Nel suo Heidegger e Aristotele (del 1986, appena ristampato da Laterza), Franco Volpi apriva a trecentosessanta gradi un confronto, che ora Marco Sgarbi ripropone per Kant e Aristotele esaminando l’impatto della tradizione logica aristotelica sulla filosofia kantiana avvalendosi delle più recenti metodologie della storia delle fonti e delle idee. A lungo gli studiosi hanno ritenuto che Kant avesse avuto una scarsa conoscenza di Aristotele e della tradizione aristotelica. Al contrario, Sgarbi mostra che Kant utilizzò nel corso degli anni strategie e dottrine aristoteliche per risolvere i problemi che la filosofia postcartesiana non riusciva ad affrontare. Non si tratta di un recupero totale di Aristotele, ma di una ripresa di alcuni elementi che però furono decisivi nella formazione del suo pensiero e della sua opera capitale, la Critica della ragion pura. Il lavoro si basa su documenti nuovi, originali, inediti o ritrovati, come i cataloghi delle lezioni, le orazioni programmatiche e i manuali aristotelico-scolastici adottati dai professori dell’Alma Albertina. Pubblicate in italiano in due prestigiose collane di altrettanto prestigiosi editori tedeschi, le indagini di Sgarbi muovono da una profonda opera di contestualizzazione dell’ambiente di Königsberg nella quale si dimostra come l’aristotelismo dominò all’accademia regiomontana sino alla terza decade del XVIII secolo, soprattutto nel carneade Paul Rabe. Sgarbi propone una sua nuova interpretazione storico-genetica del pensiero logico e metafisico di Kant, a partire dai fallimentari progetti filosofici giovanili sino alla Critica della ragion pura che avrebbe fornito la definitiva metodologia per il rinnovamento della metafisica e della teoria dell’esperienza. La svolta più importante di Kant nei confronti dell’aristotelismo ebbe luogo tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta e fu a proposito delle forme della conoscenza. Sgarbi mostra come la distinzione fra materia e forma della conoscenza si basi sulla teoria della soggettività elaborata da Jacopo Zabarella, dove la materia è la res considerata, mentre la forma è il modus considerandi. Il modus considerandi designa la prospettiva del soggetto, appunto la soggettività, nella sua indagine sull’oggetto, il quale è più propriamente la res considerata. Dagli aristotelici patavini la dottrina si diffonde presso gli aristotelici luterani, un esempio su tutti a Königsberg è l’utilizzo della dottrina in ambito sia epistemologico sia ontologico da parte di Abraham Calov. Sgarbi esamina quindi una serie la distinzioni tra forma e materia della conoscenza e tra analitica e dialettica, le dottrina delle categorie e dello schematismo. Nella prospettiva proposta da Sgarbi, le categorie diventano per Kant un abito mentale che si acquisisce e non valgono più come strutture innate e preformate nella mente. Una volta stabilita la matrice aristotelica della genesi delle categorie e la loro natura di abiti conoscitivi, il passo è breve per individuare nella tradizione aristotelica anche il significato della loro funzione in quanto modi considerandi e cognoscendi attraverso i quali le cose vengono conosciute e non come i generi sommi dell’essere. Questa accezione di categoria è rintracciabile solo nell’aristotelismo patavino a partire da Zabarella e Giulio Pace trasmessa poi agli aristotelici di Königsberg. Si sentiva la mancanza di una ricerca sistematica sull’aristotelismo che scavasse in profondità nella tradizione aristotelica settecentesca, e prima ancora seicentesca, da cui Kant di fatto attinse. Questa lacuna è stata ora colmata. È un altro Kant quello che propone Sgarbi, un Kant che ha tratto elementi importanti della propria logica dalle dottrine aristoteliche. “Goodbye Kant”, aveva sostenuto Maurizio Ferraris a fronte di cosa restava della Critica della ragion pura (ora in quinta edizione per Bompiani). Resta molto, in verità: “Welcome Back Aristotle!” Marco Sgarbi, Logica e metafisica nel Kant precritico. L’ambiente intellettuale di Königsberg e la formazione della filosofia kantiana, Peter Lang, Frankfurt 2010, 252 p., ISBN 9783631603253. Marco Sgarbi, La Kritik der reinen Vernunft nel contesto della tradizione logica aristotelica, Olms, Hildesheim 2010, 282 p., ISBN 9783487143859.
Teoria della conoscenza/Kant: Bentornato Aristotele!
POZZO, Riccardo
2010-01-01
Abstract
Nel suo Heidegger e Aristotele (del 1986, appena ristampato da Laterza), Franco Volpi apriva a trecentosessanta gradi un confronto, che ora Marco Sgarbi ripropone per Kant e Aristotele esaminando l’impatto della tradizione logica aristotelica sulla filosofia kantiana avvalendosi delle più recenti metodologie della storia delle fonti e delle idee. A lungo gli studiosi hanno ritenuto che Kant avesse avuto una scarsa conoscenza di Aristotele e della tradizione aristotelica. Al contrario, Sgarbi mostra che Kant utilizzò nel corso degli anni strategie e dottrine aristoteliche per risolvere i problemi che la filosofia postcartesiana non riusciva ad affrontare. Non si tratta di un recupero totale di Aristotele, ma di una ripresa di alcuni elementi che però furono decisivi nella formazione del suo pensiero e della sua opera capitale, la Critica della ragion pura. Il lavoro si basa su documenti nuovi, originali, inediti o ritrovati, come i cataloghi delle lezioni, le orazioni programmatiche e i manuali aristotelico-scolastici adottati dai professori dell’Alma Albertina. Pubblicate in italiano in due prestigiose collane di altrettanto prestigiosi editori tedeschi, le indagini di Sgarbi muovono da una profonda opera di contestualizzazione dell’ambiente di Königsberg nella quale si dimostra come l’aristotelismo dominò all’accademia regiomontana sino alla terza decade del XVIII secolo, soprattutto nel carneade Paul Rabe. Sgarbi propone una sua nuova interpretazione storico-genetica del pensiero logico e metafisico di Kant, a partire dai fallimentari progetti filosofici giovanili sino alla Critica della ragion pura che avrebbe fornito la definitiva metodologia per il rinnovamento della metafisica e della teoria dell’esperienza. La svolta più importante di Kant nei confronti dell’aristotelismo ebbe luogo tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta e fu a proposito delle forme della conoscenza. Sgarbi mostra come la distinzione fra materia e forma della conoscenza si basi sulla teoria della soggettività elaborata da Jacopo Zabarella, dove la materia è la res considerata, mentre la forma è il modus considerandi. Il modus considerandi designa la prospettiva del soggetto, appunto la soggettività, nella sua indagine sull’oggetto, il quale è più propriamente la res considerata. Dagli aristotelici patavini la dottrina si diffonde presso gli aristotelici luterani, un esempio su tutti a Königsberg è l’utilizzo della dottrina in ambito sia epistemologico sia ontologico da parte di Abraham Calov. Sgarbi esamina quindi una serie la distinzioni tra forma e materia della conoscenza e tra analitica e dialettica, le dottrina delle categorie e dello schematismo. Nella prospettiva proposta da Sgarbi, le categorie diventano per Kant un abito mentale che si acquisisce e non valgono più come strutture innate e preformate nella mente. Una volta stabilita la matrice aristotelica della genesi delle categorie e la loro natura di abiti conoscitivi, il passo è breve per individuare nella tradizione aristotelica anche il significato della loro funzione in quanto modi considerandi e cognoscendi attraverso i quali le cose vengono conosciute e non come i generi sommi dell’essere. Questa accezione di categoria è rintracciabile solo nell’aristotelismo patavino a partire da Zabarella e Giulio Pace trasmessa poi agli aristotelici di Königsberg. Si sentiva la mancanza di una ricerca sistematica sull’aristotelismo che scavasse in profondità nella tradizione aristotelica settecentesca, e prima ancora seicentesca, da cui Kant di fatto attinse. Questa lacuna è stata ora colmata. È un altro Kant quello che propone Sgarbi, un Kant che ha tratto elementi importanti della propria logica dalle dottrine aristoteliche. “Goodbye Kant”, aveva sostenuto Maurizio Ferraris a fronte di cosa restava della Critica della ragion pura (ora in quinta edizione per Bompiani). Resta molto, in verità: “Welcome Back Aristotle!” Marco Sgarbi, Logica e metafisica nel Kant precritico. L’ambiente intellettuale di Königsberg e la formazione della filosofia kantiana, Peter Lang, Frankfurt 2010, 252 p., ISBN 9783631603253. Marco Sgarbi, La Kritik der reinen Vernunft nel contesto della tradizione logica aristotelica, Olms, Hildesheim 2010, 282 p., ISBN 9783487143859.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.