezione dell'«arte» della natura. Al di là dello scontro tra geologi e ingegneri delle Miniere, che renderà difficoltoso il lavoro per la realizzazione della Carta geologica del Regno sino alla fine del secolo, l'analisi delle motivazioni della posizione sostenuta dai due geologi lombardi e il riscontro della sua condivisione all'interno del Comitato Geologico ufficialmente costituito nel 1867, contribuiscono a chiarire i retroscena di uno dei momenti fondanti della moderna geologia italiana.

Il progetto di Stoppani e Taramelli per una cartografia geologica post-unitaria nelle Alpi orientali.

ZANONI, Elena
2012-01-01

Abstract

E’ ben noto che Antonio Stoppani (1824-1891), grande geologo e paleontologo autore del best-seller scientifico-divulgativo Il bel Paese (1876), e il suo allievo prediletto Torquato Taramelli (1845-1922) ebbero un atteggiamento critico e talvolta di aperta polemica in relazione ai lavori per la realizzazione della Carta geologica del Regno. All’indomani dell’unificazione, infatti, la penisola necessitava, per il proprio decollo industriale, di una conoscenza approfondita e dettagliata del territorio da un punto di vista fisico, geografico e geologico; conoscenza che sola avrebbe consentito la valutazione delle risorse energetiche di cui l'Italia disponeva. Anche per la realizzazione di opere di bonifica, la costruzione di ferrovie e altre infrastrutture industriali era indispensabile uno studio approfondito della struttura geologica, della composizione dei terreni e della morfologia del Paese. In questa prospettiva, il progetto della Carta geologica del Regno, in quegli anni, divenne un obiettivo prioritario. Stoppani, legato da rapporti di stima e amicizia ad uno dei principali promotori del progetto, Quintino Sella, fu fortemente impegnato nell'impresa fin dal momento in cui essa prese avvio, nel 1861. Quindi, con l'appoggio di Taramelli, egli si fece sostenitore della necessità di affidare la direzione del rilevamento cartografico a un istituto geologico nazionale costituito sui modelli tedesco e inglese, in cui geologi, paleontologi e accademici avrebbero svolto un ruolo dominante. In tal modo, egli si opponeva a coloro che ritenevano opportuno affidarlo a una sezione speciale del Corpo delle Miniere, su modello francese, estendendo all’intera penisola un servizio pubblico incentrato sulla figura dell’ingegnere, una figura professionale di tipo tecnico e applicativo. Pur non disconoscendo i fini applicativi dell'impresa, Stoppani e Taramelli ritenevano fondamentale la realizzazione di una Carta geologica basata su studi stratigrafici e paleontologici, analisi chimiche e microscopiche condotti da studiosi dotati di una profonda conoscenza della litologia e della topografia. Tali caratteristiche, a loro giudizio, risultavano indispensabili per lo stesso utilizzo della Carta a fini industriali ed economici. Stoppani e Taramelli trovarono una buona occasione per attuare le loro idee allorquando quest’ultimo, per i buoni auspici del primo e di Sella, a poco più di vent’anni ottenne la cattedra di Scienze naturali all’Istituto Tecnico di Udine, ove rimase fino al 1874. In questi anni, egli si dedicò allo studio capillare e sistematico delle Alpi orientali, mosso in primo luogo dalla volontà di approfondire la conoscenza di quei territori e di dimostrarne la piena appartenenza alla penisola italiana, non solamente sotto il profilo storico e culturale, ma anche geografico e geologico. Questi studi culminarono nella realizzazione della Carta Geologica del Friuli, presentata a stampa in occasione del II Congresso Internazionale di Geologia svoltosi a Bologna del 1881. Il recente rinvenimento dei diari delle ricognizioni effettuate tra il 1871 e il 1874 offre una documentazione straordinaria che consente di cogliere l'approccio e gli intenti di Taramelli in maniera differente rispetto alle pubblicazioni ufficiali. Ne emerge, infatti, la personale coscienza «naturalistica» di una geologia che è ovviamente scientifica e metodologicamente coerente, ma che, al tempo stesso, appare impregnata della tradizione umanistica e fondata su un senso straordinario di percezione dell'«arte» della natura. Al di là dello scontro tra geologi e ingegneri delle Miniere, che renderà difficoltoso il lavoro per la realizzazione della Carta geologica del Regno sino alla fine del secolo, l'analisi delle motivazioni della posizione sostenuta dai due geologi lombardi e il riscontro della sua condivisione all'interno del Comitato Geologico ufficialmente costituito nel 1867, contribuiscono a chiarire i retroscena di uno dei momenti fondanti della moderna geologia italiana.
2012
9788844805142
cartografia; storia della geologia; unificazione nazionale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/663174
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