Presentato fresco di stampa pochi giorni fa (8 agosto) al congresso mondiale di filosofia di Atene, questo volume curato da Wolfgang Kaltenbacher presenta uno sguardo prismatico all’eredità di Lévi-Strauss, scomparso nel 2009 all’età di 101 anni. Si tratta di un’iniziativa congiunta tra l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e della rivista internazionale Diogène, pubblicata dal Conseil International de la Philosophie et des Sciences Humaines in collaborazione con la IULM, che ha pubblicato in anteprima i testi tradotti in francese, inglese e cinese. Gli autori sono antropologi, linguisti e filosofi tra i più apprezzati specialisti di Lévi-Strauss d’Italia ed estero: Salvatore D’Onofrio, Ugo E.M. Fabietti, Andre Gingrich, Wolfgang Kaltenbacher, Bruno Karsenti, Fréeéric Keck, Marino Niola, Francesco Remotti, Domenico Silvestri, Wiktor Stoczkowski. Tornato in Francia dall’esilio negli Stati Uniti, nel 1949 Lévi-Strauss entrava nei ranghi del CNRS e dirigeva il Musée de l’Homme, il museo etnografico del Palais de Chaillot, presupposto per la Maison des Sciences de l’Homme, che sarebbe stata fondata di lì a poco, nel 1962, installandosi nella storica sede di Boulevard Raspail. Il pensiero selvaggio richiede indagini linguistiche su dati espliciti e impliciti; ed è stata dunque la “rivoluzione rousseauiana” che preforma e avvia la “rivoluzione etnologica” a giustificare il rifiuto di ogni identificazione obbligata, sia essa di “una cultura a questa cultura, o di un individuo membro di una cultura, a un personaggio o a una funzione sociale che tale cultura cerca di imporgli. Il punto di vista più adatto per apprezzare il volume è osservare gli sviluppi dei principali approcci teoretici su scala globale e locale, dando conto dell’interazione, variabile secondo le regioni geo-culturali, tra filosofia e altre forme di spiritualità. Se l’obiettivo delle scienze umane e sociali è definire l’essere umano nella sua interezza per la sua evoluzione biologica, il suo adattamento all’ambiente e l’elaborazione di una cultura che si solidifica grazie ai diversi vettori comunicativi, il risultato più lampante raggiunto da Lévi-Strauss è mostrare come per arrivare all’uomo nella sua interezza lo si debba dissolvere come dato storico, forma di coscienza e soggetto. La cultura e l’individuo rivendicano il diritto a una libera identificazione, “che può realizzarsi solo al di là dell’uomo: con tutto ciò che vive, e quindi soffre”. Di qui l’introduzione dello strutturalismo, nelle due dimensioni verticale-etnografica e orizzontale-culturale la coscienza della pressione umana sull’ambiente, le conseguenze dell’evoluzione nel presente e per il futuro: “Allora, l’io e l’altro, affrancati da un antagonismo – concludeva Lévi-Strauss nel discorso celebrativo del 1962 per il duecentocinquantenario rousseaiano – che solo la filosofia cercava di stimolare, recuperano la loro unità” (p. 179). Simposio Lévi-Strauss, a cura di Wolfgang Kaltenbacher, il Saggiatore, Milano 2013, 220 p. ISBN 9788842819714.

L’eredità di Lévi-Strauss

POZZO, Riccardo
2013-01-01

Abstract

Presentato fresco di stampa pochi giorni fa (8 agosto) al congresso mondiale di filosofia di Atene, questo volume curato da Wolfgang Kaltenbacher presenta uno sguardo prismatico all’eredità di Lévi-Strauss, scomparso nel 2009 all’età di 101 anni. Si tratta di un’iniziativa congiunta tra l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e della rivista internazionale Diogène, pubblicata dal Conseil International de la Philosophie et des Sciences Humaines in collaborazione con la IULM, che ha pubblicato in anteprima i testi tradotti in francese, inglese e cinese. Gli autori sono antropologi, linguisti e filosofi tra i più apprezzati specialisti di Lévi-Strauss d’Italia ed estero: Salvatore D’Onofrio, Ugo E.M. Fabietti, Andre Gingrich, Wolfgang Kaltenbacher, Bruno Karsenti, Fréeéric Keck, Marino Niola, Francesco Remotti, Domenico Silvestri, Wiktor Stoczkowski. Tornato in Francia dall’esilio negli Stati Uniti, nel 1949 Lévi-Strauss entrava nei ranghi del CNRS e dirigeva il Musée de l’Homme, il museo etnografico del Palais de Chaillot, presupposto per la Maison des Sciences de l’Homme, che sarebbe stata fondata di lì a poco, nel 1962, installandosi nella storica sede di Boulevard Raspail. Il pensiero selvaggio richiede indagini linguistiche su dati espliciti e impliciti; ed è stata dunque la “rivoluzione rousseauiana” che preforma e avvia la “rivoluzione etnologica” a giustificare il rifiuto di ogni identificazione obbligata, sia essa di “una cultura a questa cultura, o di un individuo membro di una cultura, a un personaggio o a una funzione sociale che tale cultura cerca di imporgli. Il punto di vista più adatto per apprezzare il volume è osservare gli sviluppi dei principali approcci teoretici su scala globale e locale, dando conto dell’interazione, variabile secondo le regioni geo-culturali, tra filosofia e altre forme di spiritualità. Se l’obiettivo delle scienze umane e sociali è definire l’essere umano nella sua interezza per la sua evoluzione biologica, il suo adattamento all’ambiente e l’elaborazione di una cultura che si solidifica grazie ai diversi vettori comunicativi, il risultato più lampante raggiunto da Lévi-Strauss è mostrare come per arrivare all’uomo nella sua interezza lo si debba dissolvere come dato storico, forma di coscienza e soggetto. La cultura e l’individuo rivendicano il diritto a una libera identificazione, “che può realizzarsi solo al di là dell’uomo: con tutto ciò che vive, e quindi soffre”. Di qui l’introduzione dello strutturalismo, nelle due dimensioni verticale-etnografica e orizzontale-culturale la coscienza della pressione umana sull’ambiente, le conseguenze dell’evoluzione nel presente e per il futuro: “Allora, l’io e l’altro, affrancati da un antagonismo – concludeva Lévi-Strauss nel discorso celebrativo del 1962 per il duecentocinquantenario rousseaiano – che solo la filosofia cercava di stimolare, recuperano la loro unità” (p. 179). Simposio Lévi-Strauss, a cura di Wolfgang Kaltenbacher, il Saggiatore, Milano 2013, 220 p. ISBN 9788842819714.
2013
Lévi-Strauss; Antropologia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/667569
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