L’uscita nel 1796 presso la tipografia Giuliari della terza edizione della "Coltivazione del riso" di Giovambattista Spolverini coincide con l’avvio di un risarcimento delle fortune del poema che procede di pari passo con la divulgazione dell’effigie del marchese, il cui ritratto disegnato da Agostino Ugolini e inciso da Andrea de’ Bernardis ornava l’antiporta del volume. L’immagine era stata desunta da un prototipo pittorico posseduto dalla figlia dell’autore, la cui acquisizione e circolazione appaiono regolate da meccanismi di familiarità inequivocabilmente riconducibili all’esistenza di circuiti dinastici e sodali determinanti rispetto all’organizzazione del mercato dell’arte scaligero. D’altro canto, le sue numerose derivazioni, fra cui le incisioni del Rados (1818) e di Musitelli (1824), appaiono emblematiche del fin quui sfuggito protrarsi nell’Ottocento dell’apprezzamento postumo di cui godrà lo Spolverini, la cui immagine finirà per essere assunta di diritto entro imprese celebrative di altissimo rilievo, quali il “Panteon veneto” allestito in Palazzo Ducale a Venezia e la successiva Protomoteca veronese.
Con ogni «tipografica accuratezza»: note attorno al ritratto di Giovambattista Spolverini nell’edizione Giuliari della "Coltivazione del riso"
MOLTENI, Monica
2012-01-01
Abstract
L’uscita nel 1796 presso la tipografia Giuliari della terza edizione della "Coltivazione del riso" di Giovambattista Spolverini coincide con l’avvio di un risarcimento delle fortune del poema che procede di pari passo con la divulgazione dell’effigie del marchese, il cui ritratto disegnato da Agostino Ugolini e inciso da Andrea de’ Bernardis ornava l’antiporta del volume. L’immagine era stata desunta da un prototipo pittorico posseduto dalla figlia dell’autore, la cui acquisizione e circolazione appaiono regolate da meccanismi di familiarità inequivocabilmente riconducibili all’esistenza di circuiti dinastici e sodali determinanti rispetto all’organizzazione del mercato dell’arte scaligero. D’altro canto, le sue numerose derivazioni, fra cui le incisioni del Rados (1818) e di Musitelli (1824), appaiono emblematiche del fin quui sfuggito protrarsi nell’Ottocento dell’apprezzamento postumo di cui godrà lo Spolverini, la cui immagine finirà per essere assunta di diritto entro imprese celebrative di altissimo rilievo, quali il “Panteon veneto” allestito in Palazzo Ducale a Venezia e la successiva Protomoteca veronese.File | Dimensione | Formato | |
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