Oggi non basta più dire che un libro è composto da un corpus mysticum, il contenuto intellettuale, e da un corpus mechanicum, il supporto materiale, e che, come diceva Kant, “è uno scritto” scritto da uno scrittore che “nel suo proprio nome parla al pubblico”, avvalendosi delle competenze di chi “discorre pubblicamente per mezzo di uno scritto nel nome di un altro”, che è poi l’editore. Oggi si è d’accordo sull’inopportunità di parlare direttamente di libri, autori e soggetti. La federazione internazionale delle associazioni bibliotecarie ha invitato a parlare invece di entità del gruppo 1: non solo libri, ma anche musiche, film, opere teatrali ecc.; entità del gruppo 2: persone, ma anche enti, che sono legate alle entità del gruppo 1 da relazioni diverse come certamente quella di autore, ma anche traduttore, editore, illustratore ecc.; e entità del gruppo 3, concetti, oggetti, eventi, luoghi, ma anche persone o enti, ossia entità del gruppo 2 oppure opere di vario genere, che sono entità del gruppo 1. L’innovazione sempre più decisiva – innovazione alla quale l’Europa sta dando grande supporto pubblico con la creazione delle sei infrastrutture di ricerca per il settore Social & Cultural Innovation che fanno da volano per lo sviluppo dell’industria culturale e creativa – sta trasformando il libro in oggetto transmediale, interattivo e immersivo. E se diciamo che stiamo cercando l’Aldo Manuzio del ventunesimo secolo, intendiamo che stiamo cercando il genio che inventerà il formato più esatto per massimizzare costi ed efficacia nell’oggetto libro, portando così a termine la quarta rivoluzione del mondo dei testi e della lettura descritta nel non lontano 2010 da Gino Roncaglia, dove la prima rivoluzione fu il passaggio dall’oralità alla scrittura, la seconda il passaggio dal rotolo al volume, la terza dal manoscritto ai tipi mobili, e la quarta, appunto, dalla carta al digitale.

Manuzio nel ventunesimo secolo

POZZO, Riccardo
2016-01-01

Abstract

Oggi non basta più dire che un libro è composto da un corpus mysticum, il contenuto intellettuale, e da un corpus mechanicum, il supporto materiale, e che, come diceva Kant, “è uno scritto” scritto da uno scrittore che “nel suo proprio nome parla al pubblico”, avvalendosi delle competenze di chi “discorre pubblicamente per mezzo di uno scritto nel nome di un altro”, che è poi l’editore. Oggi si è d’accordo sull’inopportunità di parlare direttamente di libri, autori e soggetti. La federazione internazionale delle associazioni bibliotecarie ha invitato a parlare invece di entità del gruppo 1: non solo libri, ma anche musiche, film, opere teatrali ecc.; entità del gruppo 2: persone, ma anche enti, che sono legate alle entità del gruppo 1 da relazioni diverse come certamente quella di autore, ma anche traduttore, editore, illustratore ecc.; e entità del gruppo 3, concetti, oggetti, eventi, luoghi, ma anche persone o enti, ossia entità del gruppo 2 oppure opere di vario genere, che sono entità del gruppo 1. L’innovazione sempre più decisiva – innovazione alla quale l’Europa sta dando grande supporto pubblico con la creazione delle sei infrastrutture di ricerca per il settore Social & Cultural Innovation che fanno da volano per lo sviluppo dell’industria culturale e creativa – sta trasformando il libro in oggetto transmediale, interattivo e immersivo. E se diciamo che stiamo cercando l’Aldo Manuzio del ventunesimo secolo, intendiamo che stiamo cercando il genio che inventerà il formato più esatto per massimizzare costi ed efficacia nell’oggetto libro, portando così a termine la quarta rivoluzione del mondo dei testi e della lettura descritta nel non lontano 2010 da Gino Roncaglia, dove la prima rivoluzione fu il passaggio dall’oralità alla scrittura, la seconda il passaggio dal rotolo al volume, la terza dal manoscritto ai tipi mobili, e la quarta, appunto, dalla carta al digitale.
2016
Aldo Manuzio, DARIAH ERIC, CNR
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