Il Ministro della Giustizia del Governo Renzi, Andrea Orlando, ha presentato nella seduta del Consiglio dei Ministri n. 22 del 30 giugno 2014 le linee guida della riforma della giustizia, che sembrano orientate soprattutto ad una crescita del livello di efficienza del sistema giudiziario. Dopo una sintetica illustrazione dei contenuti della riforma e una breve digressione sulla nuova disciplina della responsabilità civile dei magistrati introdotta dalla legge n. 18/2015, che ha dato attuazione ad uno dei punti della stessa riforma, il saggio si sofferma sui punti che riguardano il Consiglio Superiore della Magistratura, i quali sono stati così enunciati: «più carriera per merito e non grazie all’appartenenza» (sottinteso: alle correnti dell'Associazione nazionale magistrati, che esercitano una pesante influenza sul Consiglio) e «chi giudica non nomina, chi nomina non giudica» (ossia chi giudica in sede disciplinare un magistrato ordinario non può "giudicarlo una seconda volta" quando decide sulla nomina del medesimo magistrato a un ufficio giudiziario, e viceversa). Il saggio prosegue parlando del possibile cambiamento del sistema elettorale del C.S.M., che sembra implicato dal primo punto della riforma, e si conclude con alcuni riferimenti all'ipotizzata "autoriforma" dell'organo, da realizzarsi mediante una revisione del regolamento interno tendente ad accrescerne l'efficienza e la trasparenza, ma anche a valorizzare la collegialità.
Il Consiglio Superiore della Magistratura e la riforma della giustizia
FERRI, Giampietro
Writing – Original Draft Preparation
2015-01-01
Abstract
Il Ministro della Giustizia del Governo Renzi, Andrea Orlando, ha presentato nella seduta del Consiglio dei Ministri n. 22 del 30 giugno 2014 le linee guida della riforma della giustizia, che sembrano orientate soprattutto ad una crescita del livello di efficienza del sistema giudiziario. Dopo una sintetica illustrazione dei contenuti della riforma e una breve digressione sulla nuova disciplina della responsabilità civile dei magistrati introdotta dalla legge n. 18/2015, che ha dato attuazione ad uno dei punti della stessa riforma, il saggio si sofferma sui punti che riguardano il Consiglio Superiore della Magistratura, i quali sono stati così enunciati: «più carriera per merito e non grazie all’appartenenza» (sottinteso: alle correnti dell'Associazione nazionale magistrati, che esercitano una pesante influenza sul Consiglio) e «chi giudica non nomina, chi nomina non giudica» (ossia chi giudica in sede disciplinare un magistrato ordinario non può "giudicarlo una seconda volta" quando decide sulla nomina del medesimo magistrato a un ufficio giudiziario, e viceversa). Il saggio prosegue parlando del possibile cambiamento del sistema elettorale del C.S.M., che sembra implicato dal primo punto della riforma, e si conclude con alcuni riferimenti all'ipotizzata "autoriforma" dell'organo, da realizzarsi mediante una revisione del regolamento interno tendente ad accrescerne l'efficienza e la trasparenza, ma anche a valorizzare la collegialità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.