Il presente lavoro si focalizza, anzitutto, sulla progressiva elaborazione della nozione di servizi sociali di interesse generale ad opera del diritto comunitario, ricostruendo le distinzioni concettuali effettuate nell’ambito della più ampia categoria dei servizi di interesse generale. In secondo luogo, alla luce di tali distinzioni, analizza le normative dell’UE applicabili ai servizi sociali e ai soggetti chiamati ad erogarli, ripercorrendo in particolare le posizioni della Commissione europea e della Corte di giustizia. Le Comunicazioni della Commissione e le sentenze della Corte evidenziano però la propensione delle istituzioni dell'UE ad applicare ai soggetti non profit le norme sul mercato interno e sulla concorrenza, non badando ai valori che tali soggetti privilegiano nel loro agire: eguaglianza, solidarietà e giustizia sociale. Tale impostazione penalizza i soggetti del terzo settore e rischia di minare il modello sociale europeo e la stessa coesione sociale e territoriale dell’Unione. L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e il nuovo ruolo che di conseguenza sarà chiamata a giocare la Carta dei diritti fondamentali sono in grado, d’altra parte, di condurre, sia sul piano giurisprudenziale che su quello normativo, a nuove forme di bilanciamento tra i principi e i valori dell’UE. Occorre però garantire bilanciamenti eguali e, per questo, i servizi sociali, per mezzo dei quali i diritti sociali vengono concretizzati, essendo espressione a loro volta di tali principi e valori, devono essere adeguatamente regolati dal diritto UE e non lasciati soltanto alla giurisprudenza della Corte di giustizia. Altrimenti lo stesso processo di integrazione europea rischia di bloccarsi, essendo legittime le preoccupazioni e le diffidenze dei cittadini degli Stati membri in ordine al modello sociale che emerge nell’attuale momento.

I servizi sociali nel processo di integrazione europea: dalla distinzione alla regolazione

GUIGLIA, Giovanni
2009-01-01

Abstract

Il presente lavoro si focalizza, anzitutto, sulla progressiva elaborazione della nozione di servizi sociali di interesse generale ad opera del diritto comunitario, ricostruendo le distinzioni concettuali effettuate nell’ambito della più ampia categoria dei servizi di interesse generale. In secondo luogo, alla luce di tali distinzioni, analizza le normative dell’UE applicabili ai servizi sociali e ai soggetti chiamati ad erogarli, ripercorrendo in particolare le posizioni della Commissione europea e della Corte di giustizia. Le Comunicazioni della Commissione e le sentenze della Corte evidenziano però la propensione delle istituzioni dell'UE ad applicare ai soggetti non profit le norme sul mercato interno e sulla concorrenza, non badando ai valori che tali soggetti privilegiano nel loro agire: eguaglianza, solidarietà e giustizia sociale. Tale impostazione penalizza i soggetti del terzo settore e rischia di minare il modello sociale europeo e la stessa coesione sociale e territoriale dell’Unione. L’entrata in vigore del Trattato di Lisbona e il nuovo ruolo che di conseguenza sarà chiamata a giocare la Carta dei diritti fondamentali sono in grado, d’altra parte, di condurre, sia sul piano giurisprudenziale che su quello normativo, a nuove forme di bilanciamento tra i principi e i valori dell’UE. Occorre però garantire bilanciamenti eguali e, per questo, i servizi sociali, per mezzo dei quali i diritti sociali vengono concretizzati, essendo espressione a loro volta di tali principi e valori, devono essere adeguatamente regolati dal diritto UE e non lasciati soltanto alla giurisprudenza della Corte di giustizia. Altrimenti lo stesso processo di integrazione europea rischia di bloccarsi, essendo legittime le preoccupazioni e le diffidenze dei cittadini degli Stati membri in ordine al modello sociale che emerge nell’attuale momento.
2009
Servizi sociali di interesse generale; Integrazione europea; Direttiva Bolkestein; Direttiva servizi; Modello sociale europeo; SSIG
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