Il saggio si sofferma su due manoscritti della prima metà del Seicento legati alle dinamiche storico-artistiche sviluppatesi nella Diocesi di Albenga retta dal vescovo Pier Francesco juniore Costa, figlio di Ottavio Costa, il noto banchiere e mecenate di artisti come Caravaggio, Guido Reni e Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino. Il contributo si avvale di materiali inediti per declinare un ambiente – quello della Liguria occidentale – che già in passato aveva suscitato l’interesse della critica sia attraverso la fortunata definizione di ‘isole romane’ di Gian Vittorio Castelnovi, sia con le riflessioni di Luigi Spezzaferro e di Ferdinando Bologna sulla personalità di Ottavio Costa. Il Sacro e vago giardinello (dal 1624), resoconto delle visite pastorali compiute dal vescovo Costa durante il suo Ufficio, e la Descrizione della cittade e contado di Albenga (1625), appartenente all’ampio filone della letteratura odeporica, risultano pienamente coerenti con gli esempi di committenza, storiografia antichistica, collezionismo archeologico e produzione artistica d’ispirazione classica sviluppatisi durante il tardo-rinascimento e nella prima età barocca. La contiguità cronologica dei due testi induce a ritenere probabile un percorso comune per entrambi e a ipotizzare che non si sia trattato di studi autonomi, ma di una coppia di repertori di notizie marcata da una ricorrente e reciproca contaminazione metodologica. Soprattutto il Sacro e vago giardinello è una fonte indispensabili per chiunque intenda affrontare ricerche storico-artistiche sull’area, così come, concordemente, hanno notato Mina Gregori e Antonio Vannugli interessandosi alla vicenda della copia antica da Carvaggio del San Giovanni Battista di Conscente, la cui versione originale è ora al Nelson Atkins Museum of Art di Kansas City. Nella lunga esposizione, organizzata in tre tomi, vengono citate oltre duecento architetture, 150 dipinti, una sessantina di sculture, un vero e proprio catalogo che dimostra la moderna sensibilità per il bene di natura ecclesiastica, all’interno di una struttura che procede per unità geografiche. Dalle sue pagine emerge la possibilità di un costante confronto tra i modelli cultuali e culturali popolari e quelli di matrice aristocratica, questi ultimi informati dei modelli romani noti alla famiglia Costa che raccolse nelle chiese ingaune opere ‘alte’ attribuite a Guercino, Nicolas Poussin, Domenichino, Caravaggio e Guido Reni. Il testo è inoltre un punto di riferimento per valutare la diffusione dei culti e delle devozioni maggiormente radicati nella Liguria seicentesca, grazie alla presenza di un’articolata tabula festorum che segnala le processioni e le festività esclusive della diocesi in aggiunta al calendario universale della Chiesa. In appendice al saggio trovano posto la trascrizione dell’indice del Sacro e vago giardinello, in vista di un’integrale futura edizione critica alla quale lavora attualmente l’autore, e un inventario del 1621 (Albenga, Fondo Costa-Del Carretto), inerente la cappella di San Verano, nel duomo di Albenga, che ricorda, oltre la pala di Giovanni Lanfranco dedicata al miracolo del Santo titolare, di cui già si era occupato Eric Schleier, un ricchissimo corredo destinato alla rappresentazione del theatrum sacrum.

Il 'Sacro e vago giardinello' e la 'Descrizione della cittade e contado di Albenga': notizie storico-artistiche, documenti e resoconti nella Diocesi di Pier Francesco Costa

LEONARDI, Andrea
2006-01-01

Abstract

Il saggio si sofferma su due manoscritti della prima metà del Seicento legati alle dinamiche storico-artistiche sviluppatesi nella Diocesi di Albenga retta dal vescovo Pier Francesco juniore Costa, figlio di Ottavio Costa, il noto banchiere e mecenate di artisti come Caravaggio, Guido Reni e Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino. Il contributo si avvale di materiali inediti per declinare un ambiente – quello della Liguria occidentale – che già in passato aveva suscitato l’interesse della critica sia attraverso la fortunata definizione di ‘isole romane’ di Gian Vittorio Castelnovi, sia con le riflessioni di Luigi Spezzaferro e di Ferdinando Bologna sulla personalità di Ottavio Costa. Il Sacro e vago giardinello (dal 1624), resoconto delle visite pastorali compiute dal vescovo Costa durante il suo Ufficio, e la Descrizione della cittade e contado di Albenga (1625), appartenente all’ampio filone della letteratura odeporica, risultano pienamente coerenti con gli esempi di committenza, storiografia antichistica, collezionismo archeologico e produzione artistica d’ispirazione classica sviluppatisi durante il tardo-rinascimento e nella prima età barocca. La contiguità cronologica dei due testi induce a ritenere probabile un percorso comune per entrambi e a ipotizzare che non si sia trattato di studi autonomi, ma di una coppia di repertori di notizie marcata da una ricorrente e reciproca contaminazione metodologica. Soprattutto il Sacro e vago giardinello è una fonte indispensabili per chiunque intenda affrontare ricerche storico-artistiche sull’area, così come, concordemente, hanno notato Mina Gregori e Antonio Vannugli interessandosi alla vicenda della copia antica da Carvaggio del San Giovanni Battista di Conscente, la cui versione originale è ora al Nelson Atkins Museum of Art di Kansas City. Nella lunga esposizione, organizzata in tre tomi, vengono citate oltre duecento architetture, 150 dipinti, una sessantina di sculture, un vero e proprio catalogo che dimostra la moderna sensibilità per il bene di natura ecclesiastica, all’interno di una struttura che procede per unità geografiche. Dalle sue pagine emerge la possibilità di un costante confronto tra i modelli cultuali e culturali popolari e quelli di matrice aristocratica, questi ultimi informati dei modelli romani noti alla famiglia Costa che raccolse nelle chiese ingaune opere ‘alte’ attribuite a Guercino, Nicolas Poussin, Domenichino, Caravaggio e Guido Reni. Il testo è inoltre un punto di riferimento per valutare la diffusione dei culti e delle devozioni maggiormente radicati nella Liguria seicentesca, grazie alla presenza di un’articolata tabula festorum che segnala le processioni e le festività esclusive della diocesi in aggiunta al calendario universale della Chiesa. In appendice al saggio trovano posto la trascrizione dell’indice del Sacro e vago giardinello, in vista di un’integrale futura edizione critica alla quale lavora attualmente l’autore, e un inventario del 1621 (Albenga, Fondo Costa-Del Carretto), inerente la cappella di San Verano, nel duomo di Albenga, che ricorda, oltre la pala di Giovanni Lanfranco dedicata al miracolo del Santo titolare, di cui già si era occupato Eric Schleier, un ricchissimo corredo destinato alla rappresentazione del theatrum sacrum.
2006
letteratura odeporica; arte e architettura del seicento; Liguria
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/321171
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