Viene preso in esame il caso di 5 episodi di sospetta API verificatasi tra luglio e agosto 1991 in un ospedale di Pittsburgh (Pennsylvania) su 237 pazienti ricoverati nel reparto di oncoematologia. Due diagnosi furno effettuate tramite l'isolamento di A. flavus da biopsia polmonare, tre con esame istopatologico di tessuto polmonare. In tutti i 5 casi di API si manifestò da 7 a 41 giorni dopo il ricovero. Tutti i pazienti erano neutropenici. Il confronto tra il numero di casi registrati nello stesso reparto nel periodo preepidemico (nessuno dei 1234 pz ospedalizzati) e periodo oggetto di studio (5 su 237 pz ospedalizzati) ha permesso di ipotizzare la diffusione di un'epidemia di API, giustificata dall'immunodeficienza dei pazienti e dai concomitanti lavori di ristrutturazione/costruzione interni ed esterni all'ospedale. L'isolamento e la tipizzazione molecolare del micorrganismo da prelievi ambientali effettuati nelle stanze del reparto hanno confermato la presenza di funghi geneticamente identici in 1 su 2 casi. In 3 su 5 casi non è stata eseguita alcuna indagine colturale. I soggetti a maggior rischio di infezione aspergillare sono pazienti immunodepressi con grave e prolungata neutropenia. A causa dell'altissima letalità, della difficoltà della diagnosi, della inadeguatezza dei presidi terapeutici, la profilassi dell'API è prioritaria
Aspergillosi invasiva nosocomiale e cantieri in ospedale
TARDIVO, Stefano;
2007-01-01
Abstract
Viene preso in esame il caso di 5 episodi di sospetta API verificatasi tra luglio e agosto 1991 in un ospedale di Pittsburgh (Pennsylvania) su 237 pazienti ricoverati nel reparto di oncoematologia. Due diagnosi furno effettuate tramite l'isolamento di A. flavus da biopsia polmonare, tre con esame istopatologico di tessuto polmonare. In tutti i 5 casi di API si manifestò da 7 a 41 giorni dopo il ricovero. Tutti i pazienti erano neutropenici. Il confronto tra il numero di casi registrati nello stesso reparto nel periodo preepidemico (nessuno dei 1234 pz ospedalizzati) e periodo oggetto di studio (5 su 237 pz ospedalizzati) ha permesso di ipotizzare la diffusione di un'epidemia di API, giustificata dall'immunodeficienza dei pazienti e dai concomitanti lavori di ristrutturazione/costruzione interni ed esterni all'ospedale. L'isolamento e la tipizzazione molecolare del micorrganismo da prelievi ambientali effettuati nelle stanze del reparto hanno confermato la presenza di funghi geneticamente identici in 1 su 2 casi. In 3 su 5 casi non è stata eseguita alcuna indagine colturale. I soggetti a maggior rischio di infezione aspergillare sono pazienti immunodepressi con grave e prolungata neutropenia. A causa dell'altissima letalità, della difficoltà della diagnosi, della inadeguatezza dei presidi terapeutici, la profilassi dell'API è prioritariaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.