Il contributo intende proporre una lettura delle tre commedie in prosa che l’abate padovano Vincenzo Rota pubblicò anonime a Venezia, presso Simone Occhi ("La zoccoletta pietosa", 1743; "La morta viva", 1747), e a Lugano, per le edizioni Agnelli ("Il fantasima", 1748). Novelliere, poeta e traduttore sorretto da una vena satirica brillante (il romanzo libertino "Lo speziale di qualità o sia il celebre lavativo", del 1767), Rota dichiara di voler promuovere la correzione dei costumi attraverso il teatro, perseguendo quindi un intento morale che presenta tratti assimilabili a quelli di Goldoni. Seguace del modello comico fiorentino cinquecentesco, l’autore propone intrecci elaborati che nulla lasciano all’improvvisazione, e dialoghi di notevole impegno letterario. Soprattutto nell’opera più tarda, dove è preponderante l’impronta della novellistica (in particolare una delle "Cene" del Lasca, che circolò manoscritta prima ancora che venisse stampata a Parigi, nel 1756), si affinano le armi della satira nei confronti della finta devozione delle donne, spesso verificata personalmente dal Rota durante la sua attività pastorale.
Travestimento e contaminazione: le scritture teatrali di Vincenzo Rota (1703-1785)
Salvade' A. M.
2015-01-01
Abstract
Il contributo intende proporre una lettura delle tre commedie in prosa che l’abate padovano Vincenzo Rota pubblicò anonime a Venezia, presso Simone Occhi ("La zoccoletta pietosa", 1743; "La morta viva", 1747), e a Lugano, per le edizioni Agnelli ("Il fantasima", 1748). Novelliere, poeta e traduttore sorretto da una vena satirica brillante (il romanzo libertino "Lo speziale di qualità o sia il celebre lavativo", del 1767), Rota dichiara di voler promuovere la correzione dei costumi attraverso il teatro, perseguendo quindi un intento morale che presenta tratti assimilabili a quelli di Goldoni. Seguace del modello comico fiorentino cinquecentesco, l’autore propone intrecci elaborati che nulla lasciano all’improvvisazione, e dialoghi di notevole impegno letterario. Soprattutto nell’opera più tarda, dove è preponderante l’impronta della novellistica (in particolare una delle "Cene" del Lasca, che circolò manoscritta prima ancora che venisse stampata a Parigi, nel 1756), si affinano le armi della satira nei confronti della finta devozione delle donne, spesso verificata personalmente dal Rota durante la sua attività pastorale.File | Dimensione | Formato | |
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