L’evoluzione degli studi postcoloniali negli ultimi trent’anni e lo sviluppo di un approccio transnazionale nell’ambito degli studi letterari (Jay 2010) ha condotto a una nuova forma di interesse e a nuove proposte di studio dei movimenti migratori, ormai sempre più spesso legati agli studi sulla globalizzazione e ai suoi effetti. In questo contesto, i concetti di “home” e “identity” hanno subito una forte messa in discussione: in particolare, l’idea di “home” è oggigiorno caratterizzata da una porosità e una sorta di provvisorietà che hanno portato a uno sdoppiamento del concetto stesso, sia da un punto di vista geografico sia emotivo, che inevitabilmente finisce per influenzare le identità soggettive e collettive, migranti e non. Scopo dell’intervento è l’analisi di tali tematiche da un punto di vista culturale e letterario attraverso lo studio dei diversi movimenti migratori e scenari postcoloniali descritti in These Foolish Things (2004) dell’autrice inglese Deborah Moggach e How to Get Filthy Rich in Rising Asia (2013) dello scrittore indiano Mohsin Hamid. Tali testi tratteggiano due diverse realtà dell’India moderna legate ai concetti di migrazione e formazione identitaria, da una parte in relazione al rapporto tra l’India e la sua ex madre-patria inglese, dall’altra in riferimento alla nazione indiana come emergente realtà politico-economica. Il “caotico” contesto indiano, in passato posto ai confini dell’impero britannico, oggi a metà strada tra questo stesso passato coloniale e gli effetti presenti della permeabilità dei propri confini, è pertanto il contesto globale entro cui le esperienze e le sensazioni delle moderne identità indiane sono reinterpretate dai due autori. L’approccio di analisi scelto sarà pertanto transdisciplinare e includerà non solo i concetti cardine del discorso postcoloniale, ma anche i Migration and Diaspora studies e i Global studies, suggerendo un allargamento dei tradizionali confini della critica postcoloniale verso una paradossale “provincializzazione” (Chakrabarty 2000) del concetto stesso di confine.
Una ridiscussione dei concetti di home e identity nell’Asia globalizzata: il caso di These Foolish Things (2004) e How to get Filthy Rich in Rising Asia (2013)
Alessia Polatti
2018-01-01
Abstract
L’evoluzione degli studi postcoloniali negli ultimi trent’anni e lo sviluppo di un approccio transnazionale nell’ambito degli studi letterari (Jay 2010) ha condotto a una nuova forma di interesse e a nuove proposte di studio dei movimenti migratori, ormai sempre più spesso legati agli studi sulla globalizzazione e ai suoi effetti. In questo contesto, i concetti di “home” e “identity” hanno subito una forte messa in discussione: in particolare, l’idea di “home” è oggigiorno caratterizzata da una porosità e una sorta di provvisorietà che hanno portato a uno sdoppiamento del concetto stesso, sia da un punto di vista geografico sia emotivo, che inevitabilmente finisce per influenzare le identità soggettive e collettive, migranti e non. Scopo dell’intervento è l’analisi di tali tematiche da un punto di vista culturale e letterario attraverso lo studio dei diversi movimenti migratori e scenari postcoloniali descritti in These Foolish Things (2004) dell’autrice inglese Deborah Moggach e How to Get Filthy Rich in Rising Asia (2013) dello scrittore indiano Mohsin Hamid. Tali testi tratteggiano due diverse realtà dell’India moderna legate ai concetti di migrazione e formazione identitaria, da una parte in relazione al rapporto tra l’India e la sua ex madre-patria inglese, dall’altra in riferimento alla nazione indiana come emergente realtà politico-economica. Il “caotico” contesto indiano, in passato posto ai confini dell’impero britannico, oggi a metà strada tra questo stesso passato coloniale e gli effetti presenti della permeabilità dei propri confini, è pertanto il contesto globale entro cui le esperienze e le sensazioni delle moderne identità indiane sono reinterpretate dai due autori. L’approccio di analisi scelto sarà pertanto transdisciplinare e includerà non solo i concetti cardine del discorso postcoloniale, ma anche i Migration and Diaspora studies e i Global studies, suggerendo un allargamento dei tradizionali confini della critica postcoloniale verso una paradossale “provincializzazione” (Chakrabarty 2000) del concetto stesso di confine.File | Dimensione | Formato | |
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