La recensione discute come, ancora prima che essere un libro sulla visualità e spazialità nella narrativa di Virginia Woolf, come recita il titolo, il volume di Savina Stevanato sia uno studio sul ‘nulla’ e su come l’arte possa offrire un rimedio alla consapevolezza che l’essere contiene il non-essere e che la verità si identifica con il niente. Ed è quindi uno studio non solo sull’arte di Woolf, ma anche sul suo fondamento filosofico, collocato in una cornice culturale e letteraria improntata alla moderna esperienza nichilistica del senso.
Titolo: | Savina Stevanato, Visuality and Spatiality in Virginia Woolf’s Fiction, Peter Lang 2012, pp. 293 |
Autori: | |
Data di pubblicazione: | 2014 |
Rivista: | |
Abstract: | La recensione discute come, ancora prima che essere un libro sulla visualità e spazialità nella narrativa di Virginia Woolf, come recita il titolo, il volume di Savina Stevanato sia uno studio sul ‘nulla’ e su come l’arte possa offrire un rimedio alla consapevolezza che l’essere contiene il non-essere e che la verità si identifica con il niente. Ed è quindi uno studio non solo sull’arte di Woolf, ma anche sul suo fondamento filosofico, collocato in una cornice culturale e letteraria improntata alla moderna esperienza nichilistica del senso. |
Handle: | http://hdl.handle.net/11562/853972 |
Appare nelle tipologie: | 01.02 Recensione in Rivista |
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