Partendo dal testamento di un nobile trentino, Ludovico Luchini, deceduto all'inizio del Seicento, si indaga la pratica adottiva dell’adoptio in hereditatem, o adozione per testamento, alla quale si ricorreva prevalentemente per assicurarsi un erede. Nelle ultime volontà il nobile affidò alla confraternita della Misericordia di Trento il compito di individuare un giovane cittadino, al quale assegnare la sua facoltà, purché accettasse di portare le insegne e il nome di casa Luchini. Al momento opportuno il sodalizio indisse un concorso di adozione, al quale parteciparono una decina di padri e una madre inviando una lettera con l’esplicito fine di raccomandare la nomina di un figlio. Le qualità dei candidati esposte in questi documenti, tra le quali spicca l’attitudine per lo studio delle lettere, tracciano il profilo ideale del giovane destinato a dare continuità alla famiglia del testatore.
L’importanza del nome: l’istituto dell’adoptio in hereditatem in età moderna
GARBELLOTTI, Marina
2012-01-01
Abstract
Partendo dal testamento di un nobile trentino, Ludovico Luchini, deceduto all'inizio del Seicento, si indaga la pratica adottiva dell’adoptio in hereditatem, o adozione per testamento, alla quale si ricorreva prevalentemente per assicurarsi un erede. Nelle ultime volontà il nobile affidò alla confraternita della Misericordia di Trento il compito di individuare un giovane cittadino, al quale assegnare la sua facoltà, purché accettasse di portare le insegne e il nome di casa Luchini. Al momento opportuno il sodalizio indisse un concorso di adozione, al quale parteciparono una decina di padri e una madre inviando una lettera con l’esplicito fine di raccomandare la nomina di un figlio. Le qualità dei candidati esposte in questi documenti, tra le quali spicca l’attitudine per lo studio delle lettere, tracciano il profilo ideale del giovane destinato a dare continuità alla famiglia del testatore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.