Il contributo analizza l’importanza della tappa termale nell’ambito del Grand Tour diffusosi tra i secoli XVI e XVIII, con una particolare attenzione all’area euganea, dove dimore aristocratiche come quelle degli Obizzi e dei Selvatico a Battaglia furono plasmate in termini di estrema magniloquenza formale anche in rapporto alle prestigiose presenze nobiliari – italiane e straniere – che avrebbero ospitato. Si sottolinea come in non pochi casi l’esigenza curativa risultasse la motivazione principale del viaggio, con però successivi risvolti di ben altro genere. Viene analizzato in particolare il caso di Thomas Howard conte di Arundel e di sua moglie Alethea Talbot che, a partire dal 1612, si fermarono più volte e per diversi anni nel Veneto. Dimoranti sia a Venezia sia a Padova, effettuarono varie soste alle terme euganee e furono ospiti degli Obizzi al Catajo. Essi si muovevano con una cerchia di artisti e intermediari a cui si rivolgevano per arricchire le proprie raccolte antiquarie e di pittura. Le due più insigni figure al loro seguito furono il giovane pittore fiammingo Anton Van Dyck e l’architetto britannico Inigo Jones, che grazie a loro riuscirono ad entrare in contatto il primo con i migliori originali di Tiziano, il secondo con la produzione di Andrea Palladio, anche grazie all’intermediazione del suo principale seguace locale, Vincenzo Scamozzi. Il portato di tali esperienze fu di enormi conseguenze: una volta rientrati in Gran Bretagna van Dyck elevò a modello canonico gli esempi ritrattistici del grande cadorino, mentre Jones propugnò quelle formule architettoniche neopalladiane che si diffusero a macchia d’olio in tutta l’area culturale anglosassone nei secoli seguenti.

Per il benessere del corpo e dello spirito: terme e arte nel Grand Tour in Italia tra ‘500 e ‘700. Qualche appunto e il caso Arundel

DAL POZZOLO, Enrico
2013-01-01

Abstract

Il contributo analizza l’importanza della tappa termale nell’ambito del Grand Tour diffusosi tra i secoli XVI e XVIII, con una particolare attenzione all’area euganea, dove dimore aristocratiche come quelle degli Obizzi e dei Selvatico a Battaglia furono plasmate in termini di estrema magniloquenza formale anche in rapporto alle prestigiose presenze nobiliari – italiane e straniere – che avrebbero ospitato. Si sottolinea come in non pochi casi l’esigenza curativa risultasse la motivazione principale del viaggio, con però successivi risvolti di ben altro genere. Viene analizzato in particolare il caso di Thomas Howard conte di Arundel e di sua moglie Alethea Talbot che, a partire dal 1612, si fermarono più volte e per diversi anni nel Veneto. Dimoranti sia a Venezia sia a Padova, effettuarono varie soste alle terme euganee e furono ospiti degli Obizzi al Catajo. Essi si muovevano con una cerchia di artisti e intermediari a cui si rivolgevano per arricchire le proprie raccolte antiquarie e di pittura. Le due più insigni figure al loro seguito furono il giovane pittore fiammingo Anton Van Dyck e l’architetto britannico Inigo Jones, che grazie a loro riuscirono ad entrare in contatto il primo con i migliori originali di Tiziano, il secondo con la produzione di Andrea Palladio, anche grazie all’intermediazione del suo principale seguace locale, Vincenzo Scamozzi. Il portato di tali esperienze fu di enormi conseguenze: una volta rientrati in Gran Bretagna van Dyck elevò a modello canonico gli esempi ritrattistici del grande cadorino, mentre Jones propugnò quelle formule architettoniche neopalladiane che si diffusero a macchia d’olio in tutta l’area culturale anglosassone nei secoli seguenti.
2013
collezionismo turismo Italia secoli XVI-XVIII
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/471757
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