Lo scenario del mercato del lavoro a cui assistiamo oggi in Italia è composto da una progressiva proliferazione di contratti non standard. Ciò comporta in primo luogo un problema di cittadinanza e di welfare, a causa della minore o semi-inesistente possibilità di accesso ai diritti sociali che queste forme di impiego consentono (ai diritti pensionistici, ai congedi retribuiti di malattia, maternità, disoccupazione, ecc.). A fronte di questa situazione di severa precarietà ed assenza di accesso alle risorse del welfare, tuttavia, nel corso degli ultimi dieci anni l’Italia ha visto la nascita ed il consolidamento di un articolato movimento sociale di contrasto alla precarietà agito in prima persona proprio dalla generazione più duramente colpita dal processo di deregolamentazione del mercato del lavoro: giovani, donne e "cognitari". Questo movimento in prima battuta ha concentrato i propri sforzi nella riscrittura del lessico e dell’immaginario simbolico sul lavoro, nel tentativo di consolidare i precari come soggettività collettiva oltre le sue tradizionali rappresentazioni. Negli ultimi anni, tuttavia, a questo processo di "autorappresentazione" va affiancandosi un processo di "auto-rappresentanza": una fattiva auto-organizzazione di precari nel gestire le conflittualità sui luoghi di lavoro. In uno scenario di sfiducia nei confronti dei partiti e dei sindacati nell’affrontare la questione della precarietà, infatti, questi movimenti dimostrano una scarsa attitudine alla delega del conflitto, promuovendo invece modalità di azione fondate sul modulo organizzativo della rete, sulla condivisione dei saperi e sulla rappresentanza diretta. Obiettivo di questo articolo è esplorare criticamente due esperienze di auto-organizzazione di lavoratori e lavoratrici precari/e, in relazione all’attuale crisi della rappresentanza attraversata dalle tradizionali organizzazioni sindacali, soprattutto per quanto riguarda i giovani lavoratori e i rapporti di lavoro non standard.

“Inspira e cospira. Forme di auto-organizzazione del precariato in Italia”

Giulia Selmi;
2011-01-01

Abstract

Lo scenario del mercato del lavoro a cui assistiamo oggi in Italia è composto da una progressiva proliferazione di contratti non standard. Ciò comporta in primo luogo un problema di cittadinanza e di welfare, a causa della minore o semi-inesistente possibilità di accesso ai diritti sociali che queste forme di impiego consentono (ai diritti pensionistici, ai congedi retribuiti di malattia, maternità, disoccupazione, ecc.). A fronte di questa situazione di severa precarietà ed assenza di accesso alle risorse del welfare, tuttavia, nel corso degli ultimi dieci anni l’Italia ha visto la nascita ed il consolidamento di un articolato movimento sociale di contrasto alla precarietà agito in prima persona proprio dalla generazione più duramente colpita dal processo di deregolamentazione del mercato del lavoro: giovani, donne e "cognitari". Questo movimento in prima battuta ha concentrato i propri sforzi nella riscrittura del lessico e dell’immaginario simbolico sul lavoro, nel tentativo di consolidare i precari come soggettività collettiva oltre le sue tradizionali rappresentazioni. Negli ultimi anni, tuttavia, a questo processo di "autorappresentazione" va affiancandosi un processo di "auto-rappresentanza": una fattiva auto-organizzazione di precari nel gestire le conflittualità sui luoghi di lavoro. In uno scenario di sfiducia nei confronti dei partiti e dei sindacati nell’affrontare la questione della precarietà, infatti, questi movimenti dimostrano una scarsa attitudine alla delega del conflitto, promuovendo invece modalità di azione fondate sul modulo organizzativo della rete, sulla condivisione dei saperi e sulla rappresentanza diretta. Obiettivo di questo articolo è esplorare criticamente due esperienze di auto-organizzazione di lavoratori e lavoratrici precari/e, in relazione all’attuale crisi della rappresentanza attraversata dalle tradizionali organizzazioni sindacali, soprattutto per quanto riguarda i giovani lavoratori e i rapporti di lavoro non standard.
2011
Precarietà, movimenti sociali, sindacato, rappresentanza, conflitto, auto-organizzazione
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