Il saggio affronta il tema della responsabilità civile dei magistrati nell'ordinamento italiano. Dopo l’esame della normativa contenuta negli artt. 54, 55 e 74 c.p.c., abrogata con il referendum del 1987, esso analizza la legge n. 117/1988 (comunemente nota come «legge Vassalli»), che disciplina attualmente la materia, prevedendo che il magistrato risponda non solo per dolo — come accadeva in passato —, ma anche per colpa grave. La responsabilità è però indiretta perché il cittadino deve promuovere l’azione di risarcimento nei confronti dello Stato, il quale eserciterà successivamente l’azione di rivalsa nei confronti del magistrato.Il saggio prosegue con un esame dei progetti di legge di modifica della legge n. 117/1988, evidenziando che gli spazi di intervento del legislatore sono molto limitati. Ciò, perché il principio di responsabilità del magistrato deve coniugarsi con quello della sua indipendenza, il quale esige — secondo la Corte costituzionale — che l’azione di risarcimento del danno venga esercitata nei confronti dello Stato, che vi sia un controllo preliminare della non manifesta infondatezza della domanda e che al giudice sia garantita l’autonomia nell’interpretazione delle norme di diritto e nella valutazione dei fatti e delle prove.Il saggio si conclude osservando che, per una maggiore tutela del cittadino danneggiato, sarebbe opportuno che il giudizio sulla responsabilità del magistrato venisse affidato a un organo esterno alla magistratura, indipendente dal potere politico. La cosa più importante, comunque, è la prevenzione: occorre prevenire gli errori dei giudici curando costantemente la loro formazione professionale e controllando seriamente la loro professionalità.

La responsabilità civile dei magistrati nell'ordinamento italiano e le prospettive di riforma

FERRI, Giampietro
Writing – Original Draft Preparation
2012-01-01

Abstract

Il saggio affronta il tema della responsabilità civile dei magistrati nell'ordinamento italiano. Dopo l’esame della normativa contenuta negli artt. 54, 55 e 74 c.p.c., abrogata con il referendum del 1987, esso analizza la legge n. 117/1988 (comunemente nota come «legge Vassalli»), che disciplina attualmente la materia, prevedendo che il magistrato risponda non solo per dolo — come accadeva in passato —, ma anche per colpa grave. La responsabilità è però indiretta perché il cittadino deve promuovere l’azione di risarcimento nei confronti dello Stato, il quale eserciterà successivamente l’azione di rivalsa nei confronti del magistrato.Il saggio prosegue con un esame dei progetti di legge di modifica della legge n. 117/1988, evidenziando che gli spazi di intervento del legislatore sono molto limitati. Ciò, perché il principio di responsabilità del magistrato deve coniugarsi con quello della sua indipendenza, il quale esige — secondo la Corte costituzionale — che l’azione di risarcimento del danno venga esercitata nei confronti dello Stato, che vi sia un controllo preliminare della non manifesta infondatezza della domanda e che al giudice sia garantita l’autonomia nell’interpretazione delle norme di diritto e nella valutazione dei fatti e delle prove.Il saggio si conclude osservando che, per una maggiore tutela del cittadino danneggiato, sarebbe opportuno che il giudizio sulla responsabilità del magistrato venisse affidato a un organo esterno alla magistratura, indipendente dal potere politico. La cosa più importante, comunque, è la prevenzione: occorre prevenire gli errori dei giudici curando costantemente la loro formazione professionale e controllando seriamente la loro professionalità.
2012
magistrati, errori giudiziari, responsabilità civile, progetti di riforma
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/425139
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