Obiettivo del presente paper è di analizzare il legame tra tecnologia dell’informazione e della comunicazione (ICT) e l’evoluzione delle forme organizzative, ponendo l’enfasi su come le ICT possano favorire nuove forme di collaborazione tra imprese. Si intende pertanto indagare questo fenomeno utilizzando come teoria di riferimento la Teoria dei Costi di Transazione (TCT), se ne studiano le implicazioni e i limiti. Nell’analizzare i limiti della TCT si tenterà di illustrare come la “Teoria dei network strategici” possa offrire utili contributi alla comprensione di nuovi fenomeni che stanno caratterizzando alcuni settori industriali. La teoria dei network strategici ha origine dalla suddivisione operata da Ouchi (Ouchi, 1980) relativamente ai meccanismi di governo gerarchico: egli distingue infatti le burocrazie dai clan, sulla base della congruenza degli obiettivi. In origine il concetto di clan viene applicato solo alle relazioni intra-aziendali mentre con la sua applicazione alle relazione inter-aziendali emerge il concetto di network. Secondo Thorelli (Thorelli, 1986) i network sono rappresentati da “due o più aziende che, grazie all’intensità della loro interazione, costituiscono un sottosistema di uno o più mercati”. Jarillo (Jarillo, 1988) definisce strategici quei network in cui vi sono legami di lunga durata tra diverse organizzazioni tali per cui le aziende facenti parte del network godono di un vantaggio competitivo rispetto ai competitors esterni. I network strategici si differenziano dall’integrazione verticale per la relativa indipendenza delle imprese partecipanti. La teoria dei network strategici espande la teoria dei costi di transazione nello spiegare l’emergere delle relazioni di lunga durata tra diverse imprese, enfatizzando l’abbattimento dei costi di transazione dovuto alle collaborazioni all’interno del network. Quando vi è alta compatibilità di obiettivi la collaborazione di più imprese in una relazione a network consente l’ottimizzazione delle diverse attività ad un costo totale inferiore rispetto a quello raggiungibile attraverso l’integrazione verticale. La teoria dei network strategici in sostanza tende a enfatizzare l’analisi sugli effetti di integrazione e quindi di collaborazione, rispetto a quanto previsto dalla teoria dei costi di transazione, la quale dà invece molta più importanza agli effetti di comunicazione e di brokeraggio. In generale si può affermare che l’evoluzione organizzativa è strettamente connessa con il processo di cambiamento tecnologico, ma non dipende da esso (Castells, 2000). Vi è convergenza e interazione tra un nuovo paradigma tecnologico e una nuova forma organizzativa. L’evoluzione tecnologica è causa ma anche effetto di quella organizzativa, vale a dire precede ma anche segue quest’ultima. Il superamento del modello fordista dà vita a nuove forme di collaborazione tra diverse imprese. In un contesto ambientale sempre più dinamico e allo stesso tempo meno prevedibile non sono più perseguibili forme organizzative accentrate e gerarchizzate: si tratta di capire qual è la dimensione che tende ad ottimizzare le performances dell’impresa e per fare questo si ricorre ai principi della teoria dei costi di transazione. Un’impresa ricorre alla gerarchia oppure al mercato sulla base di valutazioni di efficienza. Tali principi però entrano in crisi con l’introduzione dell’ICT (Information and Communication Technology).(...)

Dalla Teoria dei Costi di Transazione ai network organizzativi: il nuovo ruolo delle tecnologie di coordinamento

ROSSIGNOLI, Cecilia;
2005-01-01

Abstract

Obiettivo del presente paper è di analizzare il legame tra tecnologia dell’informazione e della comunicazione (ICT) e l’evoluzione delle forme organizzative, ponendo l’enfasi su come le ICT possano favorire nuove forme di collaborazione tra imprese. Si intende pertanto indagare questo fenomeno utilizzando come teoria di riferimento la Teoria dei Costi di Transazione (TCT), se ne studiano le implicazioni e i limiti. Nell’analizzare i limiti della TCT si tenterà di illustrare come la “Teoria dei network strategici” possa offrire utili contributi alla comprensione di nuovi fenomeni che stanno caratterizzando alcuni settori industriali. La teoria dei network strategici ha origine dalla suddivisione operata da Ouchi (Ouchi, 1980) relativamente ai meccanismi di governo gerarchico: egli distingue infatti le burocrazie dai clan, sulla base della congruenza degli obiettivi. In origine il concetto di clan viene applicato solo alle relazioni intra-aziendali mentre con la sua applicazione alle relazione inter-aziendali emerge il concetto di network. Secondo Thorelli (Thorelli, 1986) i network sono rappresentati da “due o più aziende che, grazie all’intensità della loro interazione, costituiscono un sottosistema di uno o più mercati”. Jarillo (Jarillo, 1988) definisce strategici quei network in cui vi sono legami di lunga durata tra diverse organizzazioni tali per cui le aziende facenti parte del network godono di un vantaggio competitivo rispetto ai competitors esterni. I network strategici si differenziano dall’integrazione verticale per la relativa indipendenza delle imprese partecipanti. La teoria dei network strategici espande la teoria dei costi di transazione nello spiegare l’emergere delle relazioni di lunga durata tra diverse imprese, enfatizzando l’abbattimento dei costi di transazione dovuto alle collaborazioni all’interno del network. Quando vi è alta compatibilità di obiettivi la collaborazione di più imprese in una relazione a network consente l’ottimizzazione delle diverse attività ad un costo totale inferiore rispetto a quello raggiungibile attraverso l’integrazione verticale. La teoria dei network strategici in sostanza tende a enfatizzare l’analisi sugli effetti di integrazione e quindi di collaborazione, rispetto a quanto previsto dalla teoria dei costi di transazione, la quale dà invece molta più importanza agli effetti di comunicazione e di brokeraggio. In generale si può affermare che l’evoluzione organizzativa è strettamente connessa con il processo di cambiamento tecnologico, ma non dipende da esso (Castells, 2000). Vi è convergenza e interazione tra un nuovo paradigma tecnologico e una nuova forma organizzativa. L’evoluzione tecnologica è causa ma anche effetto di quella organizzativa, vale a dire precede ma anche segue quest’ultima. Il superamento del modello fordista dà vita a nuove forme di collaborazione tra diverse imprese. In un contesto ambientale sempre più dinamico e allo stesso tempo meno prevedibile non sono più perseguibili forme organizzative accentrate e gerarchizzate: si tratta di capire qual è la dimensione che tende ad ottimizzare le performances dell’impresa e per fare questo si ricorre ai principi della teoria dei costi di transazione. Un’impresa ricorre alla gerarchia oppure al mercato sulla base di valutazioni di efficienza. Tali principi però entrano in crisi con l’introduzione dell’ICT (Information and Communication Technology).(...)
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/243449
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