Benary (1924), elaborando uno stimolo di contrasto simultaneo di bianchezza proposto da Wertheimer (1923), fu il primo a fornire una dimostrazione sistematica dell’inadeguatezza delle spiegazioni localiste del fenomeno. Più recentemente Agostini e Proffitt (1993) hanno dimostrato che, qualora si neutralizzino i fattori locali, l’appartenenza può produrre effetti di contrasto simultaneo di bianchezza anche in assenza di contiguità spaziale tra zone indotte e inducenti. In seguito, Agostini e Galmonte (2002) hanno trovato che l’effetto persiste anche in condizioni in cui i fattori locali sono contrapposti direttamente a quelli globali. In questo lavoro sperimentale si è voluto verificare se, utilizzando principi di organizzazione formale diversi da quelli utilizzati precedentemente, si ottengono sempre effetti di contrasto. Uno dei principi utilizzati è quello della sincronizzazione. In un altro esperimento, il principio di organizzazione percettiva utilizzato è stato il destino comune ma in una condizione in cui il movimento non era reale ma stroboscopico. I risultati indicano che l’effetto di contrasto si riduce quando l’appartenenza percettiva viene indotta unicamente dal movimento stroboscopico comune tra l’elemento indotto e gli elementi inducenti. In conclusione, in questi nuovi esperimenti si è osservato che la sincronizzazione e il movimento stroboscopico sono principi di unificazione percettiva efficaci qualora li si utilizzi per indurre contrasto simultaneo in ambito acromatico. I risultati confermano, quindi, quanto trovato in precedenza e cioè che l’appartenenza percettiva induce contrasto dimostrando ancora una volta l’inadeguatezza delle teorie del contrasto basate su principi d’inibizione laterale retinica.
Appartenenza percettiva e fenomeni di contrasto simultaneo.
GALMONTE, Alessandra;
2003-01-01
Abstract
Benary (1924), elaborando uno stimolo di contrasto simultaneo di bianchezza proposto da Wertheimer (1923), fu il primo a fornire una dimostrazione sistematica dell’inadeguatezza delle spiegazioni localiste del fenomeno. Più recentemente Agostini e Proffitt (1993) hanno dimostrato che, qualora si neutralizzino i fattori locali, l’appartenenza può produrre effetti di contrasto simultaneo di bianchezza anche in assenza di contiguità spaziale tra zone indotte e inducenti. In seguito, Agostini e Galmonte (2002) hanno trovato che l’effetto persiste anche in condizioni in cui i fattori locali sono contrapposti direttamente a quelli globali. In questo lavoro sperimentale si è voluto verificare se, utilizzando principi di organizzazione formale diversi da quelli utilizzati precedentemente, si ottengono sempre effetti di contrasto. Uno dei principi utilizzati è quello della sincronizzazione. In un altro esperimento, il principio di organizzazione percettiva utilizzato è stato il destino comune ma in una condizione in cui il movimento non era reale ma stroboscopico. I risultati indicano che l’effetto di contrasto si riduce quando l’appartenenza percettiva viene indotta unicamente dal movimento stroboscopico comune tra l’elemento indotto e gli elementi inducenti. In conclusione, in questi nuovi esperimenti si è osservato che la sincronizzazione e il movimento stroboscopico sono principi di unificazione percettiva efficaci qualora li si utilizzi per indurre contrasto simultaneo in ambito acromatico. I risultati confermano, quindi, quanto trovato in precedenza e cioè che l’appartenenza percettiva induce contrasto dimostrando ancora una volta l’inadeguatezza delle teorie del contrasto basate su principi d’inibizione laterale retinica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.