La ricerca nelle scienze umane e sociali nel prossimo programma quadro: Le conferenze della presidenza austriaca del Consiglio dell’Unione Europea. Si parla poco in queste settimane dei negoziati per Horizon Europe, il nono programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione, al quale saranno destinati, così le intenzioni, non meno di 100 miliardi di euro nel piano finanziario pluriennale 2021-2027. Eppure Horizon Europe, oggi, è in tre posizioni: la proposta della Commissione, le relazioni del Parlamento (a Strasburgo, all’indomani dell’attacco terroristico), la relazione parziale del Consiglio. Il 9 gennaio ha avuto inizio il negoziato inter-istituzionale (trilogo formale) sul solo regolamento, che porterà a un testo condiviso e ai contenuti definitivi del programma. Una buona notizia, certo. Chi però legge il documento 2018/0224(COD) pubblicato il 3 dicembre dal Consiglio dell’Unione Europea avendo a cuore la ricerca nelle scienze umane e sociali nota subito che il titolo del cluster «Società inclusiva e sicura» di Horizon Europe, dedicato alle «trasformazioni socio-economiche che contribuiscono all’inclusione e alla crescita», è assai diverso da quello della sfida sociale 6 «Società inclusive, innovative e riflessive», sua corrispondente in Horizon 2020. Gli emendamenti proposti finora dagli eurodeputati sono in fase di discussione, ma è lecito chiedersi quale sarà la sorte delle «società riflessive», ovvero delle società pensanti. Alcuni tentativi di rispondere a questa domanda sono stati fatti nelle tre conferenze di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea organizzate a Vienna per il lancio della ESFRI Roadmap 2018 del Forum Strategico Europeo sulle Infrastrutture di Ricerca (10 settembre), per la conferenza internazionale sulle infrastrutture di ricerca ICRI2018, dove per infrastrutture di ricerca si intendono le strutture, le risorse e i servizi usate dalla comunità scientifica per fare ricerca e produrre innovazione (11-14 settembre), e infine per la conferenza SSH Impact (28-29 novembre), dedicata all’impatto della ricerca nelle scienze umane e sociali. Quest’ultima fu aperta dal ministro federale austriaco dell’educazione, la scienza e la ricerca, il professor Heinz Faßmann, che ha insistito sul fatto che le sfide del nostro tempo non possono essere risolte solo dalle scienze naturali e l’ingegneria, poiché anche la ricerca nelle scienze umane e sociali produce innovazione. Inoltre, tutte le discipline devono lavorare assieme e la prospettiva critica e auto-riflessiva delle scienze umane e sociali è indispensabile perché mette costantemente in questione gli schemi stabiliti. Per quel che riguarda le «società riflessive», se la convenzione quadro di Faro dell’Unesco sul valore del patrimonio culturale per la società (2007) aveva incoraggiato la riflessione sul ruolo dei cittadini nel processo di definizione, creazione e gestione dell’ambiente culturale nel quale la società si sviluppa, in Horizon Europe sembra predominerà invece l’approccio del cosiddetto embedding, secondo il quale la riflessività non solo non dovrebbe mai venir meno, ma verrebbe anzi mobilitata con l’esplicita richiesta (da valutare per le graduatorie dei progetti) che gli scienziati, le pratiche scientifiche, il governo della scienza e la società stessa divengano più riflessivi, ad esempio per ripensare l’intelligenza artificiale, il potenziamento umano, la frammentazione del sapere, la capacità di concentrazione e l’accesso ai dati. ESFRI Roadmap 2018 e ICRI 2018 hanno segnato importanti passi in avanti per l’ampliamento del gruppo di infrastrutture di ricerca «Innovazione Sociale e Culturale», che attualmente sono nove: CESSDA ERIC (Council of European Social Science Data Archives) che raccoglie in una rete gli archivi delle scienze sociali; CLARIN ERIC (Common Language Resources and Technology Infrastructure) per la linguistica; DARIAH ERIC (Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities) per le arti e l’informatica umanistica; EHRI (European Holocaust Research Infrastructure) per la ricerca sull’Olocausto; E-RIHS (European Research Infrastructure for Heritage Science) per la scienza del patrimonio culturale, ovvero per la sua interpretazione, conservazione, documentazione e gestione; ESS ERIC (European Social Survey) per la rilevazione del benessere della popolazione; OPERAS (Open Scholarly Communication in Europe) per le pubblicazioni open science; RESILIENCE (Religious Studies Infrastructure: Libraries, Experts, Nodes and Centres) per le scienze religiose; e infine SHARE ERIC (Survey on Health, Ageing, and Retirement in Europe) per la società che invecchia. L’Italia continua a svolgere una funzione di apripista per il sistema della ricerca europea con l’Istituto Nazionale di Ottica-CNR capofila di E-RIHS e la Fondazione Scienze Religiose Giovanni XXIII capofila di RESILIENCE, mentre l’Istituto di Linguistica Computazionale-CNR, l’Opera del Vocabolario Italiano-CNR, l’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee-CNR e l’Università di Padova sono tra i fondatori, rispettivamente, di CLARIN ERIC, DARIAH ERIC, OPERAS e SHARE ERIC. Non si può concludere senza un tributo alla monumentale opera di Guido Martinotti, tra gli inventori dell’idea stessa di infrastruttura di ricerca, che all’Università di Milano Bicocca faceva nascere CESSDA ERIC e ESS ERIC. ESFRI-European Strategy Forum on Research Infrastructures: Roadmap 2018, EC, Bruxelles 2018 Impact of Social Sciences and Humanities for a European Research Agenda: Valuation of SSH in Mission Oriented Research, BMBWF, Vienna 2018.

Horizon Europe: I rischi di una società meno pensante

Pozzo, Riccardo
2019-01-01

Abstract

La ricerca nelle scienze umane e sociali nel prossimo programma quadro: Le conferenze della presidenza austriaca del Consiglio dell’Unione Europea. Si parla poco in queste settimane dei negoziati per Horizon Europe, il nono programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione, al quale saranno destinati, così le intenzioni, non meno di 100 miliardi di euro nel piano finanziario pluriennale 2021-2027. Eppure Horizon Europe, oggi, è in tre posizioni: la proposta della Commissione, le relazioni del Parlamento (a Strasburgo, all’indomani dell’attacco terroristico), la relazione parziale del Consiglio. Il 9 gennaio ha avuto inizio il negoziato inter-istituzionale (trilogo formale) sul solo regolamento, che porterà a un testo condiviso e ai contenuti definitivi del programma. Una buona notizia, certo. Chi però legge il documento 2018/0224(COD) pubblicato il 3 dicembre dal Consiglio dell’Unione Europea avendo a cuore la ricerca nelle scienze umane e sociali nota subito che il titolo del cluster «Società inclusiva e sicura» di Horizon Europe, dedicato alle «trasformazioni socio-economiche che contribuiscono all’inclusione e alla crescita», è assai diverso da quello della sfida sociale 6 «Società inclusive, innovative e riflessive», sua corrispondente in Horizon 2020. Gli emendamenti proposti finora dagli eurodeputati sono in fase di discussione, ma è lecito chiedersi quale sarà la sorte delle «società riflessive», ovvero delle società pensanti. Alcuni tentativi di rispondere a questa domanda sono stati fatti nelle tre conferenze di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea organizzate a Vienna per il lancio della ESFRI Roadmap 2018 del Forum Strategico Europeo sulle Infrastrutture di Ricerca (10 settembre), per la conferenza internazionale sulle infrastrutture di ricerca ICRI2018, dove per infrastrutture di ricerca si intendono le strutture, le risorse e i servizi usate dalla comunità scientifica per fare ricerca e produrre innovazione (11-14 settembre), e infine per la conferenza SSH Impact (28-29 novembre), dedicata all’impatto della ricerca nelle scienze umane e sociali. Quest’ultima fu aperta dal ministro federale austriaco dell’educazione, la scienza e la ricerca, il professor Heinz Faßmann, che ha insistito sul fatto che le sfide del nostro tempo non possono essere risolte solo dalle scienze naturali e l’ingegneria, poiché anche la ricerca nelle scienze umane e sociali produce innovazione. Inoltre, tutte le discipline devono lavorare assieme e la prospettiva critica e auto-riflessiva delle scienze umane e sociali è indispensabile perché mette costantemente in questione gli schemi stabiliti. Per quel che riguarda le «società riflessive», se la convenzione quadro di Faro dell’Unesco sul valore del patrimonio culturale per la società (2007) aveva incoraggiato la riflessione sul ruolo dei cittadini nel processo di definizione, creazione e gestione dell’ambiente culturale nel quale la società si sviluppa, in Horizon Europe sembra predominerà invece l’approccio del cosiddetto embedding, secondo il quale la riflessività non solo non dovrebbe mai venir meno, ma verrebbe anzi mobilitata con l’esplicita richiesta (da valutare per le graduatorie dei progetti) che gli scienziati, le pratiche scientifiche, il governo della scienza e la società stessa divengano più riflessivi, ad esempio per ripensare l’intelligenza artificiale, il potenziamento umano, la frammentazione del sapere, la capacità di concentrazione e l’accesso ai dati. ESFRI Roadmap 2018 e ICRI 2018 hanno segnato importanti passi in avanti per l’ampliamento del gruppo di infrastrutture di ricerca «Innovazione Sociale e Culturale», che attualmente sono nove: CESSDA ERIC (Council of European Social Science Data Archives) che raccoglie in una rete gli archivi delle scienze sociali; CLARIN ERIC (Common Language Resources and Technology Infrastructure) per la linguistica; DARIAH ERIC (Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities) per le arti e l’informatica umanistica; EHRI (European Holocaust Research Infrastructure) per la ricerca sull’Olocausto; E-RIHS (European Research Infrastructure for Heritage Science) per la scienza del patrimonio culturale, ovvero per la sua interpretazione, conservazione, documentazione e gestione; ESS ERIC (European Social Survey) per la rilevazione del benessere della popolazione; OPERAS (Open Scholarly Communication in Europe) per le pubblicazioni open science; RESILIENCE (Religious Studies Infrastructure: Libraries, Experts, Nodes and Centres) per le scienze religiose; e infine SHARE ERIC (Survey on Health, Ageing, and Retirement in Europe) per la società che invecchia. L’Italia continua a svolgere una funzione di apripista per il sistema della ricerca europea con l’Istituto Nazionale di Ottica-CNR capofila di E-RIHS e la Fondazione Scienze Religiose Giovanni XXIII capofila di RESILIENCE, mentre l’Istituto di Linguistica Computazionale-CNR, l’Opera del Vocabolario Italiano-CNR, l’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee-CNR e l’Università di Padova sono tra i fondatori, rispettivamente, di CLARIN ERIC, DARIAH ERIC, OPERAS e SHARE ERIC. Non si può concludere senza un tributo alla monumentale opera di Guido Martinotti, tra gli inventori dell’idea stessa di infrastruttura di ricerca, che all’Università di Milano Bicocca faceva nascere CESSDA ERIC e ESS ERIC. ESFRI-European Strategy Forum on Research Infrastructures: Roadmap 2018, EC, Bruxelles 2018 Impact of Social Sciences and Humanities for a European Research Agenda: Valuation of SSH in Mission Oriented Research, BMBWF, Vienna 2018.
2019
social and cultural innovation
Horizon 2020
Horizon Europe
research infrastructures
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