Il fenomeno del lavoro in condizioni di precarietà, dalla sua comparsa in Europa, risalente agli anni ’90, si è sviluppato e diffuso uniformemente in quasi tutti i paesi dell’Unione, Italia compresa, fino a costituirsi, a volte, come una vera e propria emergenza. L’ambiguità (spesso anche legislativa) nella definizione dei suoi caratteri e le difficoltà di reperimento dei dati non permettono di delineare una completa valutazione del fenomeno, né delle cause che lo generano. Tutto ciò concorre a non porre nella giusta dimensione i complessi fattori di rischio che la non sicurezza del lavoro può rappresentare per la salute. Rischi che minano la salute sotto l’aspetto fisico, con l’insorgere di malattie professionali legate a forme di lavoro precario, ma soprattutto a causa della forte incidenza di infortuni sul lavoro in cui rimangono coinvolti i lavoratori precari. Non meno rilevanti -e purtroppo molto raramente rilevati- sono i rischi che interessano la sfera sociale e familiare, elemento fondamentale per la determinazione dello stato di “salute”: la mancanza di continuità nella partecipazione al mercato del lavoro pone, infatti, il lavoratore precario, soprattutto se in età adulta, nella condizione di non poter gestire la propria esistenza e quella dell’eventuale famiglia non potendo disporre di un reddito adeguato per pianificare la propria vita nel presente e nel futuro. Il lavoro precario, quindi, introdotto con l’intento di rendere più fruibile e flessibile il mondo del lavoro e più rapido l’accesso ad esso, comporta inevitabilmente rischi per la salute, quando diventa un “precariato stabile” che non interessa più solo fasce giovanili, ma un numero sempre crescente di lavoratori adulti.

I diversi volti del precariato: itinerari di vita e di lavoro

DE SANTIS, Chiara
2009-01-01

Abstract

Il fenomeno del lavoro in condizioni di precarietà, dalla sua comparsa in Europa, risalente agli anni ’90, si è sviluppato e diffuso uniformemente in quasi tutti i paesi dell’Unione, Italia compresa, fino a costituirsi, a volte, come una vera e propria emergenza. L’ambiguità (spesso anche legislativa) nella definizione dei suoi caratteri e le difficoltà di reperimento dei dati non permettono di delineare una completa valutazione del fenomeno, né delle cause che lo generano. Tutto ciò concorre a non porre nella giusta dimensione i complessi fattori di rischio che la non sicurezza del lavoro può rappresentare per la salute. Rischi che minano la salute sotto l’aspetto fisico, con l’insorgere di malattie professionali legate a forme di lavoro precario, ma soprattutto a causa della forte incidenza di infortuni sul lavoro in cui rimangono coinvolti i lavoratori precari. Non meno rilevanti -e purtroppo molto raramente rilevati- sono i rischi che interessano la sfera sociale e familiare, elemento fondamentale per la determinazione dello stato di “salute”: la mancanza di continuità nella partecipazione al mercato del lavoro pone, infatti, il lavoratore precario, soprattutto se in età adulta, nella condizione di non poter gestire la propria esistenza e quella dell’eventuale famiglia non potendo disporre di un reddito adeguato per pianificare la propria vita nel presente e nel futuro. Il lavoro precario, quindi, introdotto con l’intento di rendere più fruibile e flessibile il mondo del lavoro e più rapido l’accesso ad esso, comporta inevitabilmente rischi per la salute, quando diventa un “precariato stabile” che non interessa più solo fasce giovanili, ma un numero sempre crescente di lavoratori adulti.
2009
9788886997065
sicurezza; lavoro; salute
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