Dai risultati ottenuti si evidenzia come a distanza di un anno dall’ictus cerebrale vi sia solamente circa un terzo dei pazienti che non abbia sviluppato alcun aumento del tono muscolare del lato affetto. Tale risultato apparirebbe in contrasto con quanto riportato dalla letteratura4,5. Una simile differenza trova spiegazione nella diversità delle metodiche utilizzate, dalla loro variabilità intra ed inter individuale, nonché dalla definizione di spasticità considerata alla base dello studio eseguito4,5,9-11. Indagini effettuate con procedure simili a quelle utilizzate in questo studio riportano dati concordanti con quelli da qui riportati5,12. Osservando la distribuzione topografica si evidenzia come l’incidenza di spasticità mostri un gradiente prossimo-distale con un maggior coinvolgimento di caviglia e polso rispetto ad anca e spalla pur essendo evidente come vi sia una correlazione significativa tra lo sviluppo di spasticità a tutti i livelli articolari esaminati. È inoltre fondamentale sottolineare come tale gradiente tenda a ridursi con l’aumentare della gravità dell’ipertono muscolare all’arto inferiore mostrando invece una tendenza all’accentuazione all’arto superiore che risulta anche essere maggiormente affetto da spasticità grave rispetto all’inferiore. È inoltre fondamentale eseguire studi in cui vengano correlati i dati epidemiologici con il loro effettivo impatto sulla disabilità del paziente affetto da esiti di ictus al fine di definire in maniera ottimale le modalità e le tempistiche del trattamento riabilitativo. Il presente studio ha evidenziato come la spasticità sia un’importante complicazione cui frequentemente vanno incontro i soggetti colpiti da ictus cerebrale. Tale dato appare ancora più rilevante se si considera che il grado di disabilità appare essere superiore rispetto a quello d’incidenza della spasticità10. Ulteriori studi su campioni più ampi di soggetti sono necessari per giungere a conclusioni più certe.
Incidenza e distribuzione somatica della spasticità in pazienti affetti da ictus cerebrale
PICELLI, Alessandro;GANDOLFI, MariaLuisa;SMANIA, Nicola
2008-01-01
Abstract
Dai risultati ottenuti si evidenzia come a distanza di un anno dall’ictus cerebrale vi sia solamente circa un terzo dei pazienti che non abbia sviluppato alcun aumento del tono muscolare del lato affetto. Tale risultato apparirebbe in contrasto con quanto riportato dalla letteratura4,5. Una simile differenza trova spiegazione nella diversità delle metodiche utilizzate, dalla loro variabilità intra ed inter individuale, nonché dalla definizione di spasticità considerata alla base dello studio eseguito4,5,9-11. Indagini effettuate con procedure simili a quelle utilizzate in questo studio riportano dati concordanti con quelli da qui riportati5,12. Osservando la distribuzione topografica si evidenzia come l’incidenza di spasticità mostri un gradiente prossimo-distale con un maggior coinvolgimento di caviglia e polso rispetto ad anca e spalla pur essendo evidente come vi sia una correlazione significativa tra lo sviluppo di spasticità a tutti i livelli articolari esaminati. È inoltre fondamentale sottolineare come tale gradiente tenda a ridursi con l’aumentare della gravità dell’ipertono muscolare all’arto inferiore mostrando invece una tendenza all’accentuazione all’arto superiore che risulta anche essere maggiormente affetto da spasticità grave rispetto all’inferiore. È inoltre fondamentale eseguire studi in cui vengano correlati i dati epidemiologici con il loro effettivo impatto sulla disabilità del paziente affetto da esiti di ictus al fine di definire in maniera ottimale le modalità e le tempistiche del trattamento riabilitativo. Il presente studio ha evidenziato come la spasticità sia un’importante complicazione cui frequentemente vanno incontro i soggetti colpiti da ictus cerebrale. Tale dato appare ancora più rilevante se si considera che il grado di disabilità appare essere superiore rispetto a quello d’incidenza della spasticità10. Ulteriori studi su campioni più ampi di soggetti sono necessari per giungere a conclusioni più certe.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.