Solo lontanamente ispirata all’omonimo racconto di Philip K. Dick, la pellicola Minority Report di Steven Spielberg si direbbe rappresentare, pur con qualche cedimento logico-narrativo, un ardito quanto felice tentativo di rivelare la distopia nella realtà – e viceversa. Lo spunto letterario ha infatti consentito al famoso regista, forte di una sceneggiatura all’altezza e di adeguate consulenze “futurologiche” (!), di riconiugare in chiave attuale la problematica della (im)ponderabilità della condotta criminale, lasciando intravedere – oltre il crepuscolo della moderna dicotomia teorica determinismo/libero arbitrio – la concretezza dell’esperienza. Quel che nello stringato racconto di Dick baluginava come intuizione metafisica, salvo poi spegnersi in un tetro epilogo prossimo all’onirico, nella stemperata rivisitazione cinematografica di Spielberg sembra invero oltrepassare la fantascienza di genere distopico per instaurare – in controluce – un serrato confronto con le insidie della nuova metodica di polizia che va prendendo forma nel XXI secolo: la polizia predittiva. Una metodica in tutta evidenza tributaria della controversa stagione del positivismo penale, ma rinnovata nelle premesse, e nelle promesse, dagli avanzamenti info-telematici che caratterizzano la società contemporanea.
Crimini predicibili? L'eclissi del diritto penale moderno in "Minority Report" di Steven Spielberg
Daniele Velo Dalbrenta
2017-01-01
Abstract
Solo lontanamente ispirata all’omonimo racconto di Philip K. Dick, la pellicola Minority Report di Steven Spielberg si direbbe rappresentare, pur con qualche cedimento logico-narrativo, un ardito quanto felice tentativo di rivelare la distopia nella realtà – e viceversa. Lo spunto letterario ha infatti consentito al famoso regista, forte di una sceneggiatura all’altezza e di adeguate consulenze “futurologiche” (!), di riconiugare in chiave attuale la problematica della (im)ponderabilità della condotta criminale, lasciando intravedere – oltre il crepuscolo della moderna dicotomia teorica determinismo/libero arbitrio – la concretezza dell’esperienza. Quel che nello stringato racconto di Dick baluginava come intuizione metafisica, salvo poi spegnersi in un tetro epilogo prossimo all’onirico, nella stemperata rivisitazione cinematografica di Spielberg sembra invero oltrepassare la fantascienza di genere distopico per instaurare – in controluce – un serrato confronto con le insidie della nuova metodica di polizia che va prendendo forma nel XXI secolo: la polizia predittiva. Una metodica in tutta evidenza tributaria della controversa stagione del positivismo penale, ma rinnovata nelle premesse, e nelle promesse, dagli avanzamenti info-telematici che caratterizzano la società contemporanea.File | Dimensione | Formato | |
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