Non c’è mai fine al desiderio. Neanche nell’epoca del consumismo di massa, della moltiplicazione delle voglie e della loro soddisfazione immediata, della pubblicità pervasiva e degli uomini-zombies che invadono i centri commerciali, come nei film di Romero. Tutt’al più si può osservare che il desiderio ha cambiato forma, nella vita come anche nella letteratura. Sempre più si indebolisce il topos della ricerca inesauribile dell’oggetto bramato, dal sacro Graal ad Angelica in fuga, e si impone invece un motivo nuovo, che è quello dell’ossessione. Come può essere definita infatti l’ossessione erotica se non la forma estremizzata e nevrotizzata, tutta contemporanea, del desiderio? L’ossessione diventa tema letterario, ma anche strumento espressivo. Non sono pochi i romanzi novecenteschi in cui l’autore ricerca deliberatamente una coincidenza di significante e significato, di stile e di trama, di forma e di contenuto. Due casi emblematici sono rappresentati da Un amore (1963) di Dino Buzzati e L’odore del sangue (1979; I ed. postuma 1997) di Goffredo Parise. Un’analisi comparata di questi due testi, coevi eppure profondamene differenti l’uno dall’altro, può aiutare a comprendere meglio come la scrittura odierna sia profondamente influenzata dal nuovo modo, totalizzante se non patologico, di intendere la passione amorosa.

Le forme dell'ossessione: due casi a confronto

Pernigo, Carolina
2012-01-01

Abstract

Non c’è mai fine al desiderio. Neanche nell’epoca del consumismo di massa, della moltiplicazione delle voglie e della loro soddisfazione immediata, della pubblicità pervasiva e degli uomini-zombies che invadono i centri commerciali, come nei film di Romero. Tutt’al più si può osservare che il desiderio ha cambiato forma, nella vita come anche nella letteratura. Sempre più si indebolisce il topos della ricerca inesauribile dell’oggetto bramato, dal sacro Graal ad Angelica in fuga, e si impone invece un motivo nuovo, che è quello dell’ossessione. Come può essere definita infatti l’ossessione erotica se non la forma estremizzata e nevrotizzata, tutta contemporanea, del desiderio? L’ossessione diventa tema letterario, ma anche strumento espressivo. Non sono pochi i romanzi novecenteschi in cui l’autore ricerca deliberatamente una coincidenza di significante e significato, di stile e di trama, di forma e di contenuto. Due casi emblematici sono rappresentati da Un amore (1963) di Dino Buzzati e L’odore del sangue (1979; I ed. postuma 1997) di Goffredo Parise. Un’analisi comparata di questi due testi, coevi eppure profondamene differenti l’uno dall’altro, può aiutare a comprendere meglio come la scrittura odierna sia profondamente influenzata dal nuovo modo, totalizzante se non patologico, di intendere la passione amorosa.
2012
"Goffredo Parise"; Dino Buzzati; ossessione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/503951
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