This essay aims to analyse the cons.V from Bartolomeo Cipolla’s collection of consilia criminalia, concerning the case of a wife’s poisoning of her husband, acting in complicity with her lover. The doubts de iure about the case arise from the fact that during the trial the defence provides proof that the husband had been banished from the town years earlier, guilty of committing murder. The Statutes of Salò, like almost all municipal statutes, allowed outlaws to be offended with impunity, so the jurist must resolve two doubts: whether the state law should extend to the hypothesis of the outlaw being killed and if so, whether the wife should go unpunished if she kills her husband. Firstly, Cipolla considers the interpretation of the charter and allows the rule to be extended to the killing of the banished person. Then he finds that natural law is in contrast with positive law and declares that the rules of natural law prevail over those of the statutes and forbid the killing of a family member, including the spouse. Therefore the woman (and her accomplice) cannot benefit from the statute law on banishment and must be punished with death, in analogy with the crime of patricide.

Il presente saggio intende analizzare il cons. V della raccolta dei consilia criminalia di Bartolomeo Cipolla, riguardante il caso del veneficio del marito da parte della moglie, che agisce con la complicità dell’amante. I dubbi de iure sul caso nascono dal fatto che durante il processo la difesa fornisce la prova che il marito ucciso era stato anni prima bandito dal territorio cittadino, perché colpevole della commissione di un omicidio. Poiché lo statuto di Salò, come quasi tutti gli statuti cittadini, prevede che si possa recare offesa al bandito senza essere puniti, il giurista deve risolvere due dubbi: se la norma dello statuto debba estendersi anche all’ipotesi dell’omicidio del bandito e, in caso affermativo, se debba comunque ammettersi che la moglie possa uccidere impunemente il marito. Cipolla in primo luogo affronta il tema della interpretazione dello statuto ed ammette l’estensione della norma statutaria all’uccisione della persona bandita; in secondo luogo individua un contrasto tra il diritto naturale e il diritto positivo ed afferma che le regole del diritto naturale prevalgono su quelle dello statuto e vietano di uccidere chi è legato da vincoli di parentela stretta ed anche il coniuge. Pertanto la donna (e il complice) non può giovarsi della regola statutaria sul bando e deve essere punita con la morte, in analogia con il crimine di parricidio.

«ultimo suplitio puniri»: la condanna della moglie omicida in un consilium di Bartolomeo Cipolla

Rossi, Giovanni
2018-01-01

Abstract

This essay aims to analyse the cons.V from Bartolomeo Cipolla’s collection of consilia criminalia, concerning the case of a wife’s poisoning of her husband, acting in complicity with her lover. The doubts de iure about the case arise from the fact that during the trial the defence provides proof that the husband had been banished from the town years earlier, guilty of committing murder. The Statutes of Salò, like almost all municipal statutes, allowed outlaws to be offended with impunity, so the jurist must resolve two doubts: whether the state law should extend to the hypothesis of the outlaw being killed and if so, whether the wife should go unpunished if she kills her husband. Firstly, Cipolla considers the interpretation of the charter and allows the rule to be extended to the killing of the banished person. Then he finds that natural law is in contrast with positive law and declares that the rules of natural law prevail over those of the statutes and forbid the killing of a family member, including the spouse. Therefore the woman (and her accomplice) cannot benefit from the statute law on banishment and must be punished with death, in analogy with the crime of patricide.
2018
Bartolomeo Cipolla,
consilium,
diritto criminale moderno,
bando,
parricidio
Il presente saggio intende analizzare il cons. V della raccolta dei consilia criminalia di Bartolomeo Cipolla, riguardante il caso del veneficio del marito da parte della moglie, che agisce con la complicità dell’amante. I dubbi de iure sul caso nascono dal fatto che durante il processo la difesa fornisce la prova che il marito ucciso era stato anni prima bandito dal territorio cittadino, perché colpevole della commissione di un omicidio. Poiché lo statuto di Salò, come quasi tutti gli statuti cittadini, prevede che si possa recare offesa al bandito senza essere puniti, il giurista deve risolvere due dubbi: se la norma dello statuto debba estendersi anche all’ipotesi dell’omicidio del bandito e, in caso affermativo, se debba comunque ammettersi che la moglie possa uccidere impunemente il marito. Cipolla in primo luogo affronta il tema della interpretazione dello statuto ed ammette l’estensione della norma statutaria all’uccisione della persona bandita; in secondo luogo individua un contrasto tra il diritto naturale e il diritto positivo ed afferma che le regole del diritto naturale prevalgono su quelle dello statuto e vietano di uccidere chi è legato da vincoli di parentela stretta ed anche il coniuge. Pertanto la donna (e il complice) non può giovarsi della regola statutaria sul bando e deve essere punita con la morte, in analogia con il crimine di parricidio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/983606
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