Nonostante numerosi studi negli ultimi anni abbiano accertato come in una significativa percentuale di guidatori coinvolti in incidenti stradali ricorra la presenza di cannabinoidi nelle urine e nonostante nei controlli tossicologici su strada risulti notoriamente una significativa percentuale di positività urinaria ai cannabinoidi, l’interpretazione di tali dati, peraltro preoccupanti, è sempre stata piuttosto controversa. Infatti, sulla base delle nozioni fondamentali della tossicologia forense (inattività biologica dei metaboliti urinari, tempo di eliminazione urinario superiore alla finestra di attività farmacologica) la presenza nell’urina di metaboliti di sostanze psicoattive non può essere direttamente collegata ad una riduzione attuale delle performances psicofisiche e quindi dell’idoneità alla guida. D’altra parte non risultano studi prospettici che dimostrino come soggetti consumatori di cannabis e derivati presentino una incidentalità stradale superiore alla popolazione generale. Dunque, nonostante sia ragionevole ipotizzare sulla base di un principio di precauzione che l’identificazione della presenza urinaria di cannabinoidi controindichi la concessione o il rinnovo della patente di guida secondo quanto previsto dal DPR 495/92 e succ. mod. DPR 610/96 (particolarmente per quanto riguarda il “rischio di recidiva”), tali considerazioni ad oggi trovano una scarsa base di giustificazione oggettiva. A seguito dei più recenti aggiornamenti del CdS che prevedono l’esecuzione di accertamenti tossicologici presso strutture sanitarie sui guidatori coinvolti in sinistri stradali con feriti, il presente lavoro è stato indirizzato alla valutazione dei risultati degli screening urinari eseguiti in questo contesto in paragone a quelli eseguiti sui lavoratori con mansioni a rischio (ex. Accordo Conferenza Permanente Stato-Regioni 18 settembre 2008), che vengono assunti come gruppo di controllo, essendo indubbiamente assimilabili alla popolazione generale dei conducenti di veicoli. Nonostante gli accertamenti tossicologici siano stati indirizzati alla determinazione delle principali sostanze d’abuso, il presente lavoro, per semplicità e al fine di aderire al tema del Congresso, si limita alla discussione dei risultati relativi ai cannabinoidi. Le indagini sono state eseguite su 431 campioni urinari anonimi di guidatori di veicoli coinvolti in incidenti stradali e ricoverati presso le strutture ospedaliere della provincia di Verona negli anni 2009-2010. Parallelamente sono stati considerati 330 lavoratori sottoposti a screening urinario nell’ambito degli accertamenti tossicologici nella mansioni a rischio. La procedura analitica impiegata prevede indagini immunometriche CEDIA® (Microgenics Corporation) con cut-off 50 ng/ml, e conferma mediante GC-MS con cut-off di 15 ng/ml (THC-COOH). Gli accertamenti eseguiti sui campioni relativi agli incidenti stradali hanno evidenziato una percentuale di positività per cannabinoidi pari al 13.4%, di cui 10.0% come positività isolata e 3.4% come associazione con altre sostanze (cocaina, oppiacei, amfetamine). Gli accertamenti eseguiti sui lavoratori con mansioni a rischio, pur relative ad una casistica limitata, hanno evidenziato una percentuale di positività per cannabinoidi comunque inferiore all’1%, in accordo con dati epidemiologici registrati a livello nazionale (rapporto RFI, Workshop Presentazione e Valutazione Risultati Progetti DPA 2010, Roma, 11-12 novembre 2010). Come è evidente, una valutazione integrata dei dati, indica una prevalenza di positività nettamente elevata nei casi di incidente stradale rispetto al campione di controllo, che valutata con il test del “chi quadro” si attesta su una significatività maggiore dello 0.1%. Sembra dunque ragionevole ipotizzare come la “positività” al test urinario per cannabinoidi sia associabile ad un rischio di incidente stradale incrementato di almeno 13 volte rispetto alla popolazione generale.
Associazione tra positività urinaria per cannabinoidi e rischio di incorrere in sinistro stradale con feriti
DEL BALZO, Giovanna;Trapani, Elisa;TAGLIARO, Franco
2011-01-01
Abstract
Nonostante numerosi studi negli ultimi anni abbiano accertato come in una significativa percentuale di guidatori coinvolti in incidenti stradali ricorra la presenza di cannabinoidi nelle urine e nonostante nei controlli tossicologici su strada risulti notoriamente una significativa percentuale di positività urinaria ai cannabinoidi, l’interpretazione di tali dati, peraltro preoccupanti, è sempre stata piuttosto controversa. Infatti, sulla base delle nozioni fondamentali della tossicologia forense (inattività biologica dei metaboliti urinari, tempo di eliminazione urinario superiore alla finestra di attività farmacologica) la presenza nell’urina di metaboliti di sostanze psicoattive non può essere direttamente collegata ad una riduzione attuale delle performances psicofisiche e quindi dell’idoneità alla guida. D’altra parte non risultano studi prospettici che dimostrino come soggetti consumatori di cannabis e derivati presentino una incidentalità stradale superiore alla popolazione generale. Dunque, nonostante sia ragionevole ipotizzare sulla base di un principio di precauzione che l’identificazione della presenza urinaria di cannabinoidi controindichi la concessione o il rinnovo della patente di guida secondo quanto previsto dal DPR 495/92 e succ. mod. DPR 610/96 (particolarmente per quanto riguarda il “rischio di recidiva”), tali considerazioni ad oggi trovano una scarsa base di giustificazione oggettiva. A seguito dei più recenti aggiornamenti del CdS che prevedono l’esecuzione di accertamenti tossicologici presso strutture sanitarie sui guidatori coinvolti in sinistri stradali con feriti, il presente lavoro è stato indirizzato alla valutazione dei risultati degli screening urinari eseguiti in questo contesto in paragone a quelli eseguiti sui lavoratori con mansioni a rischio (ex. Accordo Conferenza Permanente Stato-Regioni 18 settembre 2008), che vengono assunti come gruppo di controllo, essendo indubbiamente assimilabili alla popolazione generale dei conducenti di veicoli. Nonostante gli accertamenti tossicologici siano stati indirizzati alla determinazione delle principali sostanze d’abuso, il presente lavoro, per semplicità e al fine di aderire al tema del Congresso, si limita alla discussione dei risultati relativi ai cannabinoidi. Le indagini sono state eseguite su 431 campioni urinari anonimi di guidatori di veicoli coinvolti in incidenti stradali e ricoverati presso le strutture ospedaliere della provincia di Verona negli anni 2009-2010. Parallelamente sono stati considerati 330 lavoratori sottoposti a screening urinario nell’ambito degli accertamenti tossicologici nella mansioni a rischio. La procedura analitica impiegata prevede indagini immunometriche CEDIA® (Microgenics Corporation) con cut-off 50 ng/ml, e conferma mediante GC-MS con cut-off di 15 ng/ml (THC-COOH). Gli accertamenti eseguiti sui campioni relativi agli incidenti stradali hanno evidenziato una percentuale di positività per cannabinoidi pari al 13.4%, di cui 10.0% come positività isolata e 3.4% come associazione con altre sostanze (cocaina, oppiacei, amfetamine). Gli accertamenti eseguiti sui lavoratori con mansioni a rischio, pur relative ad una casistica limitata, hanno evidenziato una percentuale di positività per cannabinoidi comunque inferiore all’1%, in accordo con dati epidemiologici registrati a livello nazionale (rapporto RFI, Workshop Presentazione e Valutazione Risultati Progetti DPA 2010, Roma, 11-12 novembre 2010). Come è evidente, una valutazione integrata dei dati, indica una prevalenza di positività nettamente elevata nei casi di incidente stradale rispetto al campione di controllo, che valutata con il test del “chi quadro” si attesta su una significatività maggiore dello 0.1%. Sembra dunque ragionevole ipotizzare come la “positività” al test urinario per cannabinoidi sia associabile ad un rischio di incidente stradale incrementato di almeno 13 volte rispetto alla popolazione generale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.