La dimensione del futuro nell’apprendimento nelle organizzazioni Ridurre l’imprevedibilità Il mondo delle organizzazioni si pone come il luogo della trasformazione e della manipolazione delle cose mediante l’utilizzo della tecnica, intesa come il mezzo di cui si dispone per perseguire i propri scopi. In tale humus antropologico le persone che svolgono più o meno adeguatamente i ruoli professionali gestionali e manageriali, vengono sollecitate a coltivare le proprie capacità, ad aumentare il proprio potere di controllare il flusso degli eventi e guidare il processo lavorativo mediante un rafforzamento dell’attrezzatura teorica e pratica volta a capire, prevedere e trasformare gli obiettivi in risultati. L’apprendimento è un processo che serve a rispondere a tale sistema di aspettative una palestra per esperire ed accrescere le proprie effettive possibilità di azione per divenire attori adeguati al ruolo da svolgere nel proprio contesto sociale e organizzativo, per avviare nuovi processi di cambiamento in funzione di situazioni future. L’aspettativa o il bisogno cui l’apprendimento risponde è dunque quello di aumentare la capacità o la possibilità di compiere operazioni di previsione, di “maneggiare” la realtà, quantomeno quella lavorativa diminuire l’imprevedibilità e quindi la minacciosità del futuro e aumentare la prevedibilità e il controllo sul processo evolutivo dei fenomeni, in altre parole, si tratta di conoscere i meccanismi che regolano le situazioni passate e presenti per dominare i meccanismi che regolano le situazioni future. Nelle organizzazioni di lavoro, l’imprevedibilità del futuro suscita sentimenti di timore, di ansia, di dubbio circa la propria adeguatezza e il bisogno di porre rimedio a questo disagio induce a intendere l’apprendimento, e più in generale la conoscenza, in modo difensivo. La concessione difensiva dell’apprendimento La concezione difensiva dell’apprendimento rimanda a una modalità di funzionamento normale dell’essere umano radicata, oltre che nelle vicissitudini individuali, nel processo di civilizzazione che caratterizza la nostra cultura in termini di controllo del soggetto sul mondo esterno e sul divenire degli accadimenti è un rimedio all’ansia di fronte all’imprevedibile, che orienta alla scoperta delle leggi delle costanti, dei meccanismi che regolano i fatti e quindi del comportamento razionale da assumere automaticamente. Si tratta del desiderio di apprendere la one best way, il modo più razionale, più obiettivo e quindi più efficace di affrontare le nuove situazioni. Si tratta di un approccio “scientifico” nel senso che nella scienza ha valore l’apparato concettuale la cui applicazione è più che idonea a raggiungere lo scopo: l’uomo scientifico funziona in modo prevedibile, rende prevedibili i fatti, si comporta automaticamente in modo razionale e certo. In questo senso, dal punto di vista dell’uomo d’azienda, apprendere significa recepire, acquisire modelli di comportamento, impossessarsi come indica l’etimologia latina da ad-prehendere (e, coerentemente, “concetto” deriva da cum-capere, che vuol dire prendere, afferrare): è la concezione prensile di apprendimento propria
Formazione e futuro
BELLOTTO, Massimo
2015-01-01
Abstract
La dimensione del futuro nell’apprendimento nelle organizzazioni Ridurre l’imprevedibilità Il mondo delle organizzazioni si pone come il luogo della trasformazione e della manipolazione delle cose mediante l’utilizzo della tecnica, intesa come il mezzo di cui si dispone per perseguire i propri scopi. In tale humus antropologico le persone che svolgono più o meno adeguatamente i ruoli professionali gestionali e manageriali, vengono sollecitate a coltivare le proprie capacità, ad aumentare il proprio potere di controllare il flusso degli eventi e guidare il processo lavorativo mediante un rafforzamento dell’attrezzatura teorica e pratica volta a capire, prevedere e trasformare gli obiettivi in risultati. L’apprendimento è un processo che serve a rispondere a tale sistema di aspettative una palestra per esperire ed accrescere le proprie effettive possibilità di azione per divenire attori adeguati al ruolo da svolgere nel proprio contesto sociale e organizzativo, per avviare nuovi processi di cambiamento in funzione di situazioni future. L’aspettativa o il bisogno cui l’apprendimento risponde è dunque quello di aumentare la capacità o la possibilità di compiere operazioni di previsione, di “maneggiare” la realtà, quantomeno quella lavorativa diminuire l’imprevedibilità e quindi la minacciosità del futuro e aumentare la prevedibilità e il controllo sul processo evolutivo dei fenomeni, in altre parole, si tratta di conoscere i meccanismi che regolano le situazioni passate e presenti per dominare i meccanismi che regolano le situazioni future. Nelle organizzazioni di lavoro, l’imprevedibilità del futuro suscita sentimenti di timore, di ansia, di dubbio circa la propria adeguatezza e il bisogno di porre rimedio a questo disagio induce a intendere l’apprendimento, e più in generale la conoscenza, in modo difensivo. La concessione difensiva dell’apprendimento La concezione difensiva dell’apprendimento rimanda a una modalità di funzionamento normale dell’essere umano radicata, oltre che nelle vicissitudini individuali, nel processo di civilizzazione che caratterizza la nostra cultura in termini di controllo del soggetto sul mondo esterno e sul divenire degli accadimenti è un rimedio all’ansia di fronte all’imprevedibile, che orienta alla scoperta delle leggi delle costanti, dei meccanismi che regolano i fatti e quindi del comportamento razionale da assumere automaticamente. Si tratta del desiderio di apprendere la one best way, il modo più razionale, più obiettivo e quindi più efficace di affrontare le nuove situazioni. Si tratta di un approccio “scientifico” nel senso che nella scienza ha valore l’apparato concettuale la cui applicazione è più che idonea a raggiungere lo scopo: l’uomo scientifico funziona in modo prevedibile, rende prevedibili i fatti, si comporta automaticamente in modo razionale e certo. In questo senso, dal punto di vista dell’uomo d’azienda, apprendere significa recepire, acquisire modelli di comportamento, impossessarsi come indica l’etimologia latina da ad-prehendere (e, coerentemente, “concetto” deriva da cum-capere, che vuol dire prendere, afferrare): è la concezione prensile di apprendimento propriaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.