Da un punto di vista psico-pedagogico, avere cura di sé e degli altri, ovvero anche essere buoni e generosi, è un comportamento che si ritiene possa essere appreso attraverso l’osservazione del comportamento altrui (apprendimento sociale o vicario) oppure mediante premi e punizioni (apprendimento per rinforzo). Mandiamo i bambini a scuola e a catechismo anche perché imparino ad avere comprensione e prendersi cura di sé degli altri, essere buoni e generosi, anziché “cattivi” ed egoisti. La scoperta dei neuroni specchio quale correlato neuro-fisiologico dell’empatia e delle condotte altruistiche ripropone la questione filosofica se buoni si nasce oppure si diventa, soprattutto alla luce del fatto che sindromi quali quelli dello spettro autistico o disturbi di personalità quali quelli di tipo narcisistico e antisociale possono dipendere da un malfunzionamento proprio dei neuroni specchio e della capacità di mettersi nei panni degli altri che il loro buon funzionamento invece sembra portare con sé. Attraverso una rassegna di dati di ricerca e l’esemplificazione di alcuni casi clinici, il presente contributo vuol focalizzare l’attenzione sul fatto che le capacità di assumere il punto di vista altrui, sentirne i sentimenti (ad esempio il dolore e la sofferenza) e rispondervi in modo appropriato (buono e gentile), prendendosi cura degli altri, prevedono la presenza di caratteristiche personali la cui mancanza può rendere vani i tentativi pedagogico-religiosi di insegnare agli altri ciò che è bene e ciò che è male.
Empatia e neuroni specchio: perché non possiamo essere tutti buoni allo stesso modo
SARTORI, Riccardo
2012-01-01
Abstract
Da un punto di vista psico-pedagogico, avere cura di sé e degli altri, ovvero anche essere buoni e generosi, è un comportamento che si ritiene possa essere appreso attraverso l’osservazione del comportamento altrui (apprendimento sociale o vicario) oppure mediante premi e punizioni (apprendimento per rinforzo). Mandiamo i bambini a scuola e a catechismo anche perché imparino ad avere comprensione e prendersi cura di sé degli altri, essere buoni e generosi, anziché “cattivi” ed egoisti. La scoperta dei neuroni specchio quale correlato neuro-fisiologico dell’empatia e delle condotte altruistiche ripropone la questione filosofica se buoni si nasce oppure si diventa, soprattutto alla luce del fatto che sindromi quali quelli dello spettro autistico o disturbi di personalità quali quelli di tipo narcisistico e antisociale possono dipendere da un malfunzionamento proprio dei neuroni specchio e della capacità di mettersi nei panni degli altri che il loro buon funzionamento invece sembra portare con sé. Attraverso una rassegna di dati di ricerca e l’esemplificazione di alcuni casi clinici, il presente contributo vuol focalizzare l’attenzione sul fatto che le capacità di assumere il punto di vista altrui, sentirne i sentimenti (ad esempio il dolore e la sofferenza) e rispondervi in modo appropriato (buono e gentile), prendendosi cura degli altri, prevedono la presenza di caratteristiche personali la cui mancanza può rendere vani i tentativi pedagogico-religiosi di insegnare agli altri ciò che è bene e ciò che è male.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.