Il turista che si appresta a visitare una città di antica fondazione come Verona, si trova attualmente attorniato da un numero così cospicuo di monumenti, vere e proprie opere d’arte a cielo aperto, da non percepire talvolta il ruolo chiave del sistema museale cittadino. I musei civici, nati come monumenti per sé stessi grazie al loro intrinseco valore storico, si sono evoluti nel tempo, sviluppando, quando possibile, nuove attività per avvicinare il pubblico all’arte e alla sua conservazione; da meri “contenitori” di collezioni multiformi a luoghi di salvaguardia per quelle opere che sono state sradicate dalla loro originale collocazione a causa dei più svariati avvenimenti storici. Il limite più complesso da oltrepassare per un museo civico, proprio perché strettamente legato alle logiche della fruizione turistica, è quello di riuscire a promuovere il sito come percorso imprescindibile per la conoscenza della città nelle sue originarie sembianze, la ricostruzione di un viaggio nella “città che non esiste più”. Due casi studio veronesi, il Museo degli Affreschi dedicato a Giambattista Cavalcaselle e il Museo di Castelvecchio, mostrano rispettivamente il lavoro compiuto negli anni dai soprintendenti e dall’amministrazione pubblica in materia di salvaguardia del genius loci cittadino, nel primo caso con la ricostruzione della Urbs picta, i cui lacerti ad affresco sono stati magistralmente allestiti in un convento francescano duecentesco e il secondo che, grazie all’ancora attuale riallestimento scarpiano, ospita le ricostruzioni di ambienti, perlopiù provenienti da complessi religiosi, recuperati e salvati dalle drammatiche distruzioni dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Si propone di ripercorrere la storia delle collezioni dei due musei in relazione al ruolo svolto dal circuito dei musei civici nella città di Verona per valutare l’impatto che questa tipologia museale ha avuto negli anni sul pubblico e come la percezione dei fruitori sia cambiata nel corso del tempo, fino a sfociare nel primato di quello che oggi possiamo riconoscere come un turismo un “specializzato”.
Per la ricostruzione della città perduta: Verona e i musei civici
Giulia Adami
2017-01-01
Abstract
Il turista che si appresta a visitare una città di antica fondazione come Verona, si trova attualmente attorniato da un numero così cospicuo di monumenti, vere e proprie opere d’arte a cielo aperto, da non percepire talvolta il ruolo chiave del sistema museale cittadino. I musei civici, nati come monumenti per sé stessi grazie al loro intrinseco valore storico, si sono evoluti nel tempo, sviluppando, quando possibile, nuove attività per avvicinare il pubblico all’arte e alla sua conservazione; da meri “contenitori” di collezioni multiformi a luoghi di salvaguardia per quelle opere che sono state sradicate dalla loro originale collocazione a causa dei più svariati avvenimenti storici. Il limite più complesso da oltrepassare per un museo civico, proprio perché strettamente legato alle logiche della fruizione turistica, è quello di riuscire a promuovere il sito come percorso imprescindibile per la conoscenza della città nelle sue originarie sembianze, la ricostruzione di un viaggio nella “città che non esiste più”. Due casi studio veronesi, il Museo degli Affreschi dedicato a Giambattista Cavalcaselle e il Museo di Castelvecchio, mostrano rispettivamente il lavoro compiuto negli anni dai soprintendenti e dall’amministrazione pubblica in materia di salvaguardia del genius loci cittadino, nel primo caso con la ricostruzione della Urbs picta, i cui lacerti ad affresco sono stati magistralmente allestiti in un convento francescano duecentesco e il secondo che, grazie all’ancora attuale riallestimento scarpiano, ospita le ricostruzioni di ambienti, perlopiù provenienti da complessi religiosi, recuperati e salvati dalle drammatiche distruzioni dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Si propone di ripercorrere la storia delle collezioni dei due musei in relazione al ruolo svolto dal circuito dei musei civici nella città di Verona per valutare l’impatto che questa tipologia museale ha avuto negli anni sul pubblico e come la percezione dei fruitori sia cambiata nel corso del tempo, fino a sfociare nel primato di quello che oggi possiamo riconoscere come un turismo un “specializzato”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.