Il vescovo Giberti, uno dei più noti e auterovoli fautori del cosiddetto riformismo cattolico, s'incaricò, una volta che fu insediato a Verona, di dare vita a una tipografia, attrezzandola anche del necessario per stampare in greco. Il compito di produrre alcuni importanti testi della patristica greca fu affidato a Stefano Nicolini, e ad altri, almeno due, dei suoi fratelli. Il frutto di questo singolare connubio fra l'attivissimo vescovo riformatore e il tipografo originario della Val Sabbia, il quale aveva già lavorato in un'impresa veneziana, pubblicando libri laici e religiosi destinati a lettori greci, furono alcuni singolari e costosissimi volumi, il cui destinatario privilegiato era il papa Clemente VII. A lui si rivolgono le rispettive dediche e presentazioni, e a lui s'indirizzano gli appelli a considerare la patristica greca come uno degli strumenti teologici che avrebbero innovato e rinsanguato la stantia riflessione religiosa di parte cattolica. L'esito di quest'impresa, per quanto se ne sa, fu presso che fallimentare, il Giberti non avendo ricevuto riscontri né dalla curia vaticana, né, per quanto è stato possibile appurare, dai greci ortodossi, che forse avrebbe voluto coinvolgere nel suo progetto, in funzione, si presume, anti luterana. L'articolo fa posto, da ultimo, alla trascrizione di due dedicatorie, l'una in greco e l'altra in latino: la prima, rivolta al papa Clemente VII, è nota solo in forma manoscritta, e la si legge esclusivamente sull'esemplare contenente i testi di Giovanni Crisostomo, che ora si conserva nella Biblioteca Civica di Verona; l'altra dedicatoria fu impressa solo nell'esemplare del medesimo Crisostomo, destinato al re d'Inghileterra, Enrico VIII (cfr.British Library, C.24.f.1)

Il greco al servizio della riforma cattollica. Per uno studio della tipografia di Stefano Nicolini da Sabbio e di G.M. Giberti a Verona (1529-1532)

STEVANONI, Cristina
1993-01-01

Abstract

Il vescovo Giberti, uno dei più noti e auterovoli fautori del cosiddetto riformismo cattolico, s'incaricò, una volta che fu insediato a Verona, di dare vita a una tipografia, attrezzandola anche del necessario per stampare in greco. Il compito di produrre alcuni importanti testi della patristica greca fu affidato a Stefano Nicolini, e ad altri, almeno due, dei suoi fratelli. Il frutto di questo singolare connubio fra l'attivissimo vescovo riformatore e il tipografo originario della Val Sabbia, il quale aveva già lavorato in un'impresa veneziana, pubblicando libri laici e religiosi destinati a lettori greci, furono alcuni singolari e costosissimi volumi, il cui destinatario privilegiato era il papa Clemente VII. A lui si rivolgono le rispettive dediche e presentazioni, e a lui s'indirizzano gli appelli a considerare la patristica greca come uno degli strumenti teologici che avrebbero innovato e rinsanguato la stantia riflessione religiosa di parte cattolica. L'esito di quest'impresa, per quanto se ne sa, fu presso che fallimentare, il Giberti non avendo ricevuto riscontri né dalla curia vaticana, né, per quanto è stato possibile appurare, dai greci ortodossi, che forse avrebbe voluto coinvolgere nel suo progetto, in funzione, si presume, anti luterana. L'articolo fa posto, da ultimo, alla trascrizione di due dedicatorie, l'una in greco e l'altra in latino: la prima, rivolta al papa Clemente VII, è nota solo in forma manoscritta, e la si legge esclusivamente sull'esemplare contenente i testi di Giovanni Crisostomo, che ora si conserva nella Biblioteca Civica di Verona; l'altra dedicatoria fu impressa solo nell'esemplare del medesimo Crisostomo, destinato al re d'Inghileterra, Enrico VIII (cfr.British Library, C.24.f.1)
1993
riforma cattolica; stampa in greco; Verona
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