Il caso della Sala delle Muse di Paolo Farinati, conservata oggi presso il Museo degli Affreschi “G.B Cavalcaselle” di Verona e proveniente da palazzo Ridolfi ai Filippini, è solo uno dei moltissimi esempi di opere d’arte che presentano una vicenda conservativa peculiare, che si pone come un tassello imprescindibile per la ricostruzione di un contesto ampio e articolato, che dalla nascita dell’opera giunge alla musealizzazione contemporanea. L’intricata vicenda di acquisizione di circa cento metri quadri di pittura murale attribuita al Farinati da parte del Comune di Verona, a metà del Novecento, pone una serie di interrogativi sul ruolo ricoperto dell’opera all’interno di una società e della necessità della medesima di conservarla, come simbolo di un’identità collettiva. Studiare un’opera, partendo da quelli che sono considerati i margini della sua storia – questioni strettamente legate alle vicende conservative, che non prescindono però dagli aspetti storico-artistici dell’oggetto – porta a sviluppare un approccio interdisciplinare alla storia dell’arte, che permette di ampliarne i confini, andando a toccare tematiche filosofiche, come l’etica del restauro, tecniche, come lo studio dei materiali di realizzazione e delle operazioni di conservazione dell’oggetto, e di pura critica museografica, attraverso la discussione del valore che l’opera ha assunto nel tempo per la collettività e per un sistema culturale.
Tra restauro e museologia: il caso della Sala delle Muse di Paolo Farinati
Giulia Adami
2023-01-01
Abstract
Il caso della Sala delle Muse di Paolo Farinati, conservata oggi presso il Museo degli Affreschi “G.B Cavalcaselle” di Verona e proveniente da palazzo Ridolfi ai Filippini, è solo uno dei moltissimi esempi di opere d’arte che presentano una vicenda conservativa peculiare, che si pone come un tassello imprescindibile per la ricostruzione di un contesto ampio e articolato, che dalla nascita dell’opera giunge alla musealizzazione contemporanea. L’intricata vicenda di acquisizione di circa cento metri quadri di pittura murale attribuita al Farinati da parte del Comune di Verona, a metà del Novecento, pone una serie di interrogativi sul ruolo ricoperto dell’opera all’interno di una società e della necessità della medesima di conservarla, come simbolo di un’identità collettiva. Studiare un’opera, partendo da quelli che sono considerati i margini della sua storia – questioni strettamente legate alle vicende conservative, che non prescindono però dagli aspetti storico-artistici dell’oggetto – porta a sviluppare un approccio interdisciplinare alla storia dell’arte, che permette di ampliarne i confini, andando a toccare tematiche filosofiche, come l’etica del restauro, tecniche, come lo studio dei materiali di realizzazione e delle operazioni di conservazione dell’oggetto, e di pura critica museografica, attraverso la discussione del valore che l’opera ha assunto nel tempo per la collettività e per un sistema culturale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.