L’articolo si propone di valutare l’azione dell’Ue nel settore della migrazione legale a fini lavorativi, ripercorrendone le principali tappe a partire dal Consiglio europeo di Tampere del 1999 fino al momento attuale. L’analisi si concentra sui principali strumenti normativi adottati dal legislatore europeo, considerandone impatto ed efficacia, per poi concludere con una valutazione complessiva sulla politica d’immigrazione per motivi lavorativi dell’Unione e, in particolare, sul quesito se la stessa possa effettivamente dirsi «comune» secondo quanto previsto dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea all’art. 79.

Vie legali economiche e migrazione ai fini lavorativi: il ritardo della «politica comune» dell'Ue

Francesco Luigi Gatta
2020-01-01

Abstract

L’articolo si propone di valutare l’azione dell’Ue nel settore della migrazione legale a fini lavorativi, ripercorrendone le principali tappe a partire dal Consiglio europeo di Tampere del 1999 fino al momento attuale. L’analisi si concentra sui principali strumenti normativi adottati dal legislatore europeo, considerandone impatto ed efficacia, per poi concludere con una valutazione complessiva sulla politica d’immigrazione per motivi lavorativi dell’Unione e, in particolare, sul quesito se la stessa possa effettivamente dirsi «comune» secondo quanto previsto dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea all’art. 79.
2020
Unione europea, Migrazione, Diritti umani
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/1144733
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