Tre le priorità per l’Italia enunciate giovedì 21 novembre dal presidente del consiglio Enrico Letta davanti agli Stati Generali della Cultura: riduzione delle tasse sul lavoro, investimenti produttivi in cultura e ricerca e riduzione del debito pubblico. E tre le priorità stabilite dalla commissaria europea per la ricerca, l’innovazione e la scienza, Máire Geoghegan-Quinn: cambiamento climatico, invecchiamento della popolazione e produzione di energia. Si vede, dunque, che è l’Italia a porre in Europa il problema della cultura. L’Italia ha un riconosciuto ruolo leader a livello europeo, confermato dalla sua presenza nel coordinamento di importanti iniziative di ricerca nel settore beni culturali. La più importante e prestigiosa è l’iniziativa di programmazione congiunta Cultural Heritage and Global Change: A New Challenge for Europe (JPI-CH). Il 18 novembre, al programma per la cultura Creative Europe, del quale è relatrice l’eurodeputata italiano Silvia Costa, sono stati assegnati 1,46 milairdi di euro. Il 20 novembre sono state accolte le richieste del delegato nazionale scienze umane e sociali Fabio Donato per il work-programme definitivo della Sfida Sociale 6, L’Europa in un mondo che cambia – Società inclusive, innovative e riflessive, nel quale i bandi 2014-15 per la fruizione del patrimonio culturale sono stati sì ridotti, Reflective 6 da 15 a 14 milioni e Reflective 7 da 11 a 10 milioni, complessivamente da 26 milioni a 24 milioni, ma con un risultato finale più che dignitoso, visto che alcuni paesi ne avevano chiesto prima l’eliminazione e successivamente una drastica riduzione. Vittoria italiana che, nel contesto delle istituzioni culturali italiane, aiuta a realizzare gli obiettivi del manifesto AICI dell’8 ottobre 2012 per le smart cities and communities e costituire un volano per lo sviluppo culturale e turistico del territorio. Rimettere la cultura al centro, dice Enrico Letta, lanciando il progetto della capitale italiana della cultura, da assegnare ogni 27 maggio, in memoria dell’attentato mafioso alla Torre dei Pulci a Firenze. Ha chiuso l’incontro degli Stati Generali il direttore del Sole24ore Roberto Napoletano auspicando di vedere per Expo2015 tanti giovani sviluppare delle app per guidare i visitatori tra i tesori di Milano tra Castello Sforzesco e Biblioteca Ambrosiana. Vero, ma senza infrastrutture le app non si possono fare. È dunque opportuno portare all’attenzione generale che l’Italia sta costruendo un’infrastruttura della cultura ampliata, combinata e integrata. Il 13 novembre, il MIUR ha firmato la partecipazione dell’Italia a DARIAH ERIC-Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities European Research Infrastructure Consortium, la più importante infrastruttura digitale europea del settore scienze umane e sociali. Il documento è l’ultimo atto del percorso di formalizzazione che vede l’Italia tra i paesi fondatori del consorzio. DARIAH ha come missione l’allestimento di una rete di strumenti, informazioni, esperti e metodologie per la ricerca nel settore digital humanities. Si propone come l’infrastruttura di supporto per ricercatori e utilizzatori che lavorano per la fruizione digitale del patrimonio culturale. Mette a disposizione della comunità testi, ricerche, best practices e specialmente standard metodologici e tecnici. Il CNR agirà da attuatore scientifico, e le reti di MiBACT e CNR da soggetti aggreganti per gli altri importanti attori di settore, le università, i distretti tecnologici per i beni culturali, le imprese creative, e ovviamente le amministrazioni locali. Sulla base dell’obiettivo di fare della penisola un’unica biblioteca digitale georeferenziata e fruibile attraverso Near Field Communication, DARIAH gioca un ruolo importante e complementare a quello della nascente IPERION CH-Integrated Project for the European Research Infrastructure ON Cultural Heritage, infrastruttura multidisciplinare distribuita per la scienza e le tecnologie applicate ai beni culturali, progettata per divenire un ERIC a guida italiana. DARIAH e IPERION CH lavoreranno affiancati per sviluppare soluzioni integrate, reti multi-sensoriali e chip intelligenti da situare all’interno degli artefatti, in modo da conservare e valorizzare il patrimonio culturale italiano. L’importanza della cooperazione nel settore delle infrastrutture di ricerca europee e dello studio sul patrimonio culturale è stata ribadita anche nel vertice bilaterale Italia-Francia del 20 novembre. DARIAH, IPERION-CH, Europeana, la JPI-CH, queste le infrastrutture e le iniziative europee necessarie alla conoscenza, conservazione e fruizione della cultura. Il collante di armonizzazione delle reti della ricerca lo può svolgere il MiBACT sviluppando in termini più concreti il programma che vedrà all’opera 500 giovani laureati approvato nel decreto Valore Cultura e il governo può finanziarlo per la creazione di nuove professionalità basate sulle nuove tecnologie abilitanti. Si tratta di competere per la quota dell’Italia dei 70 miliardi di Horizon 2020, ma si tratta anche di attingere agli European Structural and Investment Funds. Per la sua doppia vocazione alla ricerca di base e al trasferimento tecnologico, il CNR darà un contributo di sostanza agli assessorati alla cultura delle amministrazioni locali (federati in Federculture) per i quali è in grado di coordinare progetti di ricerca innovativi da finanziare con i residui del Multiannual Financial Framework 2007-2013. L’Italia, infatti, ha utilizzato il 47,5% (22,6 miliardi di euro) rispetto al totale del periodo 2007-2013. Fino al 31 dicembre 2015, rimangono da spendere, dell’attuale ciclo di programmazione, ancora 28 miliardi di euro (fonte Dipartimento per le Politiche di Sviluppo della Presidenza del Consiglio). Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities, www.dariah.eu

I nostri tesori in rete

POZZO, Riccardo
2013-01-01

Abstract

Tre le priorità per l’Italia enunciate giovedì 21 novembre dal presidente del consiglio Enrico Letta davanti agli Stati Generali della Cultura: riduzione delle tasse sul lavoro, investimenti produttivi in cultura e ricerca e riduzione del debito pubblico. E tre le priorità stabilite dalla commissaria europea per la ricerca, l’innovazione e la scienza, Máire Geoghegan-Quinn: cambiamento climatico, invecchiamento della popolazione e produzione di energia. Si vede, dunque, che è l’Italia a porre in Europa il problema della cultura. L’Italia ha un riconosciuto ruolo leader a livello europeo, confermato dalla sua presenza nel coordinamento di importanti iniziative di ricerca nel settore beni culturali. La più importante e prestigiosa è l’iniziativa di programmazione congiunta Cultural Heritage and Global Change: A New Challenge for Europe (JPI-CH). Il 18 novembre, al programma per la cultura Creative Europe, del quale è relatrice l’eurodeputata italiano Silvia Costa, sono stati assegnati 1,46 milairdi di euro. Il 20 novembre sono state accolte le richieste del delegato nazionale scienze umane e sociali Fabio Donato per il work-programme definitivo della Sfida Sociale 6, L’Europa in un mondo che cambia – Società inclusive, innovative e riflessive, nel quale i bandi 2014-15 per la fruizione del patrimonio culturale sono stati sì ridotti, Reflective 6 da 15 a 14 milioni e Reflective 7 da 11 a 10 milioni, complessivamente da 26 milioni a 24 milioni, ma con un risultato finale più che dignitoso, visto che alcuni paesi ne avevano chiesto prima l’eliminazione e successivamente una drastica riduzione. Vittoria italiana che, nel contesto delle istituzioni culturali italiane, aiuta a realizzare gli obiettivi del manifesto AICI dell’8 ottobre 2012 per le smart cities and communities e costituire un volano per lo sviluppo culturale e turistico del territorio. Rimettere la cultura al centro, dice Enrico Letta, lanciando il progetto della capitale italiana della cultura, da assegnare ogni 27 maggio, in memoria dell’attentato mafioso alla Torre dei Pulci a Firenze. Ha chiuso l’incontro degli Stati Generali il direttore del Sole24ore Roberto Napoletano auspicando di vedere per Expo2015 tanti giovani sviluppare delle app per guidare i visitatori tra i tesori di Milano tra Castello Sforzesco e Biblioteca Ambrosiana. Vero, ma senza infrastrutture le app non si possono fare. È dunque opportuno portare all’attenzione generale che l’Italia sta costruendo un’infrastruttura della cultura ampliata, combinata e integrata. Il 13 novembre, il MIUR ha firmato la partecipazione dell’Italia a DARIAH ERIC-Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities European Research Infrastructure Consortium, la più importante infrastruttura digitale europea del settore scienze umane e sociali. Il documento è l’ultimo atto del percorso di formalizzazione che vede l’Italia tra i paesi fondatori del consorzio. DARIAH ha come missione l’allestimento di una rete di strumenti, informazioni, esperti e metodologie per la ricerca nel settore digital humanities. Si propone come l’infrastruttura di supporto per ricercatori e utilizzatori che lavorano per la fruizione digitale del patrimonio culturale. Mette a disposizione della comunità testi, ricerche, best practices e specialmente standard metodologici e tecnici. Il CNR agirà da attuatore scientifico, e le reti di MiBACT e CNR da soggetti aggreganti per gli altri importanti attori di settore, le università, i distretti tecnologici per i beni culturali, le imprese creative, e ovviamente le amministrazioni locali. Sulla base dell’obiettivo di fare della penisola un’unica biblioteca digitale georeferenziata e fruibile attraverso Near Field Communication, DARIAH gioca un ruolo importante e complementare a quello della nascente IPERION CH-Integrated Project for the European Research Infrastructure ON Cultural Heritage, infrastruttura multidisciplinare distribuita per la scienza e le tecnologie applicate ai beni culturali, progettata per divenire un ERIC a guida italiana. DARIAH e IPERION CH lavoreranno affiancati per sviluppare soluzioni integrate, reti multi-sensoriali e chip intelligenti da situare all’interno degli artefatti, in modo da conservare e valorizzare il patrimonio culturale italiano. L’importanza della cooperazione nel settore delle infrastrutture di ricerca europee e dello studio sul patrimonio culturale è stata ribadita anche nel vertice bilaterale Italia-Francia del 20 novembre. DARIAH, IPERION-CH, Europeana, la JPI-CH, queste le infrastrutture e le iniziative europee necessarie alla conoscenza, conservazione e fruizione della cultura. Il collante di armonizzazione delle reti della ricerca lo può svolgere il MiBACT sviluppando in termini più concreti il programma che vedrà all’opera 500 giovani laureati approvato nel decreto Valore Cultura e il governo può finanziarlo per la creazione di nuove professionalità basate sulle nuove tecnologie abilitanti. Si tratta di competere per la quota dell’Italia dei 70 miliardi di Horizon 2020, ma si tratta anche di attingere agli European Structural and Investment Funds. Per la sua doppia vocazione alla ricerca di base e al trasferimento tecnologico, il CNR darà un contributo di sostanza agli assessorati alla cultura delle amministrazioni locali (federati in Federculture) per i quali è in grado di coordinare progetti di ricerca innovativi da finanziare con i residui del Multiannual Financial Framework 2007-2013. L’Italia, infatti, ha utilizzato il 47,5% (22,6 miliardi di euro) rispetto al totale del periodo 2007-2013. Fino al 31 dicembre 2015, rimangono da spendere, dell’attuale ciclo di programmazione, ancora 28 miliardi di euro (fonte Dipartimento per le Politiche di Sviluppo della Presidenza del Consiglio). Digital Research Infrastructure for the Arts and Humanities, www.dariah.eu
2013
storia dell'arte; archeologia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/667570
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