Si è d’accordo che una biblioteca digitale sia uno spazio nel quale mettere insieme collezioni, servizi e persone per la creazione, l’accesso e la conservazione dei dati e dunque per l’informazione e la conoscenza. La prima occorrenza del sintagma risale al 1971; e la prima digital library fu il progetto Gutenberg (www.gutenberg.org), avviato da Michael Hart con l’obiettivo di costituire una biblioteca di versioni elettroniche liberamente riproducibili di libri stampati. Ma se è vero che esistevano biblioteche digitali ben prima d’internet, è anche vero che ve ne furono ancora prima che le si chiamassero così, quando gli unici supporti di registrazione erano le schede perforate, poi sostituite dai nastri magnetici e quindi dai floppy disk. Il primo a svilupparle in Italia fu il CNR, a partire dal 1963, quando il suo raggio d’azione si ampliò finalmente a 360 gradi con l’ingresso delle scienze umane, rendendo possibili imprese quali lo Index Thomisticus di Roberto Busa, concepito nel 1946 e pubblicato nel 1980 in 56 volumi con il sostegno dell’Istituto di Linguistica Computazionale-CNR (www.ilc.cnr.it) diretto da Antonio Zampolli, il Vocabolario Giuridico Italiano, iniziato, ma non portato a termine, da Luigi Lombardi Vallauri presso l’Istituto di Teoria e Tecnica dell’Informazione Giuridica-CNR (www.ittig.cnr.it) a partire dal 1968, e il progetto del nuovo vocabolario storico italiano, l’Istituto Opera del Vocabolario Italiano-CNR (www.ovi.cnr.it), ben noto in questa sala, iniziato da Aldo Duro nel 1965 presso l’Accademia della Crusca e ammirabilmente continuato, senza desistere dall’obiettivo, da Pietro Beltrami fino al 2013, e oggi da Lino Leonardi. Per antichità, ampiezza e longevità, il primato spetta tuttavia all’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee-CNR (www.iliesi.cnr.it), diretto oggi da Antonio Lamarra e fondato da Tullio Gregory con la collaborazione di Tullio De Mauro nel 1964, come gruppo di studio del CNR presso l’Istituto di Filosofia dell’Università di Roma. Nel corso dei decenni, l’istituto fu luogo di studio e di formazione di giovani ricercatori, oggi eminenti studiosi. La sua raison d’être fu mettere a disposizione degli studiosi una biblioteca digitale che servisse a una più rigorosa lettura storica dei testi filosofici e dei documenti del periodo in cui si formava il patrimonio della cultura europea, il Lessico intellettuale europeo. La biblioteca era inizialmente composta da un canone di 100 testi di filosofi e scienziati pubblicati tra il 1600 e il 1800, tra i quali molti di Galileo, Descartes, Spinoza, Leibniz, Vico e Kant. Si trattava di testi lemmatizzati, i metadati dei quali permettevano di trovare velocemente e facilmente lemmi e sintagmi, ampliando la ricerca da un testo ad altri, con il ricercatore che diveniva agente e il documento dinamico, aperto a diversi utenti in momenti differenti. Contro l’impostazione speculativa della storiografia idealistica, che lasciava in secondo piano lo studio dettagliato del testo, e con una buona dose d’innovazione culturale di marca CNR, Gregory aprì la stagione di una storia delle idee strettamente legata alla storia del lessico, nella convinzione che le idee non vivono in un mondo iperuranio, pure e immacolate, ma s’incarnano nei segni linguistici, impuri, spesso ambigui; segni linguistici che sono portatori di una lunga storia, crocevia di esperienze molteplici nell’intrecciarsi di correnti di pensiero e di lingue diverse, nella continua trascrizione e traduzione da una ad altra cultura . Il Lessico intellettuale europeo è uno dei pochi progetti a forte componente informatica che continuano a prosperare a cinquantadue anni dalla nascita. La collana omonima ha fatto uscire il centoventitreesimo volume ed è in preparazione la diciassettesima edizione dei colloqui triennali dell’istituto (dopo Nomos-Lex, nel 2016). Attorno alla sede nella Villa Mirafiori è venuta costruendosi nei decenni una rete amicale e di studio di una comunità aperta all’Europa, che non ha prodotto solo libri, pur eccellenti, ma ha fatto di più: ha trasformato un modo di fare storia della filosofia.

Il servizio bibliotecario nazionale nelle reti della ricerca

Riccardo, Pozzo;
2017-01-01

Abstract

Si è d’accordo che una biblioteca digitale sia uno spazio nel quale mettere insieme collezioni, servizi e persone per la creazione, l’accesso e la conservazione dei dati e dunque per l’informazione e la conoscenza. La prima occorrenza del sintagma risale al 1971; e la prima digital library fu il progetto Gutenberg (www.gutenberg.org), avviato da Michael Hart con l’obiettivo di costituire una biblioteca di versioni elettroniche liberamente riproducibili di libri stampati. Ma se è vero che esistevano biblioteche digitali ben prima d’internet, è anche vero che ve ne furono ancora prima che le si chiamassero così, quando gli unici supporti di registrazione erano le schede perforate, poi sostituite dai nastri magnetici e quindi dai floppy disk. Il primo a svilupparle in Italia fu il CNR, a partire dal 1963, quando il suo raggio d’azione si ampliò finalmente a 360 gradi con l’ingresso delle scienze umane, rendendo possibili imprese quali lo Index Thomisticus di Roberto Busa, concepito nel 1946 e pubblicato nel 1980 in 56 volumi con il sostegno dell’Istituto di Linguistica Computazionale-CNR (www.ilc.cnr.it) diretto da Antonio Zampolli, il Vocabolario Giuridico Italiano, iniziato, ma non portato a termine, da Luigi Lombardi Vallauri presso l’Istituto di Teoria e Tecnica dell’Informazione Giuridica-CNR (www.ittig.cnr.it) a partire dal 1968, e il progetto del nuovo vocabolario storico italiano, l’Istituto Opera del Vocabolario Italiano-CNR (www.ovi.cnr.it), ben noto in questa sala, iniziato da Aldo Duro nel 1965 presso l’Accademia della Crusca e ammirabilmente continuato, senza desistere dall’obiettivo, da Pietro Beltrami fino al 2013, e oggi da Lino Leonardi. Per antichità, ampiezza e longevità, il primato spetta tuttavia all’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee-CNR (www.iliesi.cnr.it), diretto oggi da Antonio Lamarra e fondato da Tullio Gregory con la collaborazione di Tullio De Mauro nel 1964, come gruppo di studio del CNR presso l’Istituto di Filosofia dell’Università di Roma. Nel corso dei decenni, l’istituto fu luogo di studio e di formazione di giovani ricercatori, oggi eminenti studiosi. La sua raison d’être fu mettere a disposizione degli studiosi una biblioteca digitale che servisse a una più rigorosa lettura storica dei testi filosofici e dei documenti del periodo in cui si formava il patrimonio della cultura europea, il Lessico intellettuale europeo. La biblioteca era inizialmente composta da un canone di 100 testi di filosofi e scienziati pubblicati tra il 1600 e il 1800, tra i quali molti di Galileo, Descartes, Spinoza, Leibniz, Vico e Kant. Si trattava di testi lemmatizzati, i metadati dei quali permettevano di trovare velocemente e facilmente lemmi e sintagmi, ampliando la ricerca da un testo ad altri, con il ricercatore che diveniva agente e il documento dinamico, aperto a diversi utenti in momenti differenti. Contro l’impostazione speculativa della storiografia idealistica, che lasciava in secondo piano lo studio dettagliato del testo, e con una buona dose d’innovazione culturale di marca CNR, Gregory aprì la stagione di una storia delle idee strettamente legata alla storia del lessico, nella convinzione che le idee non vivono in un mondo iperuranio, pure e immacolate, ma s’incarnano nei segni linguistici, impuri, spesso ambigui; segni linguistici che sono portatori di una lunga storia, crocevia di esperienze molteplici nell’intrecciarsi di correnti di pensiero e di lingue diverse, nella continua trascrizione e traduzione da una ad altra cultura . Il Lessico intellettuale europeo è uno dei pochi progetti a forte componente informatica che continuano a prosperare a cinquantadue anni dalla nascita. La collana omonima ha fatto uscire il centoventitreesimo volume ed è in preparazione la diciassettesima edizione dei colloqui triennali dell’istituto (dopo Nomos-Lex, nel 2016). Attorno alla sede nella Villa Mirafiori è venuta costruendosi nei decenni una rete amicale e di studio di una comunità aperta all’Europa, che non ha prodotto solo libri, pur eccellenti, ma ha fatto di più: ha trasformato un modo di fare storia della filosofia.
2017
CNR
infrastrutture di ricerca
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