Quello del mantenimento dei figli maggiorenni è un tema complesso e attuale, che implica articolate indagini circa i limiti di tale diritto, che perdura oltre la maggiore età sino al raggiungimento dell’indipendenza economica. Trattandosi d’individui dotati di capacità d’agire, si pone il problema di valutare in quali termini ed entro quali limiti questi soggetti possano far valere il loro diritto, non soltanto esercitando un’azione in via principale, ma anche eventualmente intervenendo nelle controversie genitoriali relative alla separazione oppure allo scioglimento del vincolo coniugale. Più in particolare, la recente introduzione di meccanismi alternativi al giudizio, tesi alla disgregazione dell’unione, impone di affrontare una specifica riflessione sulla legittimazione dei figli maggiorenni a partecipare attivamente agli accordi tra i genitori concernenti la crisi, manifestando il proprio consenso circa le pattuizioni economiche che li riguardano. Osservando i meccanismi recentemente introdotti in Italia e Spagna, a una prima lettura le soluzioni adottate sembrerebbero portare a conclusioni profondamente differenti: la disciplina concernente il divorcio notarial prevede, infatti, la necessaria partecipazione all’accordo dei figli maggiorenni, conviventi e non economicamente indipendenti, chiamati a manifestare la loro volontà a proposito delle pattuizioni che li riguardano. Di contro, il legislatore italiano, quanto alla negoziazione assistita da avvocati, si limita a precisare che, nel caso in cui i coniugi abbiano figli maggiorenni non economicamente indipendenti, l’accordo deve essere sottoposto al vaglio del P.M., con la conseguenza che, nel silenzio della legge, le prime pronunce intervenute sul punto hanno escluso in toto la possibilità di stipulare accordi “trilateri”.
Il diritto al mantenimento dei figli maggiorenni non economicamente indipendenti e il “ruolo” attribuito agli stessi all’interno dei meccanismi stragiudiziali per la definizione della crisi coniugale
PARINI, Giorgia Anna
2016-01-01
Abstract
Quello del mantenimento dei figli maggiorenni è un tema complesso e attuale, che implica articolate indagini circa i limiti di tale diritto, che perdura oltre la maggiore età sino al raggiungimento dell’indipendenza economica. Trattandosi d’individui dotati di capacità d’agire, si pone il problema di valutare in quali termini ed entro quali limiti questi soggetti possano far valere il loro diritto, non soltanto esercitando un’azione in via principale, ma anche eventualmente intervenendo nelle controversie genitoriali relative alla separazione oppure allo scioglimento del vincolo coniugale. Più in particolare, la recente introduzione di meccanismi alternativi al giudizio, tesi alla disgregazione dell’unione, impone di affrontare una specifica riflessione sulla legittimazione dei figli maggiorenni a partecipare attivamente agli accordi tra i genitori concernenti la crisi, manifestando il proprio consenso circa le pattuizioni economiche che li riguardano. Osservando i meccanismi recentemente introdotti in Italia e Spagna, a una prima lettura le soluzioni adottate sembrerebbero portare a conclusioni profondamente differenti: la disciplina concernente il divorcio notarial prevede, infatti, la necessaria partecipazione all’accordo dei figli maggiorenni, conviventi e non economicamente indipendenti, chiamati a manifestare la loro volontà a proposito delle pattuizioni che li riguardano. Di contro, il legislatore italiano, quanto alla negoziazione assistita da avvocati, si limita a precisare che, nel caso in cui i coniugi abbiano figli maggiorenni non economicamente indipendenti, l’accordo deve essere sottoposto al vaglio del P.M., con la conseguenza che, nel silenzio della legge, le prime pronunce intervenute sul punto hanno escluso in toto la possibilità di stipulare accordi “trilateri”.File | Dimensione | Formato | |
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