A partire da un passo del 'Menone' platonico sui tratti direttivi della 'phrònesis' (87D2-89A3), s'individua in tale testo una possibile anticipazione della visione poi aristotelica del sapere pratico. Il luogo riguarda in effetti la scientificità della virtù e la tipologia di tale scientificità: Socrate e il giovane Menone concordano che la virtù sia non scienza tout-court, ma 'una scienza particolare' ('epistème tis', 87D6 e 7), nello specifico quella parte della scienza chiamata (con precisione troppo costante per esser solo casuale) 'phrònesis' e che è peculiare, poiché è capace di guidare all'uso retto di quelli correntemente detti beni, del corpo e dell'anima. Questa visione della virtù, echeggiata in altri passi dei Dialoghi e soprattutto nelle 'Leggi', pare appunto anticipare la 'phrònesis' aristotelica, o almeno alcuni suoi tratti basilari, e segnalare la virtù così qualificata non come puro possesso, 'ktèsis', ma come 'chrèsis', o attività. Il passo in questione viene anzitutto contestualizzato, tradotto ex novo, commentato e confrontato con altri analoghi del corpus platonicum; si riflette poi sul termine 'phrònesis', anche rispetto al suo verosimile significato nel linguaggio preplatonico; infine si provano a verificare possibili analogie con la 'phrònesis' aristotelica, soprattutto per com'essa è descritta nell' 'Etica Nicomachea'.
Un passo del 'Menone' sulla 'phrònesis': verso la scienza pratica aristotelica?
NAPOLITANO, Linda
2009-01-01
Abstract
A partire da un passo del 'Menone' platonico sui tratti direttivi della 'phrònesis' (87D2-89A3), s'individua in tale testo una possibile anticipazione della visione poi aristotelica del sapere pratico. Il luogo riguarda in effetti la scientificità della virtù e la tipologia di tale scientificità: Socrate e il giovane Menone concordano che la virtù sia non scienza tout-court, ma 'una scienza particolare' ('epistème tis', 87D6 e 7), nello specifico quella parte della scienza chiamata (con precisione troppo costante per esser solo casuale) 'phrònesis' e che è peculiare, poiché è capace di guidare all'uso retto di quelli correntemente detti beni, del corpo e dell'anima. Questa visione della virtù, echeggiata in altri passi dei Dialoghi e soprattutto nelle 'Leggi', pare appunto anticipare la 'phrònesis' aristotelica, o almeno alcuni suoi tratti basilari, e segnalare la virtù così qualificata non come puro possesso, 'ktèsis', ma come 'chrèsis', o attività. Il passo in questione viene anzitutto contestualizzato, tradotto ex novo, commentato e confrontato con altri analoghi del corpus platonicum; si riflette poi sul termine 'phrònesis', anche rispetto al suo verosimile significato nel linguaggio preplatonico; infine si provano a verificare possibili analogie con la 'phrònesis' aristotelica, soprattutto per com'essa è descritta nell' 'Etica Nicomachea'.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.