L’esistenza di statue animate rappresentanti Cristo utilizzate nelle celebrazioni pasquali durante il periodo medioevale è oramai una conoscenza assodata e diffusa. In alcune regioni d’Italia, come ad esempio l’Umbria o la Toscana, il gran numero di fonti scritte hanno permesso di inquadrare in modo concreto tale fenomeno artistico e popolare. Nel caso della città di Venezia, invece, le fonti sono scarne e, finora, non è stato possibile identificare facilmente la funzione e i contesti dell’utilizzo dei crocifissi con le braccia snodabili. La presente proposta si vuole articolare su due binari in stretta relazione tra loro. Il primo è la presentazione e l’analisi stilistica dei crocifissi con le braccia mobili di fattura veneziana: l’esemplare conservato nel Convento delle Eremite, il Crocifisso oggi a San Francesco della Vigna ma proveniente da San Michele in Isola e il Cristo mobile del monastero di Sant’Antonio Abate ad Arbe (HR). I primi due esemplari risalgono al XV secolo e pur essendo già stati pubblicati in volumi e articoli dedicati alla scultura lignea veneziana, non sono mai stati studiati in quanto opere drammatiche e nemmeno in relazione al più tardo esemplare di Arbe. Il secondo binario su cui si articola la proposta è rappresentato dalla liturgia coeva alle sculture: si sono cercate le fonti manoscritte più vicine alle tradizioni drammatiche veneziane per poter ipotizzare i testi che dovevano accompagnare le sacre rappresentazioni pasquali di cui i crocifissi dovevano essere i protagonisti. Ne risulta un panorama ancora incompleto ma pieno di suggestioni, che restituisce non solo la dimestichezza degli intagliatori e le loro capacità artistiche, ma anche la vivacità dei riti e il coinvolgimento sensoriale dei fedeli.
I crocifissi lignei con le braccia mobili di fattura veneziana. Alcune proposte di utilizzo liturgico
Arianna Favaretto Cortese
2023-01-01
Abstract
L’esistenza di statue animate rappresentanti Cristo utilizzate nelle celebrazioni pasquali durante il periodo medioevale è oramai una conoscenza assodata e diffusa. In alcune regioni d’Italia, come ad esempio l’Umbria o la Toscana, il gran numero di fonti scritte hanno permesso di inquadrare in modo concreto tale fenomeno artistico e popolare. Nel caso della città di Venezia, invece, le fonti sono scarne e, finora, non è stato possibile identificare facilmente la funzione e i contesti dell’utilizzo dei crocifissi con le braccia snodabili. La presente proposta si vuole articolare su due binari in stretta relazione tra loro. Il primo è la presentazione e l’analisi stilistica dei crocifissi con le braccia mobili di fattura veneziana: l’esemplare conservato nel Convento delle Eremite, il Crocifisso oggi a San Francesco della Vigna ma proveniente da San Michele in Isola e il Cristo mobile del monastero di Sant’Antonio Abate ad Arbe (HR). I primi due esemplari risalgono al XV secolo e pur essendo già stati pubblicati in volumi e articoli dedicati alla scultura lignea veneziana, non sono mai stati studiati in quanto opere drammatiche e nemmeno in relazione al più tardo esemplare di Arbe. Il secondo binario su cui si articola la proposta è rappresentato dalla liturgia coeva alle sculture: si sono cercate le fonti manoscritte più vicine alle tradizioni drammatiche veneziane per poter ipotizzare i testi che dovevano accompagnare le sacre rappresentazioni pasquali di cui i crocifissi dovevano essere i protagonisti. Ne risulta un panorama ancora incompleto ma pieno di suggestioni, che restituisce non solo la dimestichezza degli intagliatori e le loro capacità artistiche, ma anche la vivacità dei riti e il coinvolgimento sensoriale dei fedeli.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.