Il saggio riprende i nodi fondamentali della Medicina Narrativa (Narrative Based Medicine), nata ufficialmente nel 2004 presso il Medical Center della Columbia University ad opera di Rita Charon. Essa "è un approccio relazionale che ottimizza l'atto di cura utilizzando racconti di pazienti ed operatori sanitari ed altro materiale narrativo (romanzi, film, testi teatrali): quest'uso rende i sanitari capaci di considerare e descrivere i tratti non solo tecnici, ma anche emozionali della salute e malattia, e i pazienti più attrezzati ad affrontare la 'storia' della propria malattia... si affianca alla medicina dell’evidenza (evidence based medicine, EBM) mirando ad integrarla". Il saggio richiama le concrete 'competenze narrative' richieste al curante (dare prescrizioni che il curato possa comprendere, accettare, praticare; porgli domande esplorative del suo vissuto; saperlo ascoltare in modo empatico). Esso ripropone poi la tesi che la narratività sia una competenza umana di specie (Napolitano, 'Pietra filosofale della salute', Verona 2011), poiché gli uomini sono "creature del tempo": proprio per questo le storie, narrate ed ascoltate, possono fungere da 'medicine' capaci di dar forma migliore alla loro vita. Si chiede poi in particolare se l'autonarrazione sia un 'discorso' continuo, solitario ed autoreferenziale, o se piuttosto non sia un 'dialogo' continuo: con se stessi (così in effetti già Platone qualificava il nostro pensiero, 'Teeteto' 189e; 'Sofista' 263e) e sempre anche con gli altri. "Se questa, per domande e risposte, affermazioni e negazioni, è la via della stessa autonarrazione di cui come vivente uomo sono capace, se questa è la via della costruzione di una mia personale storia-medicina che abbia cura della mia vita, ne sciolga i nodi e ne fluidifichi le difficoltà, tanto più questa dovrà esser la via di chi mi sta davanti con la pretesa di curarmi se cadrò malato e se non mi saranno chiare le risposte su come uscire dalla malattia... Solo per tale via, questo dialogo, questa narrazione fatta di domande e risposte, mie e di chi mi ascolta 'onorando' la mia storia, solo così essa sarà una relazione e un'autentica presa in cura della mia vita, sana, malata o anche compromessa ch'essa sia. Anche in questo caso estremo, vera la nostra competenza di specie di viventi narratori di storie, essa sarà una vita: una vita umana che vale comunque e fino all'ultimo la pena di vivere e raccontare".
Narrazione, relazione e cura
NAPOLITANO, Linda
2012-01-01
Abstract
Il saggio riprende i nodi fondamentali della Medicina Narrativa (Narrative Based Medicine), nata ufficialmente nel 2004 presso il Medical Center della Columbia University ad opera di Rita Charon. Essa "è un approccio relazionale che ottimizza l'atto di cura utilizzando racconti di pazienti ed operatori sanitari ed altro materiale narrativo (romanzi, film, testi teatrali): quest'uso rende i sanitari capaci di considerare e descrivere i tratti non solo tecnici, ma anche emozionali della salute e malattia, e i pazienti più attrezzati ad affrontare la 'storia' della propria malattia... si affianca alla medicina dell’evidenza (evidence based medicine, EBM) mirando ad integrarla". Il saggio richiama le concrete 'competenze narrative' richieste al curante (dare prescrizioni che il curato possa comprendere, accettare, praticare; porgli domande esplorative del suo vissuto; saperlo ascoltare in modo empatico). Esso ripropone poi la tesi che la narratività sia una competenza umana di specie (Napolitano, 'Pietra filosofale della salute', Verona 2011), poiché gli uomini sono "creature del tempo": proprio per questo le storie, narrate ed ascoltate, possono fungere da 'medicine' capaci di dar forma migliore alla loro vita. Si chiede poi in particolare se l'autonarrazione sia un 'discorso' continuo, solitario ed autoreferenziale, o se piuttosto non sia un 'dialogo' continuo: con se stessi (così in effetti già Platone qualificava il nostro pensiero, 'Teeteto' 189e; 'Sofista' 263e) e sempre anche con gli altri. "Se questa, per domande e risposte, affermazioni e negazioni, è la via della stessa autonarrazione di cui come vivente uomo sono capace, se questa è la via della costruzione di una mia personale storia-medicina che abbia cura della mia vita, ne sciolga i nodi e ne fluidifichi le difficoltà, tanto più questa dovrà esser la via di chi mi sta davanti con la pretesa di curarmi se cadrò malato e se non mi saranno chiare le risposte su come uscire dalla malattia... Solo per tale via, questo dialogo, questa narrazione fatta di domande e risposte, mie e di chi mi ascolta 'onorando' la mia storia, solo così essa sarà una relazione e un'autentica presa in cura della mia vita, sana, malata o anche compromessa ch'essa sia. Anche in questo caso estremo, vera la nostra competenza di specie di viventi narratori di storie, essa sarà una vita: una vita umana che vale comunque e fino all'ultimo la pena di vivere e raccontare".I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.