Introduzione. I rapidi cambiamenti demografici che hanno luogo attualmente in Italia e in altri paesi (Bonifazi, 2007) portano all’attenzione il tema dell’immigrazione straniera e delle relazioni tra persone appartenenti a gruppi razziali/etnici diversi (Quintana et al., 2006). Questo lavoro fa parte di un progetto più ampio sulla rappresentazione spontanea del concetto di straniero in bambini di età prescolare e scolare, italiani e non. Da un lato, si è tenuto conto della Teoria delle Rappresentazioni Sociali, secondo cui una rappresentazione sociale è un sistema socio-cognitivo relativo a un aspetto del mondo, costruito e condiviso in una comunità, con la funzione di guidare le azioni (Gruev-Vintila e Rouquette, 2007; Moscovici, 1961). Dall’altro, si sono considerati lavori relativi a ‘sociologia ingenua’ e ‘teoria della mente’ (Durkin e Judge, 2001; Hirschfield, 2001; Lecce e Pagnin, 2007): i primi informano sulle precoci capacità di utilizzare categorie sociali per raggruppare le persone (es., razza, lingua); i secondi documentano lo sviluppo della comprensione e della capacità di descrivere le differenze tra persone in base a caratteristiche esterne e interne. Tuttavia, da un punto di vista teorico, sono ancora scarse le conoscenze su come il concetto di straniero sia espresso e si sviluppi nei bambini; esse potrebbero presentare ricadute concettuali e metodologiche per professionisti che operano in diversi contesti, nell’affrontare il tema dello straniero, contribuendo a ridurre atteggiamenti negativi quali i pregiudizi (Aboud, 2003). Lo scopo è stato quindi indagare la capacità dei bambini di rappresentare tramite diverse modalità (grafica e verbale) lo straniero, analizzando l’adeguatezza e la complessità di tale rappresentazione. Ci si è focalizzati sul ruolo giocato da due fattori, età – per esplorare lo sviluppo delle abilità dei bambini – e conoscenza di persone straniere – alla luce della teoria del contatto tra gruppi di Allport (1954), secondo cui interazioni tra gruppi razziali/etnici contribuiscono a far diminuire bias cognitivi come gli stereotipi. Ci si aspettavano maggiori adeguatezza e complessità delle rappresentazioni (a) al crescere dell’età e (b) per chi conosce persone straniere. Metodo. Partecipanti. Centoventidue bambini italiani (ultimo anno di scuola dell’infanzia: n = 61; quarta primaria: n = 61) e i bambini stranieri presenti nelle loro classi (n = 3; n = 11). Materiale e procedura. Ogni bambino ha disegnato un possibile incontro con un bambino straniero e partecipato a un’intervista semi-strutturata sul disegno, in cui si chiedeva di riportare in base a quali elementi si sa che il bambino disegnato è straniero. Inoltre, ai bambini italiani è stato chiesto se conoscevano persone straniere. Codifica. Disegni e risposte sono stati codificati in base a (1) adeguatezza: possibilità di identificare un bambino come straniero; (2) complessità: presenza/assenza di elementi che permettono di caratterizzare una persona come straniera (per disegni e interviste: tratti somatici, elementi culturali e sociali; solo per interviste: elementi linguistici, appartenenza geografica). Il 15% dei dati è stato codificato da un secondo giudice (accordo medio: 94%). Risultati. Per i bambini italiani, si sono condotti test non parametrici (p < .05). Data la scarsa numerosità dei bambini stranieri, non è stato possibile condurre test analoghi; tuttavia, le frequenze presentavano un andamento simile a quello dei bambini italiani di seguito descritti. I principali risultati indicano che, in merito all’età, è emersa un’evoluzione nell’adeguatezza delle rappresentazioni – grafiche (χ2(1, 122) = 21.317, p < .001) e verbali (χ2(1, 122) = 39.138, p < .001) – dello straniero, corrispondente poi a una maggiore abilità nel tratteggiare gli elementi che permettono di connotare un individuo come straniero, attinenti a sfera somatica, linguistica, geografica, e/o di natura culturale e sociale. Inoltre, la conoscenza di persone straniere era legata alla capacità di rappresentare lo straniero, come indicato da una maggiore adeguatezza della prestazione grafica (χ2(1, 122) = 22.599, p < .001) e verbale (χ2(1, 122) = 39.967, p < .001) – corrispondente anche a una maggior complessità in termini di diversi elementi – per i bambini che hanno dichiarato di avere contatti diretti con stranieri. Discussione. Il presente lavoro ha permesso di delineare come una rappresentazione costruita socialmente quale il concetto di straniero si evolva all’aumentare dell’età, e sia più complessa in presenza di contatti diretti con persone straniere, sia tramite lo studio di disegni che di interviste, strumenti che godono di un ruolo privilegiato nel permettere l’accesso al mondo interno del bambino. Studi futuri permetteranno di verificare se a tale rappresentazione corrispondano anche modalità di relazione più positive, alla luce ad esempio della teoria del contatto (Allport, 1954).

Rappresentazione dello ‘straniero’ secondo i bambini: uno studio preliminare

RACCANELLO, Daniela
2011-01-01

Abstract

Introduzione. I rapidi cambiamenti demografici che hanno luogo attualmente in Italia e in altri paesi (Bonifazi, 2007) portano all’attenzione il tema dell’immigrazione straniera e delle relazioni tra persone appartenenti a gruppi razziali/etnici diversi (Quintana et al., 2006). Questo lavoro fa parte di un progetto più ampio sulla rappresentazione spontanea del concetto di straniero in bambini di età prescolare e scolare, italiani e non. Da un lato, si è tenuto conto della Teoria delle Rappresentazioni Sociali, secondo cui una rappresentazione sociale è un sistema socio-cognitivo relativo a un aspetto del mondo, costruito e condiviso in una comunità, con la funzione di guidare le azioni (Gruev-Vintila e Rouquette, 2007; Moscovici, 1961). Dall’altro, si sono considerati lavori relativi a ‘sociologia ingenua’ e ‘teoria della mente’ (Durkin e Judge, 2001; Hirschfield, 2001; Lecce e Pagnin, 2007): i primi informano sulle precoci capacità di utilizzare categorie sociali per raggruppare le persone (es., razza, lingua); i secondi documentano lo sviluppo della comprensione e della capacità di descrivere le differenze tra persone in base a caratteristiche esterne e interne. Tuttavia, da un punto di vista teorico, sono ancora scarse le conoscenze su come il concetto di straniero sia espresso e si sviluppi nei bambini; esse potrebbero presentare ricadute concettuali e metodologiche per professionisti che operano in diversi contesti, nell’affrontare il tema dello straniero, contribuendo a ridurre atteggiamenti negativi quali i pregiudizi (Aboud, 2003). Lo scopo è stato quindi indagare la capacità dei bambini di rappresentare tramite diverse modalità (grafica e verbale) lo straniero, analizzando l’adeguatezza e la complessità di tale rappresentazione. Ci si è focalizzati sul ruolo giocato da due fattori, età – per esplorare lo sviluppo delle abilità dei bambini – e conoscenza di persone straniere – alla luce della teoria del contatto tra gruppi di Allport (1954), secondo cui interazioni tra gruppi razziali/etnici contribuiscono a far diminuire bias cognitivi come gli stereotipi. Ci si aspettavano maggiori adeguatezza e complessità delle rappresentazioni (a) al crescere dell’età e (b) per chi conosce persone straniere. Metodo. Partecipanti. Centoventidue bambini italiani (ultimo anno di scuola dell’infanzia: n = 61; quarta primaria: n = 61) e i bambini stranieri presenti nelle loro classi (n = 3; n = 11). Materiale e procedura. Ogni bambino ha disegnato un possibile incontro con un bambino straniero e partecipato a un’intervista semi-strutturata sul disegno, in cui si chiedeva di riportare in base a quali elementi si sa che il bambino disegnato è straniero. Inoltre, ai bambini italiani è stato chiesto se conoscevano persone straniere. Codifica. Disegni e risposte sono stati codificati in base a (1) adeguatezza: possibilità di identificare un bambino come straniero; (2) complessità: presenza/assenza di elementi che permettono di caratterizzare una persona come straniera (per disegni e interviste: tratti somatici, elementi culturali e sociali; solo per interviste: elementi linguistici, appartenenza geografica). Il 15% dei dati è stato codificato da un secondo giudice (accordo medio: 94%). Risultati. Per i bambini italiani, si sono condotti test non parametrici (p < .05). Data la scarsa numerosità dei bambini stranieri, non è stato possibile condurre test analoghi; tuttavia, le frequenze presentavano un andamento simile a quello dei bambini italiani di seguito descritti. I principali risultati indicano che, in merito all’età, è emersa un’evoluzione nell’adeguatezza delle rappresentazioni – grafiche (χ2(1, 122) = 21.317, p < .001) e verbali (χ2(1, 122) = 39.138, p < .001) – dello straniero, corrispondente poi a una maggiore abilità nel tratteggiare gli elementi che permettono di connotare un individuo come straniero, attinenti a sfera somatica, linguistica, geografica, e/o di natura culturale e sociale. Inoltre, la conoscenza di persone straniere era legata alla capacità di rappresentare lo straniero, come indicato da una maggiore adeguatezza della prestazione grafica (χ2(1, 122) = 22.599, p < .001) e verbale (χ2(1, 122) = 39.967, p < .001) – corrispondente anche a una maggior complessità in termini di diversi elementi – per i bambini che hanno dichiarato di avere contatti diretti con stranieri. Discussione. Il presente lavoro ha permesso di delineare come una rappresentazione costruita socialmente quale il concetto di straniero si evolva all’aumentare dell’età, e sia più complessa in presenza di contatti diretti con persone straniere, sia tramite lo studio di disegni che di interviste, strumenti che godono di un ruolo privilegiato nel permettere l’accesso al mondo interno del bambino. Studi futuri permetteranno di verificare se a tale rappresentazione corrispondano anche modalità di relazione più positive, alla luce ad esempio della teoria del contatto (Allport, 1954).
2011
straniero; rappresentazione; bambini
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/364822
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