Nel 1998 il Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, sotto la presidenza di Renzo Zorzi, ha dato inizio a un progetto di ricerca propedeutico alla mostra "La Celeste galeria" allestita nell’autunno del 2002 nelle fruttiere di Palazzo Te. Un gruppo di giovani studiosi ha raccolto e trascritto numerose lettere, conservate presso l’Archivio di Stato di Mantova, relative agli scambi collezionistici della famiglia Gonzaga, dall’anno 1563 fino al sacco della città del 1630. Era indispensabile, prima di procedere con l’organizzazione dell’esposizione, curata da un Comitato scientifico diretto da Adrea Emiliani e Raffaella Morselli, rileggere i documenti d’archivio e le fonti per ricostruire il contesto culturale, sociale, economico ed artistico in cui operavano gli ambasciatori e i corrispondenti della corte mantovana. Numerose sono state le difficoltà del gruppo di lavoro nella ricerca di uno strumento, un programma informatico, in grado di rispondere a tutte le esigenze. Dopo un confronto con la Scuola Normale Superiore di Pisa, al cui interno si era costituito il Centro di ricerche informatiche per i beni culturali a quel tempo diretto da Paola Barocchi, i ricercatori mantovani hanno incontrato i colleghi del Medici Archive Project di Firenze in quegli anni diretto da Edward Goldberg. Si aprì così un dibattito e, pur avendo chiaro che sarebbe stato più efficace e produttivo per il futuro utilizzare un programma esistente già in rapporto con altri sistemi, fu presa la decisione di ideare un database “dedicato” la cui elaborazione richiese circa un anno di lavoro. La versione finale fu riportata sul computer di ogni ricercatore che, una volta trascritti i documenti che gli erano stati assegnati, “riversava” le sue schede in un’unica banca dati depositata presso il Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te. Le problematiche riguardanti la costruzione di un data base documentario sono state soprattutto dettate dalla necessità di uniformare il più possibile le trascrizioni, i nomi di persona, i luoghi e le classificazioni degli oggetti. Non sono state recuperate negli Indici le varianti, troppo numerose per i diversi operatori incaricati di lavorare sullo stesso materiale archivistico. Le diverse opinioni sulle soluzioni da adottare portavano spesso a interventi di verifica ma questi confronti costanti hanno permesso l’identificazione di opere d’arte e di personaggi nonchè la costruzione di Indici sempre più corretti. Conclusa la mostra questo database è rimasto per lungo tempo nei server dell’istituzione che l’aveva creato mentre sono stati pubblicati soltanto alcuni dei documenti trascritti dai ricercatori in una collana di volumi dal titolo “Fonti, Repertori e Studi per la storia di Mantova”. Oggi la banca dati, che merita l’attenzione di tutti gli studiosi di argomenti gonzagheschi, è costituita da più di 10.000 trascrizioni di cui circa la metà sono ancora inedite. Si dà pertanto inizio ad una seconda fase della ricerca che porterà alla disponibilità in rete di questi documenti. Sul sito istituzionale del Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te sarà a breve disponile un portale (Banche Dati Gonzaga) in grado di accogliere non solo la banca dati del Collezionismo gonzaghesco (1563-1630) ma anche altre esperienze di catalogazione di archivi dedicati alla famiglia mantovana. Un primo esempio è la banca dati dei documenti di Giulio Romano curata dall’Archivio di Stato di Mantova.
La pubblicazione di un database documentario sui Gonzaga: problematiche e prospettive
SOGLIANI, Daniela
2013-01-01
Abstract
Nel 1998 il Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, sotto la presidenza di Renzo Zorzi, ha dato inizio a un progetto di ricerca propedeutico alla mostra "La Celeste galeria" allestita nell’autunno del 2002 nelle fruttiere di Palazzo Te. Un gruppo di giovani studiosi ha raccolto e trascritto numerose lettere, conservate presso l’Archivio di Stato di Mantova, relative agli scambi collezionistici della famiglia Gonzaga, dall’anno 1563 fino al sacco della città del 1630. Era indispensabile, prima di procedere con l’organizzazione dell’esposizione, curata da un Comitato scientifico diretto da Adrea Emiliani e Raffaella Morselli, rileggere i documenti d’archivio e le fonti per ricostruire il contesto culturale, sociale, economico ed artistico in cui operavano gli ambasciatori e i corrispondenti della corte mantovana. Numerose sono state le difficoltà del gruppo di lavoro nella ricerca di uno strumento, un programma informatico, in grado di rispondere a tutte le esigenze. Dopo un confronto con la Scuola Normale Superiore di Pisa, al cui interno si era costituito il Centro di ricerche informatiche per i beni culturali a quel tempo diretto da Paola Barocchi, i ricercatori mantovani hanno incontrato i colleghi del Medici Archive Project di Firenze in quegli anni diretto da Edward Goldberg. Si aprì così un dibattito e, pur avendo chiaro che sarebbe stato più efficace e produttivo per il futuro utilizzare un programma esistente già in rapporto con altri sistemi, fu presa la decisione di ideare un database “dedicato” la cui elaborazione richiese circa un anno di lavoro. La versione finale fu riportata sul computer di ogni ricercatore che, una volta trascritti i documenti che gli erano stati assegnati, “riversava” le sue schede in un’unica banca dati depositata presso il Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te. Le problematiche riguardanti la costruzione di un data base documentario sono state soprattutto dettate dalla necessità di uniformare il più possibile le trascrizioni, i nomi di persona, i luoghi e le classificazioni degli oggetti. Non sono state recuperate negli Indici le varianti, troppo numerose per i diversi operatori incaricati di lavorare sullo stesso materiale archivistico. Le diverse opinioni sulle soluzioni da adottare portavano spesso a interventi di verifica ma questi confronti costanti hanno permesso l’identificazione di opere d’arte e di personaggi nonchè la costruzione di Indici sempre più corretti. Conclusa la mostra questo database è rimasto per lungo tempo nei server dell’istituzione che l’aveva creato mentre sono stati pubblicati soltanto alcuni dei documenti trascritti dai ricercatori in una collana di volumi dal titolo “Fonti, Repertori e Studi per la storia di Mantova”. Oggi la banca dati, che merita l’attenzione di tutti gli studiosi di argomenti gonzagheschi, è costituita da più di 10.000 trascrizioni di cui circa la metà sono ancora inedite. Si dà pertanto inizio ad una seconda fase della ricerca che porterà alla disponibilità in rete di questi documenti. Sul sito istituzionale del Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te sarà a breve disponile un portale (Banche Dati Gonzaga) in grado di accogliere non solo la banca dati del Collezionismo gonzaghesco (1563-1630) ma anche altre esperienze di catalogazione di archivi dedicati alla famiglia mantovana. Un primo esempio è la banca dati dei documenti di Giulio Romano curata dall’Archivio di Stato di Mantova.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.