La sentenza in commento di cui al caso "Unilever" concerne i rapporti di mercato cosiddetti «verticali», ossia — secondo l’invalso gergo antitrust — le relazioni imprenditoriali riconducibili alla distribuzione commerciale, la quale continua a rappresentare uno degli ambiti più controversi del diritto della concorrenza. In tale contesto, la pronuncia qui edita si segnala per un’importanza peculiare, che va oltre la controversia materiale in essere: infatti, nonostante l’interesse tutt’altro che secondario rivestito dalla vicenda nell’azione di enforcement dell’autorità nostrana, essa ha affrontato questioni pregiudiziali più profonde, che toccano l’assetto delle fattispecie fondamentali del diritto antitrust eurounitario, con risvolti teorici ed applicativi di indubbio rilievo. In particolare, la prima questione interpretativa rivolta alla Corte di giustizia riguarda i criteri rilevanti per riconoscere l’unitarietà economica di un’impresa secondo la relativa accezione antitrust, valutando la possibile sufficienza in tal senso di un certo livello di ingerenza effettiva sulle scelte commerciali dei distributori ovvero, alternativamente, la necessità di ravvisare nel relativo coordinamento contrattuale gli estremi di un collegamento “gerarchico” più strutturato in termini di controllo societario. La seconda questione, invece, riguarda lo standard probatorio valevole per il giudizio antitrust sulle clausole di esclusiva applicate nella distribuzione commerciale, ragionando dell’obbligatorietà di considerare il parametro del concorrente altrettanto efficiente, nonché ulteriori analisi economiche addotte a discarico dall’impresa dominante, ai fini dell’accertamento del relativo abuso di natura escludente.

Impresa unitaria e pratiche unilaterali nel trattamento concorrenziale della distribuzione commerciale

Calabrese Bernardo
2024-01-01

Abstract

La sentenza in commento di cui al caso "Unilever" concerne i rapporti di mercato cosiddetti «verticali», ossia — secondo l’invalso gergo antitrust — le relazioni imprenditoriali riconducibili alla distribuzione commerciale, la quale continua a rappresentare uno degli ambiti più controversi del diritto della concorrenza. In tale contesto, la pronuncia qui edita si segnala per un’importanza peculiare, che va oltre la controversia materiale in essere: infatti, nonostante l’interesse tutt’altro che secondario rivestito dalla vicenda nell’azione di enforcement dell’autorità nostrana, essa ha affrontato questioni pregiudiziali più profonde, che toccano l’assetto delle fattispecie fondamentali del diritto antitrust eurounitario, con risvolti teorici ed applicativi di indubbio rilievo. In particolare, la prima questione interpretativa rivolta alla Corte di giustizia riguarda i criteri rilevanti per riconoscere l’unitarietà economica di un’impresa secondo la relativa accezione antitrust, valutando la possibile sufficienza in tal senso di un certo livello di ingerenza effettiva sulle scelte commerciali dei distributori ovvero, alternativamente, la necessità di ravvisare nel relativo coordinamento contrattuale gli estremi di un collegamento “gerarchico” più strutturato in termini di controllo societario. La seconda questione, invece, riguarda lo standard probatorio valevole per il giudizio antitrust sulle clausole di esclusiva applicate nella distribuzione commerciale, ragionando dell’obbligatorietà di considerare il parametro del concorrente altrettanto efficiente, nonché ulteriori analisi economiche addotte a discarico dall’impresa dominante, ai fini dell’accertamento del relativo abuso di natura escludente.
2024
Concorrenza - Distribuzione commerciale - Nozione di impresa - Abuso di posizione dominante - Effetti escludenti - Onere della prova
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