Come mostrano Arendt, Irigaray e Kristeva, la lingua materna domanda la fatica della mediazione e la capacità di ascoltare ciò di cui resta solo una vaga memoria e che si fa sentire quando non si è più disposti a nascondere, nei discorsi e negli scritti, la finitezza di quello che si vive, e quando si accetta di mettere a rischio l’impianto della coerenza formale nel caso - quasi sicuro - che l’esperienza non rientri pienamente nel quadro prospettico scelto e urti contro la sua sistematicità.

La lingua materna come posizione simbolica tra le parole

VANTINI, Lucia
2011-01-01

Abstract

Come mostrano Arendt, Irigaray e Kristeva, la lingua materna domanda la fatica della mediazione e la capacità di ascoltare ciò di cui resta solo una vaga memoria e che si fa sentire quando non si è più disposti a nascondere, nei discorsi e negli scritti, la finitezza di quello che si vive, e quando si accetta di mettere a rischio l’impianto della coerenza formale nel caso - quasi sicuro - che l’esperienza non rientri pienamente nel quadro prospettico scelto e urti contro la sua sistematicità.
2011
lingua materna; teologia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11562/388307
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